MISCELLANEA
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ticelli, che ne è ad evidenza l’autore, si conformava
alle idee religiose del Savonarola. Forse il pittore in-
contrò il medico illustre tra i partigiani del frate,
forse nella casa de’ Medici. Il ritratto è modellato forte-
mente, con quel modo proprio dell’artista di segnare a
tratteggio le ombre, e condotto con una grande facilità.
Qualche carattere fisionomico abituale al Botticelli si
accentua anche in quest’effigie, che pur dovette esser
Trittico di Maso di Banco nella quadreria Ster-
bini in Roma. — Aggiungo qui al catalogo della
parte più notevole della quadreria Sterbini da me
pubblicato, la indicazione di un trittico trecentesco
degno di essere conosciuto dagli studiosi.
Nel mezzo è la Vergine col Bambino, che par se-
duta nella spazio, non scorgendosi la cattedra d’onore
e il trono augusto o lo scanno di nuvole, ove s’as-
Maso di Banco: Trittico. Roma, Quadreria Sterbini
tratta dal vero : tale il naso largo e tondo alla base,
il labbro inferiore sottile, il mento tondo. Ma, in ogni
modo, qui ci appare il lungo e grosso faccione del-
l’umanista, dall’alta fronte, dai piccoli occhi furbeschi
sotto le folte sopracciglia. Il Lorenzano si presenta
in maestà, col suo tocco di velluto e con la sciarpa
di velluto che gli cade sul petto come una collana.
Purtroppo il fondo è ridipinto, onde la testa pare al-
quanto ritagliata su di esso ; e tuttavia il grandioso
ritratto può annoverarsi tra i più importanti che
Sandro Botticelli ci ha lasciato de’ suoi contempo-
ranei. Adolfo Venturi.
side la Regina de’ cieli. Da Lei si partono tutt’in-
torno raggi di luce sul fondo d’oro, come da centro
di calore e di vita ; di qua e di là dalla mandorla lu-
minosa, si dispongono tre angioli a scala, il primo con
lunghe stole segnate a stella e a croci auree, reggente
un vaso con steli di gigli, il secondo con la testina esta-
siata sul nimbo del primo, il terzo che mostra appena
l’alta cervice, essendo nascosto dal nimbo del secondo,
benché in un piano più elevato di quello in cui stanno il
primo angiolo genelìusso e il secondo in piedi. Della
differenza de’ piani e della distanza non è traccia però
nella parte mediana del trittico, riè in quelle laterali,
L’Arte. XI, 18.
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ticelli, che ne è ad evidenza l’autore, si conformava
alle idee religiose del Savonarola. Forse il pittore in-
contrò il medico illustre tra i partigiani del frate,
forse nella casa de’ Medici. Il ritratto è modellato forte-
mente, con quel modo proprio dell’artista di segnare a
tratteggio le ombre, e condotto con una grande facilità.
Qualche carattere fisionomico abituale al Botticelli si
accentua anche in quest’effigie, che pur dovette esser
Trittico di Maso di Banco nella quadreria Ster-
bini in Roma. — Aggiungo qui al catalogo della
parte più notevole della quadreria Sterbini da me
pubblicato, la indicazione di un trittico trecentesco
degno di essere conosciuto dagli studiosi.
Nel mezzo è la Vergine col Bambino, che par se-
duta nella spazio, non scorgendosi la cattedra d’onore
e il trono augusto o lo scanno di nuvole, ove s’as-
Maso di Banco: Trittico. Roma, Quadreria Sterbini
tratta dal vero : tale il naso largo e tondo alla base,
il labbro inferiore sottile, il mento tondo. Ma, in ogni
modo, qui ci appare il lungo e grosso faccione del-
l’umanista, dall’alta fronte, dai piccoli occhi furbeschi
sotto le folte sopracciglia. Il Lorenzano si presenta
in maestà, col suo tocco di velluto e con la sciarpa
di velluto che gli cade sul petto come una collana.
Purtroppo il fondo è ridipinto, onde la testa pare al-
quanto ritagliata su di esso ; e tuttavia il grandioso
ritratto può annoverarsi tra i più importanti che
Sandro Botticelli ci ha lasciato de’ suoi contempo-
ranei. Adolfo Venturi.
side la Regina de’ cieli. Da Lei si partono tutt’in-
torno raggi di luce sul fondo d’oro, come da centro
di calore e di vita ; di qua e di là dalla mandorla lu-
minosa, si dispongono tre angioli a scala, il primo con
lunghe stole segnate a stella e a croci auree, reggente
un vaso con steli di gigli, il secondo con la testina esta-
siata sul nimbo del primo, il terzo che mostra appena
l’alta cervice, essendo nascosto dal nimbo del secondo,
benché in un piano più elevato di quello in cui stanno il
primo angiolo genelìusso e il secondo in piedi. Della
differenza de’ piani e della distanza non è traccia però
nella parte mediana del trittico, riè in quelle laterali,
L’Arte. XI, 18.