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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 11.1908

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Fasc.3
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Sirén, Osvald: Gli affreschi nel paradiso degli Alberti: Lorenzo di Niccolò e Mariotto di Nardo
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https://doi.org/10.11588/diglit.24153#0243

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GLI AFFRESCHI NEL PARADISO DEGLI ALBERTI

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con l’intento evidente di ottenere un panneggiamento organico, non già arbitrariamente
reso. Le figure son veramente tozze, e i loro movimenti non rivelano troppa sicurezza, ma
hanno ad ogni modo una organica consistenza superiore a quella delle figure di Mariotto.
I suoi tipi mostrano una certa differenzazione : noi possiamo distinguere non solo i volti
de’vecchi da quelli de’giovani, ma quelli femminili dai maschili. La Madonna dell’ancona
di Santa Croce è un’amabile, verginale figura con un vago visetto di fanciulla; non la si
potrebbe assolutamente immaginare in un quadro di Mariotto.

La pala d’altare appartiene come s’è detto, ad un periodo relativamente avanzato della
evoluzione di Lorenzo, in cui lo stile delle sue figure ha assunto maggior scioltezza e
morbidezza, benché anche prima possiamo avvertire in lui maggiori gradazioni ne’ carat-
teri delle figure che non in Mariotto. La stretta affinità è già stata rilevata una volta per
sempre.

Del resto vale per entrambi i maestri, ch’essi riescono meglio ne’ piccoli dipinti delle
predelle che non nelle opere maggiori.

Le loro debolezze offendono meno nel piccolo formato che nel grande. Può essere perciò
di un certo interesse il confrontare la scena dell’adorazione de’ Magi sotto la grande Inco-
ronazione in Cortona con una delle composizioni, quasi contemporanee, della predella di
Mariotto nell’Accademia di Firenze, forse meglio di tutto con quella che rappresenta l’andata
di Maria al tempio e il suo sposalizio.

Lorenzo ci mostra il corteo festoso dei tre re tutti adorni d’oro, con la corona in capo
e numerosi servi, cavalcanti su cavalli e cammelli. Il corteo gira intorno alla rupe che lo
divide dalla capanna in cui siede Maria col figlio. Vediamo poi com’essi s’avvicinano coi
loro doni al neonato, mentre i paggi s’accalcano curiosi dietro le loro spalle. Qui c’è movi-
mento e varietà, la narrazione si svolge in modo dilettevole ; sembra anzi che spiri un alito
di fiaba su quel corteo serpeggiante. Le figure, piccole e in parte quasi eleganti, si muovono
e si scompaiano in modo spontaneo. Il fantastico paesaggio montagnoso concede loro spazio
sufficiente così per correre come per cavalcare.

Nella scena dello sposalizio di Maria, raffigurata da Mariotto, vediamo pure un copioso

Mariotto di Nardo: La Presentazione al tempio e lo Sposalizio
Firenze, Galleria dell’Accademia di Belle Arti

ammasso di forme umane e di figure in movimento, ma le figure son così fittamente stipate,
che paion piuttosto stare sospese che ritte. Esse non si reggono sui piedi, ma sul lembo
del manto ; se questo si rilasciasse, si ammaccherebbero il naso. Esse sono inoltre disegnate
in scala così grande rispetto alla superficie del quadro, che diventano involontariamente
goffe. L’artista non s’è menomamente curato di dar l’impressione della profondità, appena
a far delle sue figure i vivaci attori di un racconto. Egli riempie assai semplicemente il
 
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