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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 11.1908

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Fasc. 5
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Frizzoni, Gustavo: Bartolomeo Suardi detto Bramantino secondo una nuova pubblicazione
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https://doi.org/10.11588/diglit.24153#0374

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GUSTAVO FRI ZZO NI

desse cura, preoccupandosi di redimerla dalle pietose condizioni in che era ridotta, Non si
poteva aspettare di meno infatti da chi, adeguatamente immedesimato della massima che
noblesse oblige, conscio della maestà non comune ond’è improntata l’opera del Bramantino
che gli appartiene, desiderò vederla rimessa in onore e all’uopo invocò l’intervento benefico
della mano di un altro artista, quella cioè a dire, del prof. Cavenaghi. Pari alla opportunità
di siffatto divisamente dev’essere ora la soddisfazione del principe Trivulzio nel constatare
l’eccellenza del risultato ottenuto, per cui egli a buon diritto può stimarsi possessore di una
delle più pregevoli opere del maestro. A documentare il miglioramento avvenuto mercè il
recente restauro serva, meglio di ogni altro discorso, il confronto fra la riproduzione del dipinto
quale apparisce nell’opera del Suida, eseguita dall’originale nel suo stato di abbandono, e
quella fatta dopo compito il ripristino. Nella prima tutti gl’indizi dei buchi, delle spaccature
della tavola, del generale intorbidamento dei colori, da rendere il quadro intero quasi una
larva di quello che doveva essere in origine, nella seconda — che qui si dà in mostra —
richiamato a nuova vita, nell’equilibrio primitivo delle linee e delle tinte, astrazione fatta
dagli annerimenti prodotti essenzialmente dall’azione del tempo.

Evidenti appariscono nell’insieme dell’opera le profonde impressioni riportate dall’autore
dal suo contatto coll’antico mondo romano. Quelle figure da filosofi redivivi, di grandezza

Fig. 2 — Colonnato dell’antico Museo di Berlino.

quasi al naturale, quell’ampio panneggiare, non impeccabile certamente nei suoi motivi, ma
desunto senza dubbio dagli abbondanti paludamenti delle statue antiche, quegli accenni
architettonici di chi ormai non era novizio nella relativa arte, non sono forse elementi intro-
dotti col pensiero sempre rivolto al centro della antica civiltà ? E tutto ciò l’artista se lo è
assimilato in guisa da farne scaturire una creazione sua, di un sapore singolare, e da essere
distinta dalle opere di chi si sia d’altro.

Ora prima di staccarci dalla medesima ci piace richiamare l’attenzione del lettore sul-
l’aspetto dell’edificio principale che figura nel mezzo e contribuisce a conferire all’opera un
carattere di spiccato classicismo. In quel semplice colonnato ionico ci è dato riscontrare
una curiosa coincidenza d’ispirazione con un edificio monumentale bene noto, di uno fra
i più distinti architetti moderni, vale a dire colla facciata del museo imperiale di Berlino,
edificato sui primi del secolo scorso dall’architetto Schinkl sulla piazza del Lustgarten a
Berlino, di rimpetto alla grande mole del palazzo imperiale. La somiglianza generica del
concetto certamente non è casuale, ma si spiega di leggieri colla circostanza che i due
artisti, il milanese, operante nei primi decenni del Cinquecento e il berlinese di tre secoli
dopo, attinsero alla stessa fonte classica il loro pensiero, l’uno per introdurlo come una
parte accessoria dell’opera sua, l’altro per mettere ad effetto in tutta la sua nobile perfe-
zione e con più ampio sviluppo un edificio architettonico fra i più belli che vanti l’età
moderna, qual’è quello del colonnato d’accesso al museo, fondato dal re Federico Guglielmo
di Prussia.
 
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