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G. BACILE DI CASTIGLIONE
condurre a termine contemporaneamente, era costretto ad assentarsi frequentemente da Pe-
rugia ; e chi lo sostituiva in quelle sue frequenti e lunghe assenze, ,e lo coadiuvava nella
direzione dei lavori della rocca, era suo cugino Bastiano da Sangallo, detto Aristotile » Ar-
chitector et misurator » il quale per la sua assistenza riceveva 20 scudi al mese \
La costruzione progredì rapidamente per l’assistenza assidua di monsignor Della Barba,
e più ancora per il grande interesse che ne prendeva personalmente Paolo III: il quale ben sette
volte venne in Perugia a visitare i lavori nei sette anni successivi dal 1540 al 1546. Ma chi dette
ancor più grande e definitivo impulso all’ultimazione dei lavori fu il cardinale Ascanio Pa-
risano, vescovo di Rimini, venuto a Perugia nel marzo del 1542, in qualità di legato del
papa, a sostituire il Della Barba. E sembra che la missione principale di questo nuovo le-
gato sia stata quella di fare ciò che oggi si direbbe una severa inchiesta amministrativa
sui lavori del forte; poiché molte dicerie correvano, ed erano giunte sino a Roma, di frodi
e di fatti poco onesti, che avvenivano nell’amministrazione dei lavori stessi. Ma in quel-
l’epoca le inchieste si facevano con metodi e con mezzi ben più spicciativi, che non ai nostri
giorni: ed infatti, come il cardinale fu giunto a Perugia, fe’ immediatamente trarre in pri-
gione un tal Gambaro, che presiedeva alla costruzione del forte in qualità di commissario
generale ; e la stessa sorte toccò ad un tal Francesco Pacotillo, vice-tesoriere « che con la
(Da un quadro a olio di proprietà del Comune di Perugia)
« intelligenza del Gambaro era stato anch’esso riconosciuto poco fedele nell’amministrazione
« dei denari di quella fabbrica 2 ».
In breve tempo la fortezza, per opera del cardinale di Rimini, fu condotta a tal punto,
che si potè fornire di artiglieria e di ogni sorta di munizioni, cosicché nell’anno 1543 potea
dirsi compiuta nelle sue parti principali.
Ma, come è facile comprendere, perchè un’opera siffatta si potesse dir finita in tutti i
suoi particolari, fu necessario continuare il lavoro ancora per qualche anno.
E così tra il labirinto di macerie, di case scoperchiate, o a metà demolite, e di vecchi
muri, fu vista sorgere l’imponente mole rossiccia della Rocca, ed inalzarsi celeremente, smi-
surata e minacciosa.
* * *
La fortezza Paolina comprendeva due opere distinte: in alto il forte propriamente detto,
o più comunemente'cittadella; in basso un’altra opera detta impropriamente Tanaglia, 3 le
quali due opere erano collegate fra loro da un lungo ed alto corridoio (fig. 1).
1 Clausse, op. cit. voi. Ili, pag. 377.
3 Mariotti, Memorie di Perugia.
3 Nei disegni e scritti del Sangallo, relativi alla
Rocca di Perugia, non troviamo mai adoperato questo
G. BACILE DI CASTIGLIONE
condurre a termine contemporaneamente, era costretto ad assentarsi frequentemente da Pe-
rugia ; e chi lo sostituiva in quelle sue frequenti e lunghe assenze, ,e lo coadiuvava nella
direzione dei lavori della rocca, era suo cugino Bastiano da Sangallo, detto Aristotile » Ar-
chitector et misurator » il quale per la sua assistenza riceveva 20 scudi al mese \
La costruzione progredì rapidamente per l’assistenza assidua di monsignor Della Barba,
e più ancora per il grande interesse che ne prendeva personalmente Paolo III: il quale ben sette
volte venne in Perugia a visitare i lavori nei sette anni successivi dal 1540 al 1546. Ma chi dette
ancor più grande e definitivo impulso all’ultimazione dei lavori fu il cardinale Ascanio Pa-
risano, vescovo di Rimini, venuto a Perugia nel marzo del 1542, in qualità di legato del
papa, a sostituire il Della Barba. E sembra che la missione principale di questo nuovo le-
gato sia stata quella di fare ciò che oggi si direbbe una severa inchiesta amministrativa
sui lavori del forte; poiché molte dicerie correvano, ed erano giunte sino a Roma, di frodi
e di fatti poco onesti, che avvenivano nell’amministrazione dei lavori stessi. Ma in quel-
l’epoca le inchieste si facevano con metodi e con mezzi ben più spicciativi, che non ai nostri
giorni: ed infatti, come il cardinale fu giunto a Perugia, fe’ immediatamente trarre in pri-
gione un tal Gambaro, che presiedeva alla costruzione del forte in qualità di commissario
generale ; e la stessa sorte toccò ad un tal Francesco Pacotillo, vice-tesoriere « che con la
(Da un quadro a olio di proprietà del Comune di Perugia)
« intelligenza del Gambaro era stato anch’esso riconosciuto poco fedele nell’amministrazione
« dei denari di quella fabbrica 2 ».
In breve tempo la fortezza, per opera del cardinale di Rimini, fu condotta a tal punto,
che si potè fornire di artiglieria e di ogni sorta di munizioni, cosicché nell’anno 1543 potea
dirsi compiuta nelle sue parti principali.
Ma, come è facile comprendere, perchè un’opera siffatta si potesse dir finita in tutti i
suoi particolari, fu necessario continuare il lavoro ancora per qualche anno.
E così tra il labirinto di macerie, di case scoperchiate, o a metà demolite, e di vecchi
muri, fu vista sorgere l’imponente mole rossiccia della Rocca, ed inalzarsi celeremente, smi-
surata e minacciosa.
* * *
La fortezza Paolina comprendeva due opere distinte: in alto il forte propriamente detto,
o più comunemente'cittadella; in basso un’altra opera detta impropriamente Tanaglia, 3 le
quali due opere erano collegate fra loro da un lungo ed alto corridoio (fig. 1).
1 Clausse, op. cit. voi. Ili, pag. 377.
3 Mariotti, Memorie di Perugia.
3 Nei disegni e scritti del Sangallo, relativi alla
Rocca di Perugia, non troviamo mai adoperato questo