ELIA GAG Gl NI DA BISSONE
25
xv secolo nella chiesa stessa di Santa Maria di Castello, in compagnia di Giovanni Gaggini
e in qualità di aiuto, secondo i documenti, specie nella costruzione della porta della sagrestia.
Cercando nella chiesa in questione, si trovano, sparsi per le cappelle e nei sott’archi,
parecchi frammenti del xv secolo, alcuni dei quali, secondo il Cervetto, erano nella sagrestia
fatta adornare dai padri Domenicani per opera di Giovanni Gaggini.
E sia pure. Ma altri ve ne sono dallo storico neppure ricordati e completamente igno-
rati da tutti.
Non tutti i frammenti son della stessa mano, ma si possono attribuire a tre artefici
principali diversi, e ad altri minori ancora.
Un pulpito esiste nella cappella del
Crocifisso, posto assai in alto sopra un
muro, quasi una loggia, formata da tre
archetti binati con colonnine tortili por-
tanti lo stemma dei Grimaldi, e da un
grosso timpano il cui rilievo interno rap
presenta la Vergine col bimbo in piedi
tra quattro domenicani da un lato e due
dall’altro, uno dei quali le offre il model-
lino della chiesa. Sul timpano, foglie ram-
panti caratteristiche, si accartocciano so-
miglianti a draghi o serpenti.
Gli abiti delle figure son leggeri, a
pieghe parallele fitte, ondzilate. Le mani
enormi, il ventre sporgente, il corpo get-
tato all’indietro tradiscono l’artefice ine-
sperto nell’anatomia dei corpi.
Della stessa mano sono altri due
timpani più piccoli, applicati ai lati del
sott’arco tra la chiesa e la cappella del
Crocifisso, i cui rilievi rappresentan due
padri Domenicani coi loro distintivi del
giglio e della spada, probabilmente San
Domenico e San Tommaso, sopra uno
sfondo di paesaggio assai originale pel
modo schematico cui sono trattati i monti
e gli alberi. Identiche pure le foglie ram-
panti e le pieghe dei vestiti.
Questi tre frammenti identici per tec-
nica appartennero allo stesso monumento,
e son d’un artefice completamente estraneo ad Elia Gaggini. Un’Annunciazione, posta in
un riquadro rettangolare nella cappella di San Tommaso, detta anche di Santa Maria delle
Rose, colpisce per la finezza e bellezza dei volti, specie di quello di Maria. Il maestro che
11 scolpì, pur non avendo le caratteristiche di Elia, dovette essere un Gaggini, riconoscibile
dal panneggio elegantissimo, l’atteggiamento sobrio e dolce, i capelli leggeri, ondulati. L’an-
gelo però è un po’ più grossolano. Il tipo di quest 'Annunciazione si ritrova quasi identico,
ma assai più rozzo, in un portale di Genova, che, per certo, dovette esser fatto dopo e ad
imitazione di questo frammento.
Angioli sostenenti uno scudo si trovano anche nella stessa cappella di San Tommaso,
di artefice diverso ancora, forse un’ apprendista, che si direbbe piuttosto un incisore in
metallo che uno scultore in marmo, tanto le sue figurine sono taglienti, dure, dalle pieghe
parallele ed a ventaglio.
L'Arte. XI, 4.
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xv secolo nella chiesa stessa di Santa Maria di Castello, in compagnia di Giovanni Gaggini
e in qualità di aiuto, secondo i documenti, specie nella costruzione della porta della sagrestia.
Cercando nella chiesa in questione, si trovano, sparsi per le cappelle e nei sott’archi,
parecchi frammenti del xv secolo, alcuni dei quali, secondo il Cervetto, erano nella sagrestia
fatta adornare dai padri Domenicani per opera di Giovanni Gaggini.
E sia pure. Ma altri ve ne sono dallo storico neppure ricordati e completamente igno-
rati da tutti.
Non tutti i frammenti son della stessa mano, ma si possono attribuire a tre artefici
principali diversi, e ad altri minori ancora.
Un pulpito esiste nella cappella del
Crocifisso, posto assai in alto sopra un
muro, quasi una loggia, formata da tre
archetti binati con colonnine tortili por-
tanti lo stemma dei Grimaldi, e da un
grosso timpano il cui rilievo interno rap
presenta la Vergine col bimbo in piedi
tra quattro domenicani da un lato e due
dall’altro, uno dei quali le offre il model-
lino della chiesa. Sul timpano, foglie ram-
panti caratteristiche, si accartocciano so-
miglianti a draghi o serpenti.
Gli abiti delle figure son leggeri, a
pieghe parallele fitte, ondzilate. Le mani
enormi, il ventre sporgente, il corpo get-
tato all’indietro tradiscono l’artefice ine-
sperto nell’anatomia dei corpi.
Della stessa mano sono altri due
timpani più piccoli, applicati ai lati del
sott’arco tra la chiesa e la cappella del
Crocifisso, i cui rilievi rappresentan due
padri Domenicani coi loro distintivi del
giglio e della spada, probabilmente San
Domenico e San Tommaso, sopra uno
sfondo di paesaggio assai originale pel
modo schematico cui sono trattati i monti
e gli alberi. Identiche pure le foglie ram-
panti e le pieghe dei vestiti.
Questi tre frammenti identici per tec-
nica appartennero allo stesso monumento,
e son d’un artefice completamente estraneo ad Elia Gaggini. Un’Annunciazione, posta in
un riquadro rettangolare nella cappella di San Tommaso, detta anche di Santa Maria delle
Rose, colpisce per la finezza e bellezza dei volti, specie di quello di Maria. Il maestro che
11 scolpì, pur non avendo le caratteristiche di Elia, dovette essere un Gaggini, riconoscibile
dal panneggio elegantissimo, l’atteggiamento sobrio e dolce, i capelli leggeri, ondulati. L’an-
gelo però è un po’ più grossolano. Il tipo di quest 'Annunciazione si ritrova quasi identico,
ma assai più rozzo, in un portale di Genova, che, per certo, dovette esser fatto dopo e ad
imitazione di questo frammento.
Angioli sostenenti uno scudo si trovano anche nella stessa cappella di San Tommaso,
di artefice diverso ancora, forse un’ apprendista, che si direbbe piuttosto un incisore in
metallo che uno scultore in marmo, tanto le sue figurine sono taglienti, dure, dalle pieghe
parallele ed a ventaglio.
L'Arte. XI, 4.