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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 6.1903

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Fasc. 4
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Miscellanea
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https://doi.org/10.11588/diglit.24148#0436

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MISCELLANEA

credo bene di riportarlo testualmente. In un grosso
manoscritto del monastero di Monteluce, che ho po-
tuto vedere per la cortesia del prof. d. E. Ricci,
egregio studioso di cose perugine, una « suor Baptista
« de Alphano de Peroscia » fa « memoria de tutte le
« cose de qualche importantia; occorse nel predicto
« monasterio », e a pag. 22, in data del 1483, scrive:
« Nel sopradditto anno et millesimo del mese di marzo
«venne da Firenze el maestro lo quale haveva lavo-
« rato lo tabernacolo facto per conservare el santissimo
« sacramento del corpo de Christo, facto de marmo
« intagliato de bellissimo lavorio, corno appare nella
« chiesia de fuore, portando esso maestro lo decto
« lavorio qui al monasterio. Lo quale li havevano facto
« fare li fratelli de sora Eufraxia et de sora Baptista,
« de la helemosina che haveva lassata la loro madre
« al monasterio, che se devesse expendere in cose de
« Sacristia secondo che piacesse ad esse sue figliole,
«et esse per loro devotione la deputarono in questo,
« commettendo ad essi loro fratelli che havessero el
« pensiere de farlo fare corno et ad chi ad loro pa-
« resse. Et essi così fecero. Et perché costò più che
« non era la lasseta deputata per questo, quello che
« mancò supplirono li dicti fratelli ». Ora si noti che,
mentre il tabernacolo fu portato da Firenze a Perugia
nel marzo del 1483, in una carta del Libro di schizzi
si legge la data del 7 novembre 1487. È vero che
questa potrebbe non essere, anzi probabilmente non
sarà, la data di tutti gli altri fogli; ma intanto, finché
non s’abbiano più precise notizie, quei quattro anni
che corrono tra l’una e l’altra data potrebbero costi-
tuire una non lieve conferma dell’acuta ipotesi del
Fabriczy.

Ur.

Notizie di Sicilia.

I castelli normanni di Palermo. — I monumenti
normanni della Sicilia, come si sa, costituiscono il più
ricco retaggio di gloria della sua architettura medioe-
vale e la più splendida testimonianza di quella grande
civiltà.

Eppure avviene spesso di constatare dolorosamente
confessi giacciano abbandonati in balia degl’insulti
degli uomini e del tempo.

Palermo, in ispecie, dovrebbe curare con amore la
conservazione di tante preziose reliquie, le quali,
mentre confermano la parola degli storici intorno a
quel periodo che fu certamente il più brillante e fa-
stoso della sua vita, aggiungono attrattive al suo ma-
gnifico paesaggio.

La Zisa, la grande e la piccola Cuba, Mimnermo,
il castello del Parco, Maredolce (tutta la vezzosa col-
lana, insomma, ricordata dallo scrittore arabo) son là
ad aspettare una sorte migliore.

Il castello di Mimnermo (per parlare dei più dimen-
ticati) presenta una sala identica a quella della Zisa,
con la nicchia della fontana, l’incavo, dov’erano im-
postate le colonnine laterali; le tracce della decora-
zione di stucco a stalattiti, le volticine di fianco a
forma di conchiglia. Ma ancora mi martella il cuore
la triste impressione provata nel veder la rovina, l’ab-
bandono di così importante monumento : le pareti spor-
cate di un verde prodotto dall’umidità ; il pavimento
ingombro di terriccio, di macerie e, in parte, scavato
di recente, dal volgo, avido di tesori.

Nè in meno infelici condizioni è il castello di Fa-
vera o di Maredolce, la deliziosa dimora regia, bagnata
all’intorno un dì da quella peschiera (di cui si notano
oggi i confini), sulla quale si dice che il re entro bar-
chette si trastullasse con le sue donne. Anche qui
si riceve una sensazione desolante alla vista della bella
fabbrica oscurata e avvilita da misere catapecchie, e
della elegantissima cappelleria, la cui forma ricorda
la Cappella Palatina e San Giovanni dei Lebbrosi,
ridotta ad un immondo letamaio.

Un pittore sconosciuto. — Al novero dei pittori
siciliani del '400 bisogna aggiungerne un altro, non
ricordato finora da nessuno, Carlo de mxano, indi-
cato come habitator Panormi, il quale addì 14 mag-
gio 1443, VI Ind. (Not. Goffredo Pieto, Registri, a.
I453_ù3. Ind. XII-XI n. 1076, Archivio di Stato in
Palermo) si obbliga verso « Beringario di charico e
maestro Giovanni di uitali », rettori della confraternita
della Annunziata, a compiere un gonfalone con l’im-
magine dell’Annunziata, da una parte, e dell’Assunta,
dall’altra.

La patria di Berto da Messana. — Intorno a
codesto pittore scrissi poco tempo fa (Archivio Sto-
rico Siciliano, n. s. anno xxvii, fase. I-II) pubbli-
cando un documento riguardante un’obbligazione da
lui assunta per una cappella del duomo di Monte
San Giuliano. Ora un atto del 23 maggio 1488 in not.
Domenico Di Leo (Archivio di Stato in Palermo) ci
fa conoscere il luogo d’origine dell’artista là dove
dice : discretum magistrum Berlum de Messina de terra
Calathafimi.

Enrico Mauceri.

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per VItalia e per l'estero.

Adolfo Venturi, Direttore - Ettore Modigliani, Redattore capo.

Roma — Tip. dell’ Unione Cooperativa Editrice, via di Porta Salaria, 23-A.
 
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