IL CASTELLO DI SAN NICANDRO DI BARI
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fide obliqua all’urto delle macchine e dei projetti, poiché, come diceva il sommo Leonardo
« qualla Remissione sarà di minore •valetudine la quale sarà fatta sopra oibìetto di maggiore
obbliquìtà ». Fu lo stesso principio, che condusse all’adozione dei muri fortemente scarpati,
ed alle prime torri di forma pentagona, in cui tale forma era però limitata alla sola parte
più bassa, come nelle tre torri della cinta di Roma presso Porta Nomentana, e nella torre
della cinta d’Ardea. Ma per quelle che conservano la forma pentagona per tutta l’altezza
loro, è d’uopo ammettere che ben altre qualità, oltre quella esclusivamente passiva di una
maggior resistenza all’urto, furono riconosciute, tanto che quella forma e non altra fu data
al bastione moderno, organo essenzialmente attivo della difesa. Di codeste torri pentagone
si trovano non rari esempi durante i periodi Normanno-Svevo ed Angioino : ne mostrano
i castelli di Brindisi, di Melfi, di Lucerà, di Augusta in Sicilia ed altri.
Fra la torre quadrata dell’angolo Nord-Est e la vicina torre pentagona, rimane, come
già si è detto, un breve tratto di cortina da cui poteasi battere di fianco chi oltrepassava
la porta del recinto. Or non sembra di
scorgere in codesta disposizione quasi un
preannunzio dei fianchi ritirati dei bastioni
Sangalleschi?
Lungo la fronte orientale segue alla
torre pentagona una cortina lunga circa
8 m. in cui è la porta del castello. Quando
camminando lungo le misere bottegucce,
che hanno occupato tutto lo spazio fra
l’antico muro di cinta orientale ed il ca-
stello, si arriva dinanzi all’arco, che apresi
nel muro stesso, e si vede in fondo la
superba porta, non si può non essere me-
ravigliati e compresi di ammirazione. Chè
davvero reca stupore il trovare, in un
edificio così assolutamente medievale e
militaresco, codesta bellissima porta, che potrebbe adornare il più sontuoso palazzo fiorentino
del Quattrocento. Il suo arco, a sesto appena acuto, è formato da una corona larghissima di
bugne lunghe e strette, sovralzantesi in chiave, sino a raggiunger la lunghezza di oltre un
metro. Sulla porta è il bello stemma losangato di cui già dianzi si è discorso. E un semplice e
grande scudo dalla forma spagnuola, incastrato nella parete della cortina; la qual cortina è,
per una certa altezza, tutta a piccole bugne, limitata poi in alto, da un cordone. Il tutto è
della forte pietra calcare del luogo, lavorata con diligenza e pulitezza mirabili, e rivestita
dal tempo di bella tinta scura dai toni caldi, così grata all’occhio non profano dell’arte.
Purtroppo la bellissima porta è barbaramente deturpata dalle meschine costruzioni che la
strozzano e ne nascondono in parte la superba corona di bugne. Il male però sarebbe ancora
riparabile, chè demolendo quelle sconcie costruzioni, riapparirebbero la porta e la cortina in
tutta la vaga e severa loro forma originaria.1 II muro di cortina demolito nella parte più alta,
non mostra più traccia nè di parapetti, nè di merlature, nè di piombatoi.
Che codesta bella porta ed il suo muro bugnato siano opere posteriori alle torri, a noi
sembra che sia dimostrato in modo evidente, non solo dai caratteri stilistici, ma anche dal
differente apparecchio della pietra e dalla mancanza di qualsiasi collegamento fra il predetto
muro bugnato e le murature, più antiche delle due torri adiacenti.
La torre rettangolare, che fiancheggia la cortina, misura m. 7.70 ed ha m. 4.85 di spor-
genza: ha rare feritoie lunghe, ed una finestrina a losanga graziosissima: nessun’altra apertura
Castello di San Nicandro di Bari. Interno di una torre
1 E noi facciamo voti che la saviezza degli attuali
amministratori dei beni della Basilica di S. Nicola
trovi modo di riparare a tanta offesa recata all’ arte
dall’ignoranza d’altri tempi.
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fide obliqua all’urto delle macchine e dei projetti, poiché, come diceva il sommo Leonardo
« qualla Remissione sarà di minore •valetudine la quale sarà fatta sopra oibìetto di maggiore
obbliquìtà ». Fu lo stesso principio, che condusse all’adozione dei muri fortemente scarpati,
ed alle prime torri di forma pentagona, in cui tale forma era però limitata alla sola parte
più bassa, come nelle tre torri della cinta di Roma presso Porta Nomentana, e nella torre
della cinta d’Ardea. Ma per quelle che conservano la forma pentagona per tutta l’altezza
loro, è d’uopo ammettere che ben altre qualità, oltre quella esclusivamente passiva di una
maggior resistenza all’urto, furono riconosciute, tanto che quella forma e non altra fu data
al bastione moderno, organo essenzialmente attivo della difesa. Di codeste torri pentagone
si trovano non rari esempi durante i periodi Normanno-Svevo ed Angioino : ne mostrano
i castelli di Brindisi, di Melfi, di Lucerà, di Augusta in Sicilia ed altri.
Fra la torre quadrata dell’angolo Nord-Est e la vicina torre pentagona, rimane, come
già si è detto, un breve tratto di cortina da cui poteasi battere di fianco chi oltrepassava
la porta del recinto. Or non sembra di
scorgere in codesta disposizione quasi un
preannunzio dei fianchi ritirati dei bastioni
Sangalleschi?
Lungo la fronte orientale segue alla
torre pentagona una cortina lunga circa
8 m. in cui è la porta del castello. Quando
camminando lungo le misere bottegucce,
che hanno occupato tutto lo spazio fra
l’antico muro di cinta orientale ed il ca-
stello, si arriva dinanzi all’arco, che apresi
nel muro stesso, e si vede in fondo la
superba porta, non si può non essere me-
ravigliati e compresi di ammirazione. Chè
davvero reca stupore il trovare, in un
edificio così assolutamente medievale e
militaresco, codesta bellissima porta, che potrebbe adornare il più sontuoso palazzo fiorentino
del Quattrocento. Il suo arco, a sesto appena acuto, è formato da una corona larghissima di
bugne lunghe e strette, sovralzantesi in chiave, sino a raggiunger la lunghezza di oltre un
metro. Sulla porta è il bello stemma losangato di cui già dianzi si è discorso. E un semplice e
grande scudo dalla forma spagnuola, incastrato nella parete della cortina; la qual cortina è,
per una certa altezza, tutta a piccole bugne, limitata poi in alto, da un cordone. Il tutto è
della forte pietra calcare del luogo, lavorata con diligenza e pulitezza mirabili, e rivestita
dal tempo di bella tinta scura dai toni caldi, così grata all’occhio non profano dell’arte.
Purtroppo la bellissima porta è barbaramente deturpata dalle meschine costruzioni che la
strozzano e ne nascondono in parte la superba corona di bugne. Il male però sarebbe ancora
riparabile, chè demolendo quelle sconcie costruzioni, riapparirebbero la porta e la cortina in
tutta la vaga e severa loro forma originaria.1 II muro di cortina demolito nella parte più alta,
non mostra più traccia nè di parapetti, nè di merlature, nè di piombatoi.
Che codesta bella porta ed il suo muro bugnato siano opere posteriori alle torri, a noi
sembra che sia dimostrato in modo evidente, non solo dai caratteri stilistici, ma anche dal
differente apparecchio della pietra e dalla mancanza di qualsiasi collegamento fra il predetto
muro bugnato e le murature, più antiche delle due torri adiacenti.
La torre rettangolare, che fiancheggia la cortina, misura m. 7.70 ed ha m. 4.85 di spor-
genza: ha rare feritoie lunghe, ed una finestrina a losanga graziosissima: nessun’altra apertura
Castello di San Nicandro di Bari. Interno di una torre
1 E noi facciamo voti che la saviezza degli attuali
amministratori dei beni della Basilica di S. Nicola
trovi modo di riparare a tanta offesa recata all’ arte
dall’ignoranza d’altri tempi.