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G. BACILE DI CASTIGLIONE
« considerando il molto danno et dolore, che poveri cittadini erano per ricevere da questa
« fortezza ......
Ed ecco come comincia a formarsi il cumulo di odio e di antipatia, da parte del popolo
perugino, verso quell’opera, che, col solo suo inizio, recava quasi il lutto nella città.
Secondo quanto narrano i cronisti, per preparare l’area alla costruzione del forte furono
abbattute, oltre le case dei Baglioni, più di 300 case del Borgo di Santa Giuliana, con due
monasteri ed undici chiese, compresa la parrocchia di San Silvestro. Però furon conservate
parecchie sale del palazzo di Gentile Baglioni, che vennero poi comprese nel nuovo palazzo
Fig. 2 — Pianta della parte sud della città di Perugia
destinato per alloggio del castellano ; e così pure furon conservate parecchie case, che ri-
manevan entro il recinto del forte, e che furon adibite per abitazione dei soldati. 1
Il giorno 28 giugno fu definitivamente concretato il disegno della fortezza, sicché nello
stesso giorno il duca Pier Luigi se ne partì, lasciando incarico a monsignor Della Barba,2
luogotenente generale di Sua Santità, di porre ogni cura e diligenza, affinchè venissero, il
più celeremente possibile, iniziati e spinti innanzi con ogni alacrità i lavori. Si cominciarono
infatti senza indugio le demolizioni, fra il dolore e il pianto dei cittadini, che vedevano le
case, ov’erano nati, cadere sotto il piccone demolitore, e le ossa dei loro morti, che ripo-
savano nelle sepolture sottostanti alle chiese abbattute, venir disotterrate e disperse. Ma ciò
che maggiormente irritava i cittadini erano le molte e gravose imposizioni, che a tutti indi-
stintamente venivan fatte, sia sotto forma di tributo in danaro, sia sotto forma di presta-
zione d’opera personale o di bestie, o di materiale da lavoro, per concorrere alla costruzione
dell’invisa fortezza. Si fecero infatti venire dal contado gran numero di guastatori, ai quali
non si dava nè vitto nè pagamento, restando essi a carico dei cittadini: furono requisiti
materiali da costruzione e calcina; tolte le bestie da soma ai contadini, che venivano al
1 Siepi, Descrizione dì Perugia, voi II.
2 Era costui Bernardino Castellano, vescovo di Ca-
sale, soprannominato monsignor Della Barba.
G. BACILE DI CASTIGLIONE
« considerando il molto danno et dolore, che poveri cittadini erano per ricevere da questa
« fortezza ......
Ed ecco come comincia a formarsi il cumulo di odio e di antipatia, da parte del popolo
perugino, verso quell’opera, che, col solo suo inizio, recava quasi il lutto nella città.
Secondo quanto narrano i cronisti, per preparare l’area alla costruzione del forte furono
abbattute, oltre le case dei Baglioni, più di 300 case del Borgo di Santa Giuliana, con due
monasteri ed undici chiese, compresa la parrocchia di San Silvestro. Però furon conservate
parecchie sale del palazzo di Gentile Baglioni, che vennero poi comprese nel nuovo palazzo
Fig. 2 — Pianta della parte sud della città di Perugia
destinato per alloggio del castellano ; e così pure furon conservate parecchie case, che ri-
manevan entro il recinto del forte, e che furon adibite per abitazione dei soldati. 1
Il giorno 28 giugno fu definitivamente concretato il disegno della fortezza, sicché nello
stesso giorno il duca Pier Luigi se ne partì, lasciando incarico a monsignor Della Barba,2
luogotenente generale di Sua Santità, di porre ogni cura e diligenza, affinchè venissero, il
più celeremente possibile, iniziati e spinti innanzi con ogni alacrità i lavori. Si cominciarono
infatti senza indugio le demolizioni, fra il dolore e il pianto dei cittadini, che vedevano le
case, ov’erano nati, cadere sotto il piccone demolitore, e le ossa dei loro morti, che ripo-
savano nelle sepolture sottostanti alle chiese abbattute, venir disotterrate e disperse. Ma ciò
che maggiormente irritava i cittadini erano le molte e gravose imposizioni, che a tutti indi-
stintamente venivan fatte, sia sotto forma di tributo in danaro, sia sotto forma di presta-
zione d’opera personale o di bestie, o di materiale da lavoro, per concorrere alla costruzione
dell’invisa fortezza. Si fecero infatti venire dal contado gran numero di guastatori, ai quali
non si dava nè vitto nè pagamento, restando essi a carico dei cittadini: furono requisiti
materiali da costruzione e calcina; tolte le bestie da soma ai contadini, che venivano al
1 Siepi, Descrizione dì Perugia, voi II.
2 Era costui Bernardino Castellano, vescovo di Ca-
sale, soprannominato monsignor Della Barba.