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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 11.1908

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Fasc. 2
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Venturi, Adolfo: La scultura dalmata nel XV secolo, [2]
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https://doi.org/10.11588/diglit.24153#0169

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LA SCULTURA DALMATA NEL XV SECOLO

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angioli sebenicensi e la decorazione di questa porta, nella rapidità dell’intaglio, anche in
quelle certe liste di panni lunghe, grosse e curve che contornano le forme, da non dubitare
che l’artefice principale della porta trionfale fu Francesco Laurana.

I riscontri di quella maniera rapida e violenta si ritrovano nel primo arco di Alfonso
d’Aragona, che dal 1455 al 1458 fu compiuto o quasi, e cioè nelle statue delle due Virtù,
la Giustizia e la Prudenza; collocate nelle nicchie ultime a destra e a sinistra del fregio
dell’arco superiore ; nella figura d’una Virtù guerriera, armata all’antica, tra l’intercolunnio
a sinistra dell’arco stesso; in alcune figure dell’alto fregio, rappresentante il trionfo sul-
l’arco inferiore (la prima a sinistra nel corteo, la Vittoria, i tubicini e i due fanciulli pre-
cedenti il carro trionfale); nel timpano soprastante alla quadriga, con gemetti laterali pieni
di slancio; negli angioli reggenti lo stemma aragonese nel mezzo dell’intradosso della se-
conda arcata ; in alcune teste nelle formelle dell’intradosso medesimo. Ma è dunque chiaro
che in molte parti qui si nota l’opera dello stesso maestro, che ha tanti riscontri con gli
angioli sebenicensi; ed è probabile ch’esso si debba identificare con Francesco Laurana.
Aggiungasi che pure sulle parti non sue si hanno richiami al dalmata, finanche in un
putto ch’esce da un’edicola nel fondo della rappresentazione a sinistra sotto l’arco, e nelle
imagini scolpite sopra due scudi 1 nello stesso altorilievo. Conviene quindi credere che il
Summonte, attribuendo al Laurana l’opera monumentale, sapesse ch’egli primeggiava sopra
i suoi compagni, e che a lui spettasse il concepimento architettonico e una parte principale
nell’esecuzione scultoria.

Anche più tardi, nella cappella Orsini a Traù, un seguace del Laurana ripeteva le
forme dei geni con certi nastri svolazzanti intorno alla persona (fig. 19), quali si vedono in
quel guerriero che avanza fuor da un’edicola nel fornice dell’arco d’Alfonso d’Aragona, a
sinistra. Il che fa pensare che il Laurana avesse lasciato nel suo paese i segni e i tributi
dell’arte sua.

Lo studio dell’attività del Laurana ci porterebbe troppo oltre gli scopi di questo studio
e a discussioni interminabili sulle ricostruzioni tentate recentemente dell’opera sua. Ci basta
di avere determinato la gran parte che ebbe nell’arco d’Aragona, e di avere scorto come
il maestro sapesse congiungere agli insegnamenti del Brunellesco quelli del fantastico Ago-
stino di Duccio.

Aggiungiamo soltanto al novero delle opere del maestro, due che furono dimenticate
sin qui; e cioè i due busti in bassorilievo di Battista Sforza e di Federigo di Montefeltro
nel museo Oliveriano di Pesaro (fig. 20 e 21). Appartengono al tempo in cui il maestro,
moderata la sua foga, ci appare raffinatissimo nelle sue sculture. Si è ammesso che il busto
di Battista Sforza del Museo di Bargello sia stato eseguito dal Laurana dopo la morte
della Duchessa avvenuta nel 1472 nell’età di ventotto anni. Tanto il Burger che il Rolfs
suppongono che il busto sia stato tratto da una maschera. Anche il bassorilievo di Pesaro
ha lo stesso carattere funebre, particolare del resto a parecchi busti muliebri di Francesco
Laurana. Par che le sue donne stiano per esalare l’anima : con gli occhi abbassati, le ciglia
socchiuse sembrano sgomente della vita, avvolte da una tristezza infinita; sono belle de
funti che hanno conservato i lineamenti, le carni odorate, nel silenzio del sepolcro.

Quando Francesco Laurana così scolpiva si era ispirato a maestri francesi e catalani
da lui incontrati nella vita avventurosa o nei suoi viaggi a Napoli, in Francia e in Sicilia.
I due busti di Federigo da Montefeltro e di Battista Sforza furono eseguiti probabilmente
tra il 1474, anno in cui lasciò Napoli, e il 1477 in cui dimorò a Marsiglia. E probabile
che quando Federigo da Montefeltro visitò nel settembre del 1474 il re Ferdinando I di
Aragona, invitasse a sè lo scultore. Non a Napoli quindi dovette essere eseguito il busto
del Bargello, come il Rolfs suppone ; ma ad Urbino. La esistenza di questo altro ritratto
di Battista Sforza e di questo di Federigo da Montefeltro a Pesaro ci attesta che per

Burger, Francesco Laurana, Strasburgo, 1907, fig. 15, 16 e 17; pag. 30, 32 e 33.
 
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