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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 6.1903

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Fasc. 3
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Bibliografia artistica
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https://doi.org/10.11588/diglit.24148#0323

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R IRLI OCRA FI A AR USTICA

297

a Genova, ove dipinse opere di grande pregio ; ritornò
nel 1380 in patria durante un suo viaggio a Pisa, ove
fu chiamato per effetto del buon nome che egli erasi
saputo acquistare. Lo ritroviamo un’ altra volta a Ge-
nova nel 1383 ; dopo di che più nulla sappiamo di lui ».

— Pag. 121 e seg.

A. Balletti scrive di alcuni battenti in bronzo, del
Rinascimento, di case di Reggio Emilia, e M. Magi-
stretti illustra brevemente il pastorale eburneo di
San Galdino (secolo xii) che fa parte del tesoro del
duomo di Milano.

Ettore Modigliani.

«

9-

Pittura.

Pompeo Molmenti et Gustav Ludwig:
Vittore Carpaccio et la confrérie de Sainte
Ursule à Venise (Florence, R. Bemporad
et fils, 1903).

Tutti i nostri lettori conoscono, almeno per fama,
la sala ottagona dell’Accademia di Venezia, dove, nel
ciclo della storia di Sant’Orsola si palesa il genio di
Vittore Carpaccio; e comprendono bene come il fa-
scino sempre maggiore che si ha dall’ammirare quelle
evocazioni originali e magnifiche abbia indotto due
cultori della storia artistica, quali sono il Molmenti
ed il Ludwig, al proposito di conoscere più intima-
mente nella vita e nell’arte il pittore, la cui opera
più antica, e crederei capitale, rivive intieramente in
questo libro. Quanto alla vita dell’artista, gli AA. ci
danno intanto un saggio di ricerche biografiche in un
capitolo d’introduzione, copioso, anch’esso come i suc-
cessivi, di notizie inedite; tra le quali è da notare par-
ticolarmente ciò che rivelano i documenti circa la patria
del Carpaccio, ritenuto per generale tradizione di Capo-
distria, e da restituirsi invece quasi del tutto a Venezia,
perchè la sua famiglia era dell’isoletta di Mazzorbo.
Non meno interessanti sono le indagini circa il maestro
del Carpaccio ; generalmente si considera Lazzaro Ba-
stiani come suo allievo, invece qui gli AA. hanno
trovato valevoli argomenti per stabilire che, molto ve-
rosimilmente, il Carpaccio fu a scuola dal Bastiani, e
vi ebbe anche a condiscepoli il Mansueti e il Diana,
coi quali si trovò talora anche in seguito in comu-
nanza di lavoro. E più altre circostanze sono messe
in luce o rettificate, tanto sul pittore che su l’opera
sua, 1'una e l’altra finora ricordati con notizie e con
giudizi incerti od errati.

Oggetto del libro è dunque la illustrazione, in largo
senso, delle istorie carpacciane di Sant’Orsola, illu-
strazione che invero non si potrebbe desiderar più
compiuta, poiché va dalle ricerche sulla leggenda di
Sant’Orsola e su la vita, il carattere, l’edificio della

omonima scuola in Venezia, sino all’esame particolare
dei quadri e alla ricostituzione del loro insieme. Ma
sarebbe vano intento quello di voler riassumere qui
un simile lavoro, che è tutto un contesto di dati
storici e di precise osservazioni, ove al valore sostan-
ziale della autenticità si aggiunge quello (se pur occorre
dirlo) della forma nobile e viva in cui notizie e com-
menti sono esposti.

Su la leggenda di Sant’Orsola gli AA. riferiscono
non solo le tradizioni e le storie pubblicate, ma anche
le pitture, sia d’Italia che dell’estero, notando special-
mente gli affreschi della chiesa di Santa Margherita
a Treviso, opere note di Tommaso da Modena, forse
ammirate dallo stesso Carpaccio, poiché gli AA. ri-
trovano vari punti di somiglianza fra l’opera dei due
pittori. Alla storia poi della scuola di Sant’Orsola sono
dedicati quattro capitoli che formerebbero di per sé
soli un’importante monografia, in cui il contributo di
nuovi documenti ha una parte notevolissima. Vi si danno
minute notizie su la fondazione, su i benefattori, su
l’edificio, la vita intima, le sostanze, gli arredi, le fun-
zioni della scuola di Sant’Orsola: notizie tratte dagli
atti medesimi della scuola e soprattutto da una copia
dell’antica mariegola del 1300 con tutte le aggiunte
fattevi posteriormente, nonché da un libro di spese
del secolo xvi, dalle antiche carte icnografiche di
Venezia, ecc. La scuola di Sant’Orsola, che appar-
teneva a quelle cosi dette di devozione, si costituì
agl’inizi del trecento nelle adiacenze del convento
di San Giovanni e Paolo, e durò, sebbene con vita
stentata negli ultimi secoli, fino al 18x0, quando fu
soppressa da Napoleone. L’antica cappella fu già tra-
sformata nel Seicento, ed oggi si può dire sparita : le
tele, che l’artista dipinse, a quanto sembra, per com-
missione della famiglia Loredan, benefattrice per lungo
tempo della scuola, erano poste tutto attorno alle
pareti, e sono fortunatamente tutte quelle che ancora
si conservano all’Accademia salvo alcuni ritagli che
subirono nel Seicento.

Gli AA. ci dànno di ciascun quadro un’analisi sto-
rica ed estetica, nella quale dalla identificazione dei
personaggi e dei paesi, all’analisi stilistica, nessun
elemento è trascurato di quanto conferisce alla vera
e profonda comprensione del ricco poema di Vittore
Carpaccio. E qui meno che mai gioverebbe ai lettori
che prolungassi ancora questo resoconto con un arido
sunto degli ultimi capitoli, mancando in specie anche
l’essenziale contributo delle riproduzioni onde è am-
piamente corredata l’opera. Dirò, concludendo, che
questa, se pur potrebbe desiderarsi da qualcuno un
po’ diversa quanto all’ordinamento generale, ad ogni
modo, composta con lungo studio e grande amore,
è tra le più degne che lo studio della pittura vene-
ziana ci abbia dato sinora.

A, Romualdi.

L'Arte. VI, 37.
 
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