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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 11.1908

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Fasc. 2
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Giordani, Paolo: Baccio Pontelli a Roma
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https://doi.org/10.11588/diglit.24153#0144

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IOO

PAOLO GIORDANI

chiuse da una muraglia, attraverso cui si era praticata una porta, volgente verso la città,
dalla parte delle due cappelle di Nicolò V. Alessandro VI che già aveva ristorato il castello,
cambiandogli quasi forma, avendo trovata troppo angusta l’antica « porta Aenea » che si
apriva nel muro, ve ne dischiuse una nuova.1

Come dicemmo, una perfetta somiglianza stilistica corre fra la rocca di Ostia e il mau-
soleo di Adriano ; vi si riscontrano le stesse basi gettate a scarpa, lo stesso modo caratte-
ristico di interporre i merli a sguscio, sotto gli spalti tirati in muratura a coltello e, se si
sottilizzasse, perfino la stessa guisa di ornare con armi in marmo la fronte dell’edificio.

Non è dunque probabile che il Pontelli eseguisse o per lo meno ispirasse anche l’opera
di restauro del Castel Sant’Angelo? Se così fosse, l’attività artistica dell’architetto rimarrebbe
alquanto spostata nel tempo, e le date incertissime trasmesseci dal Vasari, dovrebbero a
prova subire dei cambiamenti.

Che un altro argomento è prova alla nostra ipotesi.

Già sappiamo come appunto Giuliano della Rovere avesse, da prevosto di Grottaferrata,
data forma nuova al monastero, e come lo avesse fortificato tanto da renderlo, più che un
convento, una fortezza.

E le torri e le mura del convento rispondono, nel modo con cui sono innalzate e persino
nel materiale che per esse si usò, esattamente a quelle della rocca di Ostia e del Castel
Sant’Angelo. Non solo, ma a questo punto la tradizione ci è di aiuto potente; essa dice
infatti che alla ricostruzione del monastero fosse proposto il Pontelli.

Queste considerazioni dunque ci portano a sospettare che il Pontelli fosse chiamato a
Roma dal Cardinal Giuliano Rovere, che già dimostrava le sue attitudini guerresche. Solo
per esso infatti, in tanta copia di documenti tramandatici, riguardo le considerevoli opere
romane del tempo, appare nominato il Pontelli, ond’è che sorge spontanea l’ipotesi che
l’architetto fiorentino avesse spiccate qualità di fortificatore di rocche e che appunto ad esso
ricorresse Giuliano, non avendo forse trovato in alcuno degli architetti allora viventi uno
che rispondesse meglio alle sue idee e che lo potesse accontentare nei suoi sogni di forte
guerriero. E sembra che dal cardinale Giuliano il Pontelli venisse presentato a Sisto IV,
che, come dicemmo, con breve datato del 1483 lo spedì ad ispezionare la fortezza di Civi-
tavecchia.

Nello stesso ufficio di fortificatore lo ritroviamo di nuovo nelle Marche circa il 1489;
infatti nelle memorie storiche di Osimo del Martorelli sono riferiti certi ricordi di Leopardo
di ser Tommaso d’Osimo, tra i quali, sotto l’anno 1489, havvi quello che parla della fortezza
di quella città, incominciata dal legato della Marca, monsignor di Bellunes Anteganes, secondo
il disegno di Baccio.2 E nel 1490 Innocenzo Vili conferiva all’architetto il grande incarico
di costruttore e commissario delle rocche della Marca.3

L’arte di fortificare rocche naturalmente egli aveva appreso da Francesco di Giorgio,
che già aveva costruito fortezze per gli urbinati, per la patria sua, per Giovanni della Rovere,
per Virginio Orsini e per gli Aragonesi. Che le caratteristiche pontelliane dal lato della
fortificazione rispondono con esattezza ai dettagli tramandatici dal Martini nel suo trattato.
Risulta infatti dal trattato di Francesco di Giorgio Martini come egli abbia, si può dire,
gettato le fondamenta della nuova arte difensiva, formulando il principio, tutto suo ed ori-
ginale a quel tempo, in cui si voleva ostare alla crescente potenza delle artiglierie con

1 Vedi la Carta di Roma nella Crome, univers. dello

Schedel; essa è raccolta in stampa a colori nel Co-
dice di Monaco. Un’altra figurazione del Castel Sant’An-
gelo ci vieti data da una medaglia di Alessandro VI,
che porta la scritta : Arcem in mole divi Hadr. in-
siemi'. fossa ac propugnaculis muro. Vedi Bonanni, I,

115. Per la nuova porta v. Andrea Fulvio, De urbis

antìquìtatI, 48. Cfr. Bongatti , Castel Sant’An-
gelo.

2 Martorelli, Memorie storiche di Osimo, pag. 400.

3 il Gualandi (serie IV delle Memorie di Belle
arti) riferisce un breve d’Innocenzo Vili, del 28 di
cembre 1490, con cui si conferma il Pontelli in quel-
l’incarico.
 
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