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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 11.1908

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Fasc. 5
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Nicola, Giacomo de: I bassorilievi di Castel di Sangro
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https://doi.org/10.11588/diglit.24153#0400

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35°

GIACOMO DE NICOLA

pentastilo, mentre di qua e di là due manigoldi lo battono e altri due lo scherniscono. Così vi
è il portico pentastilo nel bassorilievo (fìg. 5), benché semplificato ad un solo ordine di colonne
dal fusto e dai capitelli appena squadrati, ma vi mancano i due che sporgono dietro i fla-
gellatori. Nel paliotto (fig. 6) Gesù è semplicemente legato ad una colonna tra due mani-
goldi. La scritta che si legge : « Quando . NPO . fo . legato . ala . colonda » corrisponde
a quella di Castel di Sangro: « Quando . NPO • fo . bactuto . ala . colonda ».

La Crocifissione mostra rapporti ancora più stretti (fig. 7, 8 e 9). Maria e Giovanni,
con novità iconografica, siedono in terra ai lati della croce, Maria posando la mano destra
al ginocchio sinistro di appoggio all’altro braccio che ne sostiene la faccia, Giovanni do-
lorosamente stringendo le due mani e alzando il capo verso Cristo. Maria sembra quasi
uscita nelle tre opere da una stessa stampa. I due angioli che volano verso Cristo nel Ghi-
berti mancano negli altri due 1 che hanno diminuito lo spazio fatto da questa mancanza
col piantare la croce più in basso.

E evidente la derivazione dei bassorilievi e del paliotto dalle porte.

È evidente altresì, l’indipendenza della derivazione. Lo scultore, cioè, non poteva ri-
cavare dall’esemplare del paliotto una composizione di tanto più fedele a quella del Ghi-
berti, nè, viceversa, l’orafo aveva bisogno dei bassorilievi per conoscere il modello che gli
servì per il resto di quell’opera non solo, ma per tutta la sua produzione.

Ma ciò non esclude che uno possa essere stato l’autore delle due opere, Nicola da
Guardiagrele.

Gli altri tre bassorilievi dalle scene che si ritrovano uguali nello stesso paliotto di Te-
ramo, ma che mancano o son diverse nelle porte di Firenze, farebbero crederlo. L’ipotesi
dell’appartenenza dei bassorilievi di Castel di Sangro a Nicola da Guardiagrele fu posta
innanzi, benché con riserve, dal Balzano nell’opuscolo citato.

Che Nicola, da buon quattrocentista, coltivasse, oltre l’oreficeria e la pittura, anche
la scultura non farebbe meraviglia. Ma, mentre la sua qualità di pittore ci è assicurata
in modo indubbia dalla piccola tavola comparsa alla Mostra di Chieti e di recente acqui-
stata perla galleria degli Uffizi, tavola firmata e in piena conformità stilistica con i suoi
smalti, 2 3 * la sua qualità di scultore non ci è per ora nota, poiché, opponendovisi -la cro-
nologia, egli non è identificabile con quel Niccolò della Guardia che il Vasari nomina
con Pietro Paolo da Todi quali discepoli di Paolo Romano e « ragionevoli maestri nella
scultura »• 5

Bisognerà, dunque, in mancanza di testimonianze storiche, confortare l’ipotesi con ra-
gioni stilistiche.

Prendiamo, perciò, ora ad esaminare l’altro gruppo dei rilievi di Castel di Sangro, quello
che ha solo corrispondenza nelle formelle del paliotto di Teramo.

1 Ma quei due angioli, insieme alle figure di Maria
e Giovanni, si ripeteranno identici sulle croci di Ni-
cola e, mediante Nicola, per lungo tempo nell’orefi-
ceria d’Abruzzo, quasi a perpetuo ricordo della fonte
cui attinse il rinnovatore guardiese.

2 Cioè collo smalto inferiore sul rovescio della croce
di Santa Maria Maggiore di Guardiagrele e collo smalto
in alto a sinistra della figura centrale di Dio benedi-
cente del paliotto.

3 Vasari, Vite, ed. Milanesi, II, pag. 649.

Non credo di dover modificare il giudizio in seguito
alla pubblicazione del Colasanti (Bollettino d'arte, 1907,
fase. 30, pag. 1-6) per la quale Nicola da Guardiagrele

sarebbe l’autore di una Annunciazione a tutto tondo
proveniente da Tocco Casauria e acquistata dallo Stato

per il Bargello. Il Colasanti ha, in proposito, preso
per buona la testimonianza vasariana del cui valore
negativo è facile persuaderci quando rifletteremo che
i soli lavori di scultura per i quali Nicola è noto al
Vasari sono le sepolture di Pio II e Pio III, la prima
delle quali è dal Vasari stesso, in altro luogo (II, 462),
attribuita a Pasquino da Montepulciano e a Bernardo
Ciuffagni, e l’altra, come nota ivi il Milanesi, fu al-
logata ai fiorentini Francesco di Giovanni e Bastiano
di Francesco verso il 1505, allorché Nicola non vi-
veva più da un pezzo. Nicola, lo dimostrerà presto
il Dott. Luigi Rivera pubblicando un atto notarile del
suo archivio di famiglia in Aquila, morì prima del 1462.
L’asserzione del Vasari è, così, da questa data con-
tradetta in modo definitivo.
 
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