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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 11.1908

DOI issue:
Fasc. 2
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Venturi, Adolfo: La scultura dalmata nel XV secolo, [2]
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https://doi.org/10.11588/diglit.24153#0160

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ADOLFO VENTURI

del monumento, ed altre ai lati della Pietà nella lunetta, espressa nel modo drammatico
insegnato dal grande maestro fiorentino. Il sepolcro del Sobota richiama anche due monu
menti della chiesa del Santo, cjuelli di Erasmo di Narni detto il Gattamelata, e del suo
figlio Antonio (j 1456) nella prima cappella della navata a destra, supposti opera giovanile
del Bellano.1 Vi è una stessa aria di famiglia, anche nei putti che spiegano il cartello sulla
fronte dei due sarcofagi, tanto da chiederci se proprio al Bellano, e non piuttosto a Niccolò
Cocari da Firenze si debbano attribuire. Si assegnarono al Bellano, quantunque non si
conoscesse alcuna opera sua anteriore al 1461,2 e per qualche accenno a forme donatel-
liane, più prossime del resto a Niccolò Cocari che non al Bellano, il quale, recatosi a

Fig. 3 — Niccolò fiorentino : Crocefisso in legno
Traù, Duomo

Firenze,’ si conformò all’arte del sommo maestro e in genere alla toscana ben più dello
squarcionesco Niccolò tagliapietra.

Dentro ad una larga nicchia centinata sta il sarcofago poggiato sul dorso di due leoni ;
nel fondo della nicchia, l’arma de’ Sobota ; nella lunetta, la Pietà con figure che paion di
metallo e con vesti di rame battuto ; nella chiave dell’arco una mensola col Redentore bene-
dicente sul riccio di essa. Toscani, donatelliani anzi, appaiono i due putti che tengono scio-
rinato nella faccia anteriore dell’urna, l’ampio cartello; più popolari che non sieno in Dona-
tello, quantunque da lui ispirate, le figure della Pietà. Non c’era in Niccolò fiorentino il
fondamento classico, la forza romana; e i suoi assistenti ai funebri di Cristo hanno la con-
vulsione della membra, non il pathos, non la grandezza eroica, non il dolore infinito. Uno
si porta le mani chiuse simmetricamente alla faccia, altri protendon le teste come per vedere
per l’ultima volta la salma divina, Maddalena torce in alto le braccia. Insomma Niccolò
traduce meschinamente il poema del dolore, il dramma donatelliano ; nè si mostra ben forte

Burckhardt, Der Cicerone, 1904, pag, 479.

Bode, in Ardi, storico dell'Arte, 1891.
 
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