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BIBLIOGRAFIA ARTISTICA
9-
Pittura.
Johannes Guthmann : Die Landschaftsma-
lerei der toskanischen und umbrischen
Kunst von Giotto bis Rafael. Leipzig, Hier-
semann, 1902.
Il giudizio dato dal Taine sulla poca importanza
del paesaggio nella pittura italiana del Quattrocento
fu già con belli esempi mostrato contrario al vero; ma
quanta potenza di pensiero e quanta bellezza spiri
nei paesaggi delle nostre più gloriose pitture, non
era ancora stato dimostrato con abbondanza di docu-
menti.
A molti studiosi deve aver sorriso l’idea di un’opera
così bella, che dava modo di parlare in un solo vo-
lume di un grande numero di pitture meravigliose.
Infatti, mentre il Guthmann preparava questo suo
libro, Wolfang Kallab, nel XXI volume dell'Annuario
delle collezioni d'arte imperiali austriache, pubblicava,
nel 1900, il suo pregevolissimo studio : Die toskanische
Landschaftsmalerei in XIV und X V Jahrhundert, ihre
Entstehung und Entwicklung.
Ma poiché l’opera del Kallab attendeva soprattutto
alla ricerca dell’origine della pittura di paesaggio e
risaliva alla pittura antica e allo svolgersi di essa nel-
l’arte bizantina, il Guthmann cercò di seguire piuttosto
il grande volo dell’arte nostra nel Trecento e nel
Quattrocento per giungere a Raffaello.
L’A. esalta l’importanza significativa dei pochi ele-
menti del paesaggio usati nella pittura da Giotto, e i
suoi tentativi di rappresentare lo spazio.
Duccio concepiva il paesaggio come una varia sce-
neggiatura per disporvi i diversi momenti dell’azione;
Simone Martini e i Lorenzetti già vedevano la campagna
aprirsi e estendersi lontana.
L’elemento pittoresco domina in Gentile, l’ingenuo
sentimento della natura nell’Angelico, mentre con
Masaccio la campagna ha voce e potenza nuova per
accordarsi all’azione. Lo studio diventa poi sempre
più complesso e non è facile dire in breve il processo
per il quale dagli studi dal vero si passò al paesaggio
ideale.
Per quanto sia grande l’importanza degli sfondi
naturali nelle pitture, pure essi non bastano al giu-
dizio dell’opera; ed è perciò che spesso l’A., senza
accorgersene, si allontana dal soggetto per darci in-
tero il quadro dello svolgersi dell’arte. Se, e nel giu-
dizio delle opere di Masolino e di Masaccio, e nell’at-
tribuzione al Verrocchio di quadri del Botticini, e in
tanti punti controversi, l’A. si attiene all’opinione,
non sempre giusta, dei suoi maestri, non è qui il caso
di riaccendere discussioni che non si possono esau-
rire se non in opere speciali.
Di lavori così complessivi non si può dare che un
giudizio generale, e questo deve essere di lode per il
Guthmann.
G. Fog.
Giuseppe Gerola. Emanuele Zane da Re-
timo ( Un pittore bizantino a Venezia). Dagli
Atti del R. Istituto Veneto di scienze, lettere
ed arte. Tomo LXII.
Questo lavoro porta un notevole contributo alla
storia della pittura bizantina del secolo xvn, special-
mente per l’isola di Creta. Mentre uomini di scienza
e di lettere abbandonavano questa terra per insegnare
nell’Università di Padova, una schiera numerosa di
artisti veniva «a rigenerarsi al battesimo dell’arte ve-
neziana ». Uno di tali artisti fu Emanuele Zane da
Retimo, poeta e pittore, che ha lasciato in Italia pa-
recchi saggi dell’attività sua, i quali stanno bene a
dimostrare come questi maestri greci venuti in Occi-
dente rimanessero ciechi agli splendori dell’arte nostra :
lo Zane stesso non si chiamò mai pittore, ma sem-
plicemente «iconografo». L’A. ci offre nel suo studio
qualche frammento delle opere poetiche dello Zane ;
quindi esamina e descrive accuratamente i dipinti che
di lui rimangono : la tavola di San Spiridionenel Museo
Correr, un quadretto nella collezione Giustinian Re-
canati, due dipinti nella chiesa di San Giorgio dei
Greci in Venezia. Importanti sono le notizie nuove
intorno allo Zane e alla sua famiglia, in cui figurano
altri letterati e pittori, tratte dall’Archivio di Stato e
da quello di San Giorgio dei Greci. Auguriamoci che
l’A. faccia seguire a questo qualche altro lavoro, che
ci aiuti a comprendere e a conoscer meglio gli artisti
bizantini che ebbero relazioni con Venezia e con
P Italia.
A. Mz.
La Galleria d’arte moderna in Roma. Roma,
Danesi, 1903.
La Ditta Danesi ha avuto un’ottima idea ; quella
di pubblicare, e a buon mercato, una raccolta di ripro-
duzioni a colori delle migliori pitture della Galleria
nazionale d’arte moderna in Roma. In questa prima
puntata sono comprese tricromie di opere di F. P. Mi-
chetti, Celentano, Tavernier e Postiglione e sappiamo
che nelle prossime saranno riprodotti quadri di Fa-
vretto, di Sartorio, di Patini, di Petiti, ecc.
Se la Ditta Danesi saprà continuare a scegliere con
intento d’arte tra le numerose opere che affollano
le sale della galleria romana, e se le riproduzioni si
manterranno all’altezza di queste che abbiamo sot-
t’occhio, farà opera doppiamente utile: divulgherà la
conoscenza di quanto di meglio si contiene in quello
che dovrebbe essere il sacrario dell’arte moderna ita-
liana e dimostrerà ancora una volta che gli stabilimenti
BIBLIOGRAFIA ARTISTICA
9-
Pittura.
Johannes Guthmann : Die Landschaftsma-
lerei der toskanischen und umbrischen
Kunst von Giotto bis Rafael. Leipzig, Hier-
semann, 1902.
Il giudizio dato dal Taine sulla poca importanza
del paesaggio nella pittura italiana del Quattrocento
fu già con belli esempi mostrato contrario al vero; ma
quanta potenza di pensiero e quanta bellezza spiri
nei paesaggi delle nostre più gloriose pitture, non
era ancora stato dimostrato con abbondanza di docu-
menti.
A molti studiosi deve aver sorriso l’idea di un’opera
così bella, che dava modo di parlare in un solo vo-
lume di un grande numero di pitture meravigliose.
Infatti, mentre il Guthmann preparava questo suo
libro, Wolfang Kallab, nel XXI volume dell'Annuario
delle collezioni d'arte imperiali austriache, pubblicava,
nel 1900, il suo pregevolissimo studio : Die toskanische
Landschaftsmalerei in XIV und X V Jahrhundert, ihre
Entstehung und Entwicklung.
Ma poiché l’opera del Kallab attendeva soprattutto
alla ricerca dell’origine della pittura di paesaggio e
risaliva alla pittura antica e allo svolgersi di essa nel-
l’arte bizantina, il Guthmann cercò di seguire piuttosto
il grande volo dell’arte nostra nel Trecento e nel
Quattrocento per giungere a Raffaello.
L’A. esalta l’importanza significativa dei pochi ele-
menti del paesaggio usati nella pittura da Giotto, e i
suoi tentativi di rappresentare lo spazio.
Duccio concepiva il paesaggio come una varia sce-
neggiatura per disporvi i diversi momenti dell’azione;
Simone Martini e i Lorenzetti già vedevano la campagna
aprirsi e estendersi lontana.
L’elemento pittoresco domina in Gentile, l’ingenuo
sentimento della natura nell’Angelico, mentre con
Masaccio la campagna ha voce e potenza nuova per
accordarsi all’azione. Lo studio diventa poi sempre
più complesso e non è facile dire in breve il processo
per il quale dagli studi dal vero si passò al paesaggio
ideale.
Per quanto sia grande l’importanza degli sfondi
naturali nelle pitture, pure essi non bastano al giu-
dizio dell’opera; ed è perciò che spesso l’A., senza
accorgersene, si allontana dal soggetto per darci in-
tero il quadro dello svolgersi dell’arte. Se, e nel giu-
dizio delle opere di Masolino e di Masaccio, e nell’at-
tribuzione al Verrocchio di quadri del Botticini, e in
tanti punti controversi, l’A. si attiene all’opinione,
non sempre giusta, dei suoi maestri, non è qui il caso
di riaccendere discussioni che non si possono esau-
rire se non in opere speciali.
Di lavori così complessivi non si può dare che un
giudizio generale, e questo deve essere di lode per il
Guthmann.
G. Fog.
Giuseppe Gerola. Emanuele Zane da Re-
timo ( Un pittore bizantino a Venezia). Dagli
Atti del R. Istituto Veneto di scienze, lettere
ed arte. Tomo LXII.
Questo lavoro porta un notevole contributo alla
storia della pittura bizantina del secolo xvn, special-
mente per l’isola di Creta. Mentre uomini di scienza
e di lettere abbandonavano questa terra per insegnare
nell’Università di Padova, una schiera numerosa di
artisti veniva «a rigenerarsi al battesimo dell’arte ve-
neziana ». Uno di tali artisti fu Emanuele Zane da
Retimo, poeta e pittore, che ha lasciato in Italia pa-
recchi saggi dell’attività sua, i quali stanno bene a
dimostrare come questi maestri greci venuti in Occi-
dente rimanessero ciechi agli splendori dell’arte nostra :
lo Zane stesso non si chiamò mai pittore, ma sem-
plicemente «iconografo». L’A. ci offre nel suo studio
qualche frammento delle opere poetiche dello Zane ;
quindi esamina e descrive accuratamente i dipinti che
di lui rimangono : la tavola di San Spiridionenel Museo
Correr, un quadretto nella collezione Giustinian Re-
canati, due dipinti nella chiesa di San Giorgio dei
Greci in Venezia. Importanti sono le notizie nuove
intorno allo Zane e alla sua famiglia, in cui figurano
altri letterati e pittori, tratte dall’Archivio di Stato e
da quello di San Giorgio dei Greci. Auguriamoci che
l’A. faccia seguire a questo qualche altro lavoro, che
ci aiuti a comprendere e a conoscer meglio gli artisti
bizantini che ebbero relazioni con Venezia e con
P Italia.
A. Mz.
La Galleria d’arte moderna in Roma. Roma,
Danesi, 1903.
La Ditta Danesi ha avuto un’ottima idea ; quella
di pubblicare, e a buon mercato, una raccolta di ripro-
duzioni a colori delle migliori pitture della Galleria
nazionale d’arte moderna in Roma. In questa prima
puntata sono comprese tricromie di opere di F. P. Mi-
chetti, Celentano, Tavernier e Postiglione e sappiamo
che nelle prossime saranno riprodotti quadri di Fa-
vretto, di Sartorio, di Patini, di Petiti, ecc.
Se la Ditta Danesi saprà continuare a scegliere con
intento d’arte tra le numerose opere che affollano
le sale della galleria romana, e se le riproduzioni si
manterranno all’altezza di queste che abbiamo sot-
t’occhio, farà opera doppiamente utile: divulgherà la
conoscenza di quanto di meglio si contiene in quello
che dovrebbe essere il sacrario dell’arte moderna ita-
liana e dimostrerà ancora una volta che gli stabilimenti