FRANCESCO VERLA E GLI ALTRI PITTORI DELLA SUA FAMIGLIA
34i
attingere continuazione di vitale insegnamento, non si riconosce abbastanza forte per reggersi
da solo, ma prova il bisogno di meglio orientarsi, assicurando la sua arte a qualche sostegno
più solido, più attuale e più pratico, ed affannosamente si dà alla ricerca di tale punto
d’appoggio.
Quale sarebbe stato il risultato dei tentativi del Verla nello sviluppo pittorico della
sua tecnica, qualora la morte non fosse sopraggiunta a troncare l’esistenza, non è facile
indovinare.
* * *
Tale l’evoluzione dell’artista, manifestata dalle opere che portano la firma di lui.
Sulla scorta di esse torna agevole attribuire al Verla parecchi altri dipinti, che sono
in vero degni di nota.
Prima di tutti va certamente assegnata a lui la pala nella parrocchiale di Velo d’Astico,1
Francesco Verla (Attribuita): Madonna e Santi
Verona, Museo civico
che più di qualsiasi altra risente dell’influenza del Perugino e che come tale giova consi-
derare uno dei primi lavori dal Verla- eseguiti nel Veneto.
Sotto una adorna costruzione architettonica, aperta sulla campagna, è rizzata la cat-
tedra protetta da baldacchino, sulla quale siede la Vergine, dal delicato ovale del mento
che le conferisce una espressione pura e modesta quale il pittore non seppe altra volta
raggiungere. Sul suo ginocchio sinistro poggia il nudo Bambino; ai piedi del trono scher-
zano due putti molto simili a quelli ripetuti nella pala di Trento; mentre ai lati di lei
stanno ritti Sant’Antonio abate, col libro ed il campanello ed un San Domenico (?) in atto
di leggere.
Di tali due figure, la seconda non può a meno di riavvicinarsi allo stesso santo della
pala del Marescalco in San Rocco di Vicenza (1502); la prima invece sia col Sant’Antonio
dell’altare dello Speranza in San Giorgio presso Velo stessa, sia con quello di un’ancona
1 G. da Schio, Memorabili, cit. J. A. Crowe and G. B. Cavalcaseli^, A hew hi story, cit., voi. Ili,
pag. 357-
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attingere continuazione di vitale insegnamento, non si riconosce abbastanza forte per reggersi
da solo, ma prova il bisogno di meglio orientarsi, assicurando la sua arte a qualche sostegno
più solido, più attuale e più pratico, ed affannosamente si dà alla ricerca di tale punto
d’appoggio.
Quale sarebbe stato il risultato dei tentativi del Verla nello sviluppo pittorico della
sua tecnica, qualora la morte non fosse sopraggiunta a troncare l’esistenza, non è facile
indovinare.
* * *
Tale l’evoluzione dell’artista, manifestata dalle opere che portano la firma di lui.
Sulla scorta di esse torna agevole attribuire al Verla parecchi altri dipinti, che sono
in vero degni di nota.
Prima di tutti va certamente assegnata a lui la pala nella parrocchiale di Velo d’Astico,1
Francesco Verla (Attribuita): Madonna e Santi
Verona, Museo civico
che più di qualsiasi altra risente dell’influenza del Perugino e che come tale giova consi-
derare uno dei primi lavori dal Verla- eseguiti nel Veneto.
Sotto una adorna costruzione architettonica, aperta sulla campagna, è rizzata la cat-
tedra protetta da baldacchino, sulla quale siede la Vergine, dal delicato ovale del mento
che le conferisce una espressione pura e modesta quale il pittore non seppe altra volta
raggiungere. Sul suo ginocchio sinistro poggia il nudo Bambino; ai piedi del trono scher-
zano due putti molto simili a quelli ripetuti nella pala di Trento; mentre ai lati di lei
stanno ritti Sant’Antonio abate, col libro ed il campanello ed un San Domenico (?) in atto
di leggere.
Di tali due figure, la seconda non può a meno di riavvicinarsi allo stesso santo della
pala del Marescalco in San Rocco di Vicenza (1502); la prima invece sia col Sant’Antonio
dell’altare dello Speranza in San Giorgio presso Velo stessa, sia con quello di un’ancona
1 G. da Schio, Memorabili, cit. J. A. Crowe and G. B. Cavalcaseli^, A hew hi story, cit., voi. Ili,
pag. 357-