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ANTONIO MUNOZ
II verso del foglio porta una grande cartella de-
corativa, violetta con iscrizione aurea, e larga cornice
a varie strisce, sul tipo di quella dell’Evangelario am-
brosiano, foglio 120.
A fol. 72 è figurata VAscensione di Cristo. Il fondo
è dorato, in basso su un terreno cinerino, stanno in
mezzo due angeli e ai lati gli apostoli che guardano
in alto al Cristo che cammina nello spazio verso de-
stra ; al disopra dal menisco esce la mano di Dio che
prende il Cristo per il polso destro. Contro ciò che è
detto nell’ iscrizione, posta nella pagina antecedente
(.Istud operativum simulai ascensum domini super astra
Fig. 5 — Milano, Biblioteca Ambrosiana
Evangelario colonese, fol. 120
coeli et quomodo discipulis tam mirabili visu oculos
pascentibus ipse portatus ab angelis sedem petìit apud
dexteram patris), gli angeli non portano Cristo ; essi
tengono in una mano abbassata un rottilo, e sollevano
l’altra come per sostenere una nuvola o una base su
cui dovrebbe posare il Cristo, ma nuvola o base man-
cano. Questa strana dimenticanza potrebbe far credere
che il miniatore avesse innanzi un modello e lo co-
piasse senza bene intenderlo.
Nel fol. 76 c’è una grande iscrizione aurea, senza
cornice : « In die scopentecosten statto ad scmpetrum ».
A fol. 76v si vede la Moltitudine radunatasi il di della
Pentecoste. Il fondo è a varii strati orizzontali che
vanno dal violetto all’azzurro, al roseo, al bianco,
come nel codice ambrosiano ; in alto c’è un gran me-
nisco aureo ; in basso una gran folla di persone che
si prolunga nei secondi piani. Una piccola iscrizione
dice : « Parthi et Medi et Eiamite et Mesopotamie, et
alii qui venerunt ad dieni festum » (corrispondente al
versetto II, 9 degli Acta apostolorum).
La Pentecoste è rapp esentata sul fol. 77. In alto
si vedono coronamenti architettonici che stanno ad
indicare che la scena sottostante si svolge in un am-
biente chiuso; in basso stanno seduti in due file gli
apostoli, e al disopra c’è un menisco violetto in cui
è dipinta una colomba che manda raggi di fuoco. Gli
apostoli indossano vesti di colori chiari, verdi e az-
zurri, che non s’incontrano nel resto del codice. Sul
verso dello stesso foglio c’è una grande cartella de-
corativa che porta nel centro la lettera iniziale D fatta
ad intrecci, ed è chiusa da doppia cornice; l’esterna
a foglioline violacee lumeggiate di bianco, l’interna a
cerchii violetti intramezzati da foglie verdi. Nel punto
di mezzo delle cornici ci sono quattro medaglioni
aurei, con bordo arancio e nero, in cui son figurate
a mezzo busto con tuniche azzurre e manti gialli, le
quattro virtù, coi loro nomi :
IUSTICIA
PRUDENTIA FORTITUDO
TEMPERANTI A.
Seguono altre cartelle decorative.
In confronto dell’evangelario ambrosiano, il sacra-
mentario di San Gereone, sebbene appartenga indub-
biamente a uno stesso gruppo artistico, è stilistica-
mente molto inferiore. Le figure sono ancora più
allungate e meno solidamente costruite ; i colori meno
brillanti; le linee meno ampie. Il miniatore del codice
parigino compone talvolta dei fondi assolutamente
bizzarri, colorandoli a strati diversi non orizzontali,
in modo che hanno l’aspetto di un caos. Ma tali dif-
ferenze, dovute alla diversità del temperamento dei
due miniatori, non diminuiscono i rapporti stretti che
corrono tra i due codici ; entrambi mostrano lo stesso
spirito decorativo, entrambi quell’illuminazione varia
e strana dei fondi, che fa talvolta l’effetto di un fuoco
di bengala. E sopratutto lo strano senso del colore
che predomina nei due manoscritti, in specie nel-
l’evangelario ambrosiano, meraviglia l’osservatore; e
trova difficilmente riscontri nell’arte contemporanea.
In Italia la miniatura benedettina presenta si molti
convenzionalismi in fatto di colore, per cui il turchino
e il verde assumono talvolta la funzione di rappre-
sentare tutte le tinte scure e si vedono in quei colori
dipinti cavalli, buoi e altri animali; ma nel codice
dell’Ambrosiana tale convenzionalismo è spinto certa-
mente a un grado molto più alto.
Poiché il codice parigino viene da Colonia devesi certo
credere che l’Ambrosiano abbia la stessa provenienza.
* * *
I caratteri ora enunciati bastano ad individuare il
gruppo delle miniature colonesi nella grande corrente
ANTONIO MUNOZ
II verso del foglio porta una grande cartella de-
corativa, violetta con iscrizione aurea, e larga cornice
a varie strisce, sul tipo di quella dell’Evangelario am-
brosiano, foglio 120.
A fol. 72 è figurata VAscensione di Cristo. Il fondo
è dorato, in basso su un terreno cinerino, stanno in
mezzo due angeli e ai lati gli apostoli che guardano
in alto al Cristo che cammina nello spazio verso de-
stra ; al disopra dal menisco esce la mano di Dio che
prende il Cristo per il polso destro. Contro ciò che è
detto nell’ iscrizione, posta nella pagina antecedente
(.Istud operativum simulai ascensum domini super astra
Fig. 5 — Milano, Biblioteca Ambrosiana
Evangelario colonese, fol. 120
coeli et quomodo discipulis tam mirabili visu oculos
pascentibus ipse portatus ab angelis sedem petìit apud
dexteram patris), gli angeli non portano Cristo ; essi
tengono in una mano abbassata un rottilo, e sollevano
l’altra come per sostenere una nuvola o una base su
cui dovrebbe posare il Cristo, ma nuvola o base man-
cano. Questa strana dimenticanza potrebbe far credere
che il miniatore avesse innanzi un modello e lo co-
piasse senza bene intenderlo.
Nel fol. 76 c’è una grande iscrizione aurea, senza
cornice : « In die scopentecosten statto ad scmpetrum ».
A fol. 76v si vede la Moltitudine radunatasi il di della
Pentecoste. Il fondo è a varii strati orizzontali che
vanno dal violetto all’azzurro, al roseo, al bianco,
come nel codice ambrosiano ; in alto c’è un gran me-
nisco aureo ; in basso una gran folla di persone che
si prolunga nei secondi piani. Una piccola iscrizione
dice : « Parthi et Medi et Eiamite et Mesopotamie, et
alii qui venerunt ad dieni festum » (corrispondente al
versetto II, 9 degli Acta apostolorum).
La Pentecoste è rapp esentata sul fol. 77. In alto
si vedono coronamenti architettonici che stanno ad
indicare che la scena sottostante si svolge in un am-
biente chiuso; in basso stanno seduti in due file gli
apostoli, e al disopra c’è un menisco violetto in cui
è dipinta una colomba che manda raggi di fuoco. Gli
apostoli indossano vesti di colori chiari, verdi e az-
zurri, che non s’incontrano nel resto del codice. Sul
verso dello stesso foglio c’è una grande cartella de-
corativa che porta nel centro la lettera iniziale D fatta
ad intrecci, ed è chiusa da doppia cornice; l’esterna
a foglioline violacee lumeggiate di bianco, l’interna a
cerchii violetti intramezzati da foglie verdi. Nel punto
di mezzo delle cornici ci sono quattro medaglioni
aurei, con bordo arancio e nero, in cui son figurate
a mezzo busto con tuniche azzurre e manti gialli, le
quattro virtù, coi loro nomi :
IUSTICIA
PRUDENTIA FORTITUDO
TEMPERANTI A.
Seguono altre cartelle decorative.
In confronto dell’evangelario ambrosiano, il sacra-
mentario di San Gereone, sebbene appartenga indub-
biamente a uno stesso gruppo artistico, è stilistica-
mente molto inferiore. Le figure sono ancora più
allungate e meno solidamente costruite ; i colori meno
brillanti; le linee meno ampie. Il miniatore del codice
parigino compone talvolta dei fondi assolutamente
bizzarri, colorandoli a strati diversi non orizzontali,
in modo che hanno l’aspetto di un caos. Ma tali dif-
ferenze, dovute alla diversità del temperamento dei
due miniatori, non diminuiscono i rapporti stretti che
corrono tra i due codici ; entrambi mostrano lo stesso
spirito decorativo, entrambi quell’illuminazione varia
e strana dei fondi, che fa talvolta l’effetto di un fuoco
di bengala. E sopratutto lo strano senso del colore
che predomina nei due manoscritti, in specie nel-
l’evangelario ambrosiano, meraviglia l’osservatore; e
trova difficilmente riscontri nell’arte contemporanea.
In Italia la miniatura benedettina presenta si molti
convenzionalismi in fatto di colore, per cui il turchino
e il verde assumono talvolta la funzione di rappre-
sentare tutte le tinte scure e si vedono in quei colori
dipinti cavalli, buoi e altri animali; ma nel codice
dell’Ambrosiana tale convenzionalismo è spinto certa-
mente a un grado molto più alto.
Poiché il codice parigino viene da Colonia devesi certo
credere che l’Ambrosiano abbia la stessa provenienza.
* * *
I caratteri ora enunciati bastano ad individuare il
gruppo delle miniature colonesi nella grande corrente