DISEGNO ORIGINALE D'UNA PIANTA PER SANTA MARIA DEL FIORE 243
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fratello di Antonio da Sangallo il Giovane. Negli studi autografi del Gobbo visti da me
agli Uffizi, a Vienna, a Monaco di Baviera e a Lille, si osserva che secondo la sua età,
egli ha avuto tre o quattro modi differenti di scrivere. L’epoca in cui egli scriveva come si
vede nel nostro disegno, corrisponde all’epoca in cui faceva per Raffaello da Urbino alcune
piante per la Villa Madama, cioè un’epoca che corrisponde a quanto ho detto intorno a
questo modo di disegnare.
Ma questi fatti veramente non provano nulla. Anche prima del Cinquecento, s’incontra
questo modo di disegnare, e in
quanto a quella notizia, non
è scritta dalla mano del dise-
gnatore ; è una aggiunta po-
steriore. L’inchiostro è più
scuro e più colore di sepia,
mentre le linee del disegno
sono di bistro. La scala invece,
colla piccola mano che la in-
dica col dito, venne tracciata
dal disegnatore stesso simul-
taneamente al disegno. Le ra-
gioni invece che invitano a
considerare il disegno come un
documento originale e di epoca
molto anteriore sono le seguenti.
Anzitutto la piccola mano che
mostra col dito la scala delle io
braccia. Essa esce da una ma-
nica tagliata al polso in forma
di foglie trilobe in un modo di
ornamento piuttosto gotico. De-
siderando permettere il con-
trollo di questa circostanza im-
portante, mi parve utile darne
un ingrandimento fotografico
riprodotto nella fig. 1.
La seconda ragione in fa-
vore della mia opinione viene
da un fatto che si capirebbe
difficilmente in una copia, fatto
il quale aveva già colpito il
Guasti quando mi scriveva:
« Singolare questo disegno che
ha varianti ». Ma l’importante
non è unicamente la presenza
di questa variante ma bensì la circostanza che prima non esisteva nella pianta. Si vide che
l’angolo esterno dei due piloni che uniscono la cupola alla navata grande era in principio
formato nell’istesso modo, cioè ad angolo retto, con lati paralleli e perpendicolari all’asse
della navata, come si vede ancora nel pilone sinistro. Mentre nel pilone destro il disegna-
tore della pianta levò quest’angolo col temperino, come si vede benissimo nell’originale
ed anche nella fotografia qui riprodotta, per sostituirvi la variante di una faccia diago-
nale formando coll’asse della navata un angiolo minore di 45 gradi. Ora mi sembra evidente
che, se il disegno fosse una copia, il copiatore, anzitutto, avrebbe disegnato subito la variante
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Fig. 2.
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fratello di Antonio da Sangallo il Giovane. Negli studi autografi del Gobbo visti da me
agli Uffizi, a Vienna, a Monaco di Baviera e a Lille, si osserva che secondo la sua età,
egli ha avuto tre o quattro modi differenti di scrivere. L’epoca in cui egli scriveva come si
vede nel nostro disegno, corrisponde all’epoca in cui faceva per Raffaello da Urbino alcune
piante per la Villa Madama, cioè un’epoca che corrisponde a quanto ho detto intorno a
questo modo di disegnare.
Ma questi fatti veramente non provano nulla. Anche prima del Cinquecento, s’incontra
questo modo di disegnare, e in
quanto a quella notizia, non
è scritta dalla mano del dise-
gnatore ; è una aggiunta po-
steriore. L’inchiostro è più
scuro e più colore di sepia,
mentre le linee del disegno
sono di bistro. La scala invece,
colla piccola mano che la in-
dica col dito, venne tracciata
dal disegnatore stesso simul-
taneamente al disegno. Le ra-
gioni invece che invitano a
considerare il disegno come un
documento originale e di epoca
molto anteriore sono le seguenti.
Anzitutto la piccola mano che
mostra col dito la scala delle io
braccia. Essa esce da una ma-
nica tagliata al polso in forma
di foglie trilobe in un modo di
ornamento piuttosto gotico. De-
siderando permettere il con-
trollo di questa circostanza im-
portante, mi parve utile darne
un ingrandimento fotografico
riprodotto nella fig. 1.
La seconda ragione in fa-
vore della mia opinione viene
da un fatto che si capirebbe
difficilmente in una copia, fatto
il quale aveva già colpito il
Guasti quando mi scriveva:
« Singolare questo disegno che
ha varianti ». Ma l’importante
non è unicamente la presenza
di questa variante ma bensì la circostanza che prima non esisteva nella pianta. Si vide che
l’angolo esterno dei due piloni che uniscono la cupola alla navata grande era in principio
formato nell’istesso modo, cioè ad angolo retto, con lati paralleli e perpendicolari all’asse
della navata, come si vede ancora nel pilone sinistro. Mentre nel pilone destro il disegna-
tore della pianta levò quest’angolo col temperino, come si vede benissimo nell’originale
ed anche nella fotografia qui riprodotta, per sostituirvi la variante di una faccia diago-
nale formando coll’asse della navata un angiolo minore di 45 gradi. Ora mi sembra evidente
che, se il disegno fosse una copia, il copiatore, anzitutto, avrebbe disegnato subito la variante
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Fig. 2.