Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 6.1903

DOI Heft:
Fasc. 3
DOI Artikel:
Colasanti, Arduino: Arte contemporanea: la va esposizione internazionale d'arte in Venezia
DOI Seite / Zitierlink: 
https://doi.org/10.11588/diglit.24148#0313

DWork-Logo
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
ARTE CONTEMPORANEA

287

espressione in ogni parte del corpo umano. Le sue creature, modellate a volto sommaria-
mente, palpitano di una vitalità che erompe da tutti i muscoli, dalle vene, dai nervi e che
dà a loro un aspetto un poco animalesco. Tale è il Conte Ugolino, bieca figura di uomo
curvato dall’angoscia e dalla fame. Ma quanto siamo lontani dall’Ugolino di Dante, in cui
è una così nobile significazione di umano dolore ! Qui in ogni parola è la rivelazione di un
mondo tragico in cui tutte le passioni si cozzano e si dibattono ; nella figurazione del Rodin
è invece una reale immagine di abbattimento e di tristezza, ma nulla si agita e combatte
dentro quella gagliarda forma vitale; l’Ugolino di Dante, anche quando già cieco si dà a
brancolare sopra i figli, conserva la sua alta personalità umana che nè la disperazione nè
il digiuno son riusciti a distruggere ; l’Ugolino di Rodin è qualche cosa che si distingue a
mala pena da un bruto. Vicino a questa figura poderosa, ma sommariamente trattata, il
Rodin ha voluto mostrare in Amor fugit tutta la sua virtuosità di modellatore impeccabile
e di acutissimo indagatore di anime. Questa complessa personalità artistica è forse il maggior
titolo di gloria del Rodin, il quale, persuaso che c’era anche per lui un mondo da rivelare,
quel mondo ha ricercato dentro la forma, al di là della forma, ed è mosso alla sua conquista
con tutta la violenza del suo genio. Le espressioni che altri ne ha trovato a lui non bastano,
come non gli bastano più quelle che egli stesso moltiplica inesauribilmente quasi fosse impe-
gnato in una gara di energia con la stessa natura. E per esprimere ciò che egli sente, per
far dire alla materia la parola che non ha ancora pronunciata, egli sopprime l’individualità
delle sue creature, mescolandole alla vita della materia, e vicino all’amore del nudo che vi
fa ripensare a Michelangelo, apparisce l’istinto della morbosità che fu proprio del Baudelaire.
Perciò Augusto Rodin non è animato da un ideale di bellezza. Il suo è uno spirito eschileo
e non predilige, forse neppure sente, le seduzioni della grazia. La sua umanità è oppressa
dalla deformazione atavica del dolore e del lavoro secolare: essa è tutta nel Conte Ugolino.

Chi ha profondamente sentito lo spirito del divino poeta è Carlo Fontana, il cui Fari-
nata degli Uberti, ritto dalla cintola in sù con disperato atteggiamento di furore e di angoscia,
ha la forza della ipotiposi dantesca. Intorno a lui è l’infinità del silenzio e della morte, ma
tutte le passioni della vita incalzano e combattono in quella terribile figura trattata con una
tecnica vigorosa, sprezzante, fiera, come l’ispirazione che l’ha ricercata nell’Inferno, onde
già una volta il genio di Dante l’aveva fatta scaturire.

Forte è la schiera degli scultori italiani, fra cui, insieme col Fontana, Pietro Canonica,
Domenico Trentacoste, Paolo Troubetzkoy, l’Apolloni, il Romagnoli, il Cifariello e il Bialetti
tengono il primo luogo. E soltanto da lamentare che il Canonica, per la contemporaneità della
mostra speciale da lui inaugurata a Londra, abbia potuto inviare a Venezia alcune soltanto delle
opere ch’egli con operosità invidiabile viene creando. Pur tuttavia il busto della regina Mar-
gherita e quello del Selvatico sono degna espressione della viva genialità dell’artista, il quale
trova sempre nuovi partiti per quella scultura iconica che è una delle manifestazioni più carat-
teristiche del suo felice temperamento, il bassorilievo Anime preganti, pur avendo il torto di
rammentare un po’ troppo le Comunicando, è un vero capolavoro di intuizione psicologica,
e il Ritratto di bambina nel magistero veramente prodigioso della modellatura rende mira-
bilmente l’immagine del vero.

Domenico Trentacoste presenta due statue: Caino e Seminatore di solidissima costru-
zione e di espressione efficace, ma la posa della prima ricorda un po’ l’Accademia, e la
seconda si mostra in un atteggiamento che sembra poco naturale. Più che un seminatore,
in fatti, quell’elegante giovane sembra un antico poeta nell’atto di cantare alcuna delle sue
composizioni, e ci fa ricordare il gesto della statua dell’Apolloni, premiata nell’ultima Espo-
sizione mondiale di Parigi. A buon conto il Trentacoste ha ricordato la splendida descrizione
che del seminatore ci ha lasciata Emilio Zola; ma la rievocazione letteraria ha più che altro
recato danno alla spontaneità dello scultore.

La Fontana della gioventù di Adolfo Apolloni, con quelle sue vasche di marmo bianco
e di alabastro sormontate da una figura di giovinetto ignudo che modula la tibia, è una
 
Annotationen