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OSVALD S1REN
che fu pagato al pittore, che la pala d’altare ordinata nel 1394 è stata di dimensioni consi-
derevoli, non già un comune piccolo quadro d’altare, ma una grande ancona in parecchi
scomparti, con predella e cuspidi. La probabilità che il grande tabernacolo d’altare sussistente
a Villamagna, le cui cuspidi son state tolte e in parte appese nella camera del parroco, sia
identificabile con quella dipinta da Mariotto di Nardo, è grandemente rafforzata da questi dati
esteriori. Una chiesa di campagna come San Donnino a Villamagna non suole esser provvista
ad un tratto di due grandiose pale d’altare, per le quali non possiamo pensare altro posto
adatto, fuorché l’altar maggiore.
La nuova probabilità : Mariotto di Nardo quale maestro del tabernacolo di Villamagna,
è per noi particolarmente e cordialmente la benvenuta, poiché in grazia di ciò Lorenzo di
Niccolò può esser liberato da tutta la metà più debole dell’opera attribuitagli. Noi siamo
autorizzati a separare da Lorenzo di Niccolò tutte le opere, che avevamo supposto apparte-
nere ad un più tardo periodo di decadenza della sua evoluzione, e così egli ci si presenta
come un artista ben più coerente e felice di quello che potette presentarcisi per l’addietro.
Noi siamo perciò anche sommamente propensi a riconoscere per ragioni di qualità artistiche
Lorenzo di Niccolò: Parti della predella del quadro suddetto. Cortona, San Domenico
a Mariotto di Nardo la paternità del dipinto dell’altare in Villamagna, naturalmente facendo
rilevare la circostanza che i due pittori, Lorenzo di Niccolo e Mariotto di Nardo, rispetto
allo stile, erano strettamente affini, e appartenenti allo stesso gruppo artistico. Del resto raggrup-
pamento critico-stilistico e il riscontro delle opere in un caso come questo offrono particolari
difficoltà, poiché gl’ ingegni secondari, in un periodo così convenzionale com’ è la fine del
secolo XIV si distinguono per tratti stilistici personali così deboli, che le opere di uno
possono apparire facilmente una continuazione delle opere dell’altro, emanate dalla stessa
personalità, o almeno dalla stessa bottega.
I due pittori nominati si sono senza dubbio sviluppati sotto gli stessi influssi. Se essi
siano stati in reciproca relazione personale, è difficile a sapersi, benché ciò non sia affatto
inverosimile. Essi appartengono entrambi alla numerosa e uniforme scuola pittorica, che
seguì le orme di Agnolo Gaddi. Lorenzo di Niccolò era pur figlio dell’aiutante di Agnolo,
e primo compagno di bottega presso Taddeo, Nicolò di Pietro Gerini ; secondo ogni proba-
bilità egli ricevette i primi ammaestramenti dal padre. Mariotto di Nardo era, secondo i
documenti comunicati dal Milanesi, figlio di uno scultore Nardo di Cione, 1 ma quale suo
padre artistico nessun altro può esser riconosciuto a maggior diritto di Pietro Gerini. E
ovvia quindi l’ipotesi che essi abbiano anche lavorato per un certo tempo nella stessa
1 Cfr. Vasari, ediz. Sansoni I, pag. 611.
OSVALD S1REN
che fu pagato al pittore, che la pala d’altare ordinata nel 1394 è stata di dimensioni consi-
derevoli, non già un comune piccolo quadro d’altare, ma una grande ancona in parecchi
scomparti, con predella e cuspidi. La probabilità che il grande tabernacolo d’altare sussistente
a Villamagna, le cui cuspidi son state tolte e in parte appese nella camera del parroco, sia
identificabile con quella dipinta da Mariotto di Nardo, è grandemente rafforzata da questi dati
esteriori. Una chiesa di campagna come San Donnino a Villamagna non suole esser provvista
ad un tratto di due grandiose pale d’altare, per le quali non possiamo pensare altro posto
adatto, fuorché l’altar maggiore.
La nuova probabilità : Mariotto di Nardo quale maestro del tabernacolo di Villamagna,
è per noi particolarmente e cordialmente la benvenuta, poiché in grazia di ciò Lorenzo di
Niccolò può esser liberato da tutta la metà più debole dell’opera attribuitagli. Noi siamo
autorizzati a separare da Lorenzo di Niccolò tutte le opere, che avevamo supposto apparte-
nere ad un più tardo periodo di decadenza della sua evoluzione, e così egli ci si presenta
come un artista ben più coerente e felice di quello che potette presentarcisi per l’addietro.
Noi siamo perciò anche sommamente propensi a riconoscere per ragioni di qualità artistiche
Lorenzo di Niccolò: Parti della predella del quadro suddetto. Cortona, San Domenico
a Mariotto di Nardo la paternità del dipinto dell’altare in Villamagna, naturalmente facendo
rilevare la circostanza che i due pittori, Lorenzo di Niccolo e Mariotto di Nardo, rispetto
allo stile, erano strettamente affini, e appartenenti allo stesso gruppo artistico. Del resto raggrup-
pamento critico-stilistico e il riscontro delle opere in un caso come questo offrono particolari
difficoltà, poiché gl’ ingegni secondari, in un periodo così convenzionale com’ è la fine del
secolo XIV si distinguono per tratti stilistici personali così deboli, che le opere di uno
possono apparire facilmente una continuazione delle opere dell’altro, emanate dalla stessa
personalità, o almeno dalla stessa bottega.
I due pittori nominati si sono senza dubbio sviluppati sotto gli stessi influssi. Se essi
siano stati in reciproca relazione personale, è difficile a sapersi, benché ciò non sia affatto
inverosimile. Essi appartengono entrambi alla numerosa e uniforme scuola pittorica, che
seguì le orme di Agnolo Gaddi. Lorenzo di Niccolò era pur figlio dell’aiutante di Agnolo,
e primo compagno di bottega presso Taddeo, Nicolò di Pietro Gerini ; secondo ogni proba-
bilità egli ricevette i primi ammaestramenti dal padre. Mariotto di Nardo era, secondo i
documenti comunicati dal Milanesi, figlio di uno scultore Nardo di Cione, 1 ma quale suo
padre artistico nessun altro può esser riconosciuto a maggior diritto di Pietro Gerini. E
ovvia quindi l’ipotesi che essi abbiano anche lavorato per un certo tempo nella stessa
1 Cfr. Vasari, ediz. Sansoni I, pag. 611.