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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 11.1908

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Fasc. 5
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Brunelli, Enrico: Jacoppo d'Andrea scultore fiorentino del secolo XV
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https://doi.org/10.11588/diglit.24153#0424

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374

ENRICO BRUNE ILI

mentis ad similia consuetis. Nè solo non era il monumento, ma neppure era stato' prescelto
il luogo ad esso destinato: a Santa Maria del Popolo la testatrice legava parte di una
casa, nonché una certa quantità di velluto, per servire alla fattura di una pianeta; 1 a condi-
zione per altro quod prior fratres et capitulum diete ecclesie Sancte Marie de Populo dent
et concedant unum locum idqneum in dieta ecclesia ubi possit fieri unum sepulcrum mar-
moreum hornatinn prò dicto Marco.

Dalla data del testamento a quella della morte di Caterina Albertoni trascorse un mese
all’incirca. Il 2 aprile 1487 Caterina viveva ancora, poiché in tal giorno aggiungeva al testa-
mento un codicillo ; 2 il 4 era già defunta, poiché in tal giorno Giacomo Arberini e Lorenzo
Pani, guardiani dell’ospedale del Sanila Sanctorum provvedevano alla redazione dell’inven-
tario dei beni trovati in hereditate quondam nobilis domine Catherine.3 4 *

Tra gli oggetti inventariati vi è « una certa quantità de marmori lavorati et non
lavorati ». Non è dubbio — e meglio vedremo più oltre — come anche questo accenno a
marmi esistenti in casa di Caterina, al tempo della sua morte, abbia, per la storia del monu-
mento, qualche importanza; dall’inventario nulla tuttavia risulta circa la destinazione dei
marmi stessi. Vi è indicato soltanto che essi, insieme a botti e provature e galline ed altre cose
svariatissime, erano riposti in tinello et cellario. +

I guardiani stessi che provvidero all’inventario curarono l’esecuzione sollecita delle
disposizioni lasciate da Caterina per il monumento di Marco. Fra essi e lo scultore Jacopo
d’Andrea da Firenze venne stretto, il 20 aprile 1487, il contratto che alla fine di questo
studio è integralmente trascritto:3 per l’agosto successivo, Jacopo s’impegnò a dar l’opera
compiuta, eo modo et forma prout ipse designavit in quodam papiro penes dictos guar-
dianos existente. Come nel testamento, così non è cenno alcuno nel contratto di sculture
già prima eseguite per la tomba Albertoni ; onde è possibile ormai affermare sicuramente
che, se pur Caterina, come non è improbabile, non aveva atteso l’imminenza della morte
per pensare a rendere più ricca e degna la sepoltura del figliuolo, 6 non fu tuttavia, essa vi-
vente, mandato a effetto il suo pensiero. Non certo nella bottega di Paolo, ma nella bottega di
Jacopo fu in conclusione compiuto il monumento Albertoni.

Caterina Albertoni aveva disposto che per il monumento si spendessero settanta ducati : 7
i guardiani non vollero dimostrare grettezza nell’estremo onore reso al figliuolo della benefat-

1 ... Item reliquit diete ecclesie Sancte Marie de Po-
pulo imam certani partern vestis velluti ipsius testa-
tricis coloris cremosini alti et bassi de qua veste vo-
luit et iuxit fieri imam planetam prò dieta ecclesia in
Sancte Marie de Populo... Questo passo del testa-
mento offre una nuova interessante testimonianza del-
l’uso, non raro nel secolo xv, di trasformare in para-
menti sacerdotali le vesti muliebri. Cfr. Urbani de
Geltof, Les arts indnstriels à Venise, pagine 150 e 151.

21 codicilli aggiunti sono due, il primo del 27 marzo,
il secondo del 2 aprile: nè l’uno nè l’altro conten-
gono nulla d’interessante per la storia del monu-
mento.

3 Inventarìum bonorum hereditatis domine Cathe-
rine uxoris quondam domìni Antonii baptiste de Al-
bertonibus (Archivio del Sancta Sanctorum, arm. IV,
mazzo IX, n. 52 C).

4 Trascrivo qui, a documento dell’importanza che

Caterina attribuiva a questi marmi, l’inventario com-

pleto degli oggetti trovati in tinello et cellario. « Una
certa quantità de marmori lavorati et non lavorati
Una altra quantità de tonnicelli numero 34 Uno carro
de quatro roti alla lombarda Una carretta XV some
de legnia da fochi tre bottacchie vecchie sei botti-
celli 9 scorzi de farina 4 scorzi de fava 4 barili de
vino 3 falce 9 para de provature doi basti 50 fasci
de viti doi scale a peroli 14 galline 3 para de pa-
lombi doi forcine da stalla».

s Questo documento era ancora inedito ma non
era ignoto. E prima di me lo notò l’amico Pietro
Fedele, che ne fece oggetto di una breve comunica-
zione alla Società Filologica Romana,

6 Nel testamento si accenna a una promessa, già
fatta dal priore e dai frati della chiesa del Popolo, di
concedere un luogo idoneo all’erezione del monu-
mento.

7 ... in quo expendi voluti et iuxit ducatus settua-
ginta... (Test, citato).
 
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