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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 11.1908

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Fasc.3
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Sirén, Osvald: Gli affreschi nel paradiso degli Alberti: Lorenzo di Niccolò e Mariotto di Nardo
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https://doi.org/10.11588/diglit.24153#0242

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OSVALD SIREN

Donne al sepolcro e il « Noli me tangere! ». Questi rozzi affreschi sono comunemente attri-
buiti a Spinello Aretino, con la maniera del quale essi hanno poco in comune.

Firenze, Palazzo Serristori: gran quadro d’altare dello stesso tipo di quello di Villamagna :
in mezzo la Madonna, e intorno al suo trono degli angeli, a destra Sant’Andrea e San Ber-
nardo, a sinistra: San Giovanni Battista e San Giacomo. Nella predella una rappresentazione
tratta dalla vita di quest’ultimo santo, e l’adorazione dei Magi. Nei timpani l’Eterno bene-

Lorenzo di Niccolò : Predella della Incoronazione
Cortona, San Domenico

dicente e l’Annunciazione; pittura assai decadente; datata: 1424. Nello stesso anno al

14 aprile Mariotto di Nardo fece testamento, 1 e morì poco dopo; fu appena in grado di
terminare di propria mano la grande ancona.

Il nostro elenco potrebbe facilmente essere ampliato — Mariotto era uno di quegli artisti
faciloni e poco scrupolosi, per i quali il dipingere non è cosa diversa dal mangiare o dal
passeggiare, — ma quello indicato potrebbe esser già affatto sufficiente a dare un’ idea
esatta dello stile e della capacità di Mariotto. Chi vuol darsi la pena di esaminare i dipinti qui
enumerati, può riconoscere senza difficoltà la stessa mano che ha condotto gli affreschi nel
Paradiso degli Alberti. Si potrà anche constatare che tali freschi non appartengano al periodo
della sua maggior decadenza, ma piuttosto al suo tempo migliore, che non va oltre il primo
decennio del secolo xv. Si riconoscono facilmente le fiacche forme abituali a Lorenzo: le
figure sono in certo modo delle intelaiature, da cui i mantelli pendono come vuoti sacchi.
Esse nè stan ritte nè seggono a terra in modo persuasivo, e se tentano un movimento, lo
fanno in modo illogico e sommamente goffo. Le loro mani grosse e flosce sono straordina-
riamente appariscenti, e i loro tipi insignificanti, dalla fronte bassa, dal naso lungo che, se
esse volgono la testa, assume una direzione obliqua, e dal mento prominente, non offrono
alcuna variazione che possa sviare l’osservatore. Dinanzi ai dipinti di questo artista si ha
continuamente l’impressione, che abbia sopra tutto cercato di sbrigare al più presto il suo
compito, e nelle figure non abbia visto mai altro che precetti d'atelier.

Se si volge poi lo sguardo ad uno de’ lavori di Lorenzo di Niccolò, per esempio alla
grande Incoronazione di Cortona o alla gran tavola di Santa Croce, si è sorpresi dall’accu-
ratezza minuziosa che il pittore ha prodigato all’opera sua. Ogni figura è bella e giustamente
modellata, quasi tornita, le teste e le mani sono ben proporzionate. I manti sono drappeggiati

Pubblicato da Milanesi nei Nuovi Documenti, pag. 78.
 
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