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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 11.1908

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https://doi.org/10.11588/diglit.24153#0191

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CORRIERI

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quale mi propongo di ritornare, quando, con la ripu-
litura e l’assetto del dipinto, sarà possibile un’inda-
gine più razionale e diligente.

Nicosia. — Il colossale campanile a forma di torre,
qui riprodotto da una fotografia, gentilmente comu-

Nicosia, Campanile

nicatami dal prof. Salinas, direttore del Museo di Pa-
lermo, sorge quasi nel centro della storica città, di
fronte alla facciata principale della chiesa di San Nicolò.
Dei tre ordini, in cui è diviso, i primi due risalgono
al xiv secolo, l’ultimo fu elevato nel xv, e contempo-

raneamente vennero aggiunte decorazioni quattrocen-
tesche anche nelle parti più antiche. Il pianterreno,
cogli archi murati, costituì nel 500 la cappella gentilizia
della nobile famiglia Sangiaimi.

Per difetto di fondazioni e per l’abbassamento del
suolo stradale la grande mole architettonica aveva
molto sofferto nella sua stabilità, e minacciava rovina ;
ma gli importanti lavori di sottomurazione e di con-
solidamento, eseguiti a cura deH’ufficio regionale hanno
per fortuna scongiurato ogni pericolo.

Palermo, Febbraio 1908.

Cesare Matranga.
Notizie Romane.

L’esposizione internazionale di Belle arti in
Roma. — La mancanza di quadri a soggetto nell’arte
moderna, o la loro trattazione in modo inadeguato e
spesso da artisti di second’ordine, ciò che poi equi-
vale alla loro mancanza, ha prodotto uno sviluppo
cosciente di due tendenze ben definite e diverse : il
paesaggio e il ritratto. E si sono tanto imposte, che
lo stesso quadro di genere perde della sua natura per
confondersi con il ritratto o con il paesaggio, a se-
conda dell’importanza che vien data all’individuo o
all’ambiente. E tale distinzione c’indica i due opposti
punti d’arrivo che sono permessi a un pittore-: la fu-
sione cioè della propria anima con quella della per-
sona osservata, o la concessióne dell’anima stessa a
un oggetto inanimato.

Fra i ritrattisti dunque che hanno colpitori nostri
occhi è certo in prima linea il Mancini il cui ritratto,
già noto all’Esposizione' di Venezia, in mezzo a una
faraggine di ori luminosissimi e di bianchi stridenti
spicca con la forza di chi non è impastato di colori
ma di vera vita. Nella sua compostezza tedesca il ri-
trattato Messinger vive fra gli oggetti che gli sono
cari, in un lusso di corte settecentesca, quale egli
ha sognato e ha saputo crearsi attorno ; vive come
la persona autrice del suo paradiso d’arte. Più sem-
plice, più piacevole, più analizzato è il principe Ga-
garine del Noci. La complessità della sua anima si
legge negli occhi osservatori e calmi : la sua figura
meschina vive per lo sguardo. La semplicità de’mezzi
riesce efficace per non sovrapporre troppo alla per-
sona ritrattata l’anima dell’artista, sì che quella scom-
paia. E questo è il merito del Noci : ma è certo che
una tale tendenza è notevolissima in un giovane di
forte ingegno, il Petrucci, che nel suo ritratto di vec-
chia ha saputo trarre dalle macchie della pelle da
tempo sfiorita, dalle anormalità di un volto disgra-
ziato, dal marezzato di una veste ricca e fuor di moda,
tutta 1’ espressione di una vita buona e arrivata. Ninno
più di lui vede la forma solo attraverso il colore, ma
la vede con una tale precisione e sicurezza che molti
disegnatori provetti invidierebbero. Più debole e più

L’Arte. XI, 19.
 
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