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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 11.1908

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Fasc. 2
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Miscellanea
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https://doi.org/10.11588/diglit.24153#0179

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MISCELLANEA

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all’età adrianea; ipotesi già esposta dal Minutali 1 e
dalla stesso De Rossi corroborata. Del resto le ragioni
stilistiche ed iconografiche si accordano perfettamente
con quelle riguardanti la tecnica: se si consideri at-
tentamente il fregio di tarsia vitrea, che a noi più
interessa, si vedrà facilmente com’esso sia composto
di elementi ingenuamente adattati ad esprimere ciò
per cui non erano stati destinati. Per es.,una lamina
di smalto rettangolare che figura quale sgabello, su
cui siede una figurina, reca un segmento di fregio a
foglie di alloro il quale in origine, sviluppato in tutta

mostrano a qual punto di perfezione fosse giunta la
tarsia vitrea nei tempi imperiali.

L’uso di questa singolare applicazione degli smalti
alessandrini con ogni probabilità si deve ad Alessan-
dria stessa, e la sua diffusione in Roma all’epoca di
Adriano, parnri probabile inquantochè sotto il suo
regno l’arte d’oltremare, corn’è noto, era quella che
meglio appagava i gusti sfarzosi dei patrizi.

A fig. 8 è rappresentato un frammento di opera
settile, agevolmente ricomposto per l'indole geome-
trica degli elementi, che nel complesso fanno arguire

Fig. 8

la sua lunghezza, doveva servire quale riquadratura
ornamentale; e così pure ogni altro elemento settile
ha traccie di goffo adattamento.

Tuttavia è da reputarsi di precipua importanza il
suddetto commesso vitreo, benché tardiva ripresa di
una gloriosa industria di tempi più remoti, essendo
l’unico integro saggio di tal genere di rivestimento
parietale che abbia resistito alle ingiurie dei secoli
senza scomporsi nel disegno complessivo.

Nella collezione in argomento esistono singoli ele-
menti spettanti nWopus sedile vitreo i quali per la
precisione del taglio dei contorni sinuosi e per la
logica ornamentazione che recano alla superficie di-

1 Ueber die Anfertigung und die Nut zaino endung der farbiger
Glàser bei dein Alien, 1836.

come fosse l’intero commesso da cui provengono, evi-
dentemente loggiato a transenna clathrata. 1

* * *

Ad altri usi oltre il surriferito, dovevano servire

1 Due identici pezzi furono regalati da A. Nesbitt, l’uno, al
Museo di South Kensington di Londra, l’altro, al Civico Museo di
Murano; entrambi figurano nei singoli cataloghi dei due musei, il
primo redatto dal donatore (A descriptive catalogne of thè glass
vassels in thè S. K. muse uni, London, 1878), il secondo da Urbani
di Gheltof {Cai. del Mus. Civ. di Mur., Venezia, 1888), come pro-
venienti dal rivestimento parietale di una villa, sita alcune miglia
da Roma, dimora di Lucio Vero. Ma poco attendibile mi pare la
notizia del Nesbitt facilmente comunicata al Gheltof, poiché in una
scritta allegata all’ esemplare muranense si attesta invece la pro-
venienza esquilina. Nel tal caso è ovvio che in detta località —
non affatto eccentrica — non esistesse una villa di Vero ; ma bensì
la bassiana basilica d’onde non potrebbe che prevenire la murale
decorazione.
 
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