MISCELLANEA
303
dettaglio riprodotto, il modo col quale è prospettica-
mente rappresentato il piano, ove il santo posa), si
Pittore siciliano del 1460-1470 c.
Madonna allattante
Castelbuono, Chiesa di S. Maria del Parto
rivela nell’autore la conoscenza e la parziale imitazione
di ancone vivarinesche.
Or non è da escludere che, come da Venezia le pit-
ture dei Vivarini si diffusero nell’ Italia meridionale,
così potesse taluna di esse giungere fino in Sicilia, ed
esercitarvi qualche azione, prima ancora che, con An-
tonello e i suoi seguaci, si stringessero, fra la pittura
veneta e la siciliana, rapporti fecondi e durevoli. La
scoperta recentissima di un’ancona dimenticata di Bar-
tolomeo Vivarini a Morano di Calabria 1 è per questo
riguardo un fatto molto significante, poiché non bi-
sogna dimenticare che le tendenze artistiche della Si-
ciliae della Calabria furono, nel rinascimento, comuni.1 2
Riassumendo, noi possiamo definire l’autore del
pentittico, come un maestro nel quale l’indirizzo si-
1 Gallo. Un dipinto del Vivarini ed altre opere dimenticate in
Calabria (La Vita, a. Ili, n. 322; Roma, 20 novembre 1907).
2 Rimangono memorie di pittori calabresi del quattrocento, che
operarono in Sicilia, e, frequenti e importanti, di pittori siciliani
che operarono nello stesso tempo in Calabria. Fra costoro Anto-
nello da Messina e Antonello de Saliba, dei quali serbano tuttora
opere Reggio e Catanzaro.
ciliano-marchigiano viene modificato da un nuovo
elemento, affacciantesi per la prima volta nella pittura
locale,1 un elementoveneto-vivarinesco. Del «maestro
del pentittico di Castelbuono » come il nome, così non
è noto il momento nel quale precisamente si svolse
la sua attività; ma rimane tuttavia un sicuro argomento
di prova che quel momento coincide col periodo oscuro
della vita di Antonello da Messina.
Circa venti anni della vita di Antonello (1455-1473)
ci sono ignoti ; 2 e l’arte del maestro, quale si rivela a
un tratto nel trittico della Pinacoteca di Messina (1473)
apparve ai più un fenomeno senza spiegazione possi-
bile in precedenti locali. Ma i precedenti sono, e una
delle chiavi del mistero è data dal pentittico di Ca-
stelbuono.
Di questo, oltre la Madonna allattante, abbiamo ri-
prodotto la figura di San Benedetto, e ognuno, dalla
Pittore siciliano del 1460-1470 c.
San Benedetto
Castelbuono, Chiesa di S. Maria del Paltò
riproduzione, può facilmente riconoscere che tale
figura è quasi identicamente riprodotta nel trittico di
1 Non per la prima volta in senso assoluto, ma per la prima
volta con azione efficace e probabilmente diretta.
2 Non manca qualche rara opera di Antonello spettante certa-
mente o probabilmente a questo periodo; manca qualsiasi traccia
sicura per conoscere ionie, durante il periodo stesso, venisse evol-
vendosi l’attività del maestro.
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dettaglio riprodotto, il modo col quale è prospettica-
mente rappresentato il piano, ove il santo posa), si
Pittore siciliano del 1460-1470 c.
Madonna allattante
Castelbuono, Chiesa di S. Maria del Parto
rivela nell’autore la conoscenza e la parziale imitazione
di ancone vivarinesche.
Or non è da escludere che, come da Venezia le pit-
ture dei Vivarini si diffusero nell’ Italia meridionale,
così potesse taluna di esse giungere fino in Sicilia, ed
esercitarvi qualche azione, prima ancora che, con An-
tonello e i suoi seguaci, si stringessero, fra la pittura
veneta e la siciliana, rapporti fecondi e durevoli. La
scoperta recentissima di un’ancona dimenticata di Bar-
tolomeo Vivarini a Morano di Calabria 1 è per questo
riguardo un fatto molto significante, poiché non bi-
sogna dimenticare che le tendenze artistiche della Si-
ciliae della Calabria furono, nel rinascimento, comuni.1 2
Riassumendo, noi possiamo definire l’autore del
pentittico, come un maestro nel quale l’indirizzo si-
1 Gallo. Un dipinto del Vivarini ed altre opere dimenticate in
Calabria (La Vita, a. Ili, n. 322; Roma, 20 novembre 1907).
2 Rimangono memorie di pittori calabresi del quattrocento, che
operarono in Sicilia, e, frequenti e importanti, di pittori siciliani
che operarono nello stesso tempo in Calabria. Fra costoro Anto-
nello da Messina e Antonello de Saliba, dei quali serbano tuttora
opere Reggio e Catanzaro.
ciliano-marchigiano viene modificato da un nuovo
elemento, affacciantesi per la prima volta nella pittura
locale,1 un elementoveneto-vivarinesco. Del «maestro
del pentittico di Castelbuono » come il nome, così non
è noto il momento nel quale precisamente si svolse
la sua attività; ma rimane tuttavia un sicuro argomento
di prova che quel momento coincide col periodo oscuro
della vita di Antonello da Messina.
Circa venti anni della vita di Antonello (1455-1473)
ci sono ignoti ; 2 e l’arte del maestro, quale si rivela a
un tratto nel trittico della Pinacoteca di Messina (1473)
apparve ai più un fenomeno senza spiegazione possi-
bile in precedenti locali. Ma i precedenti sono, e una
delle chiavi del mistero è data dal pentittico di Ca-
stelbuono.
Di questo, oltre la Madonna allattante, abbiamo ri-
prodotto la figura di San Benedetto, e ognuno, dalla
Pittore siciliano del 1460-1470 c.
San Benedetto
Castelbuono, Chiesa di S. Maria del Paltò
riproduzione, può facilmente riconoscere che tale
figura è quasi identicamente riprodotta nel trittico di
1 Non per la prima volta in senso assoluto, ma per la prima
volta con azione efficace e probabilmente diretta.
2 Non manca qualche rara opera di Antonello spettante certa-
mente o probabilmente a questo periodo; manca qualsiasi traccia
sicura per conoscere ionie, durante il periodo stesso, venisse evol-
vendosi l’attività del maestro.