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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 11.1908

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Fasc. 5
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Ciaccio, Lisetta: Francesco Laurana in Francia (A proposito di due nuove pubblicazioni)
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https://doi.org/10.11588/diglit.24153#0465

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FRANCESCO LÀ [/RANA IN FRANCIA

415

Laureila: Maschera
di donna

Milano, Castello Sforzesco

dere anche nelle maschere l’effigie della medesima principessa napo-
letana, 1 che il Laurana avrebbe inviate a suoi committenti, quale saggio
dell’arte sua..

Anche tale ipotesi a me non sembra soddisfacente. Innanzi tutto
le nostre maschere, a differenza dei busti (dato pure che questi rap-
presentassero tutti la medesima persona, il che, come vedremo più
innanzi, è molto discutibile) non sono distinte da alcun tratto fisiono-
mico particolare ; si somigliano tutte non già perchè ritraggano uno
stesso originale, bensì per la loro impersonalità, non ripetendo evi
dentemente che il solito tipo convenzionale del maestro, che vediamo
nelle sue figure di donne ideali. Così,, per esv, i visi della Maddalena
e della Marta di Marsiglia, e quello della donna collocata a destra,
presso il pilastro dell’incorniciatura, nel rilievo di Avignone, se rin-
tagliati all’attaccatura dei capelli e del collo, risulterebbero in tutto
simili alle nostre maschere. D’altra parte come spiegare la passione
dei Provenzali (giacché anche il Rolfs stesso ammette che tutte le
maschere sopra citate siano state eseguite in Provenza) per una prin-
cipessa napoletana, di quella stessa casa spagnuola che aveva spodestato la provenzale
casa d’Angiò dal regno di Sicilia prima, da quello di Napoli poi, principessa che andò sposa

in Ungheria ?

Credo che, senza preconcetti, si possa venire ad
una spiegazione assai più semplice. A Parigi nel Louvre
(Muse'e de la Renaissance, n. 110) esiste una statua
funeraria di Jean de Dormans canonico di Parigi,
morto il 1380, proveniente dal Collège de Beauvais,
il viso e le manifdella quale sono lavorati a parte in
marmo ed inseriti nella statua di pietra. Nella medesima
sala del museo del Louvre, al n. 101, è un viso fem-
minile in marmo, pure del sec. XIV, rintagliato sulla
fronte e al collo là dove dovevano scendere i capelli
e giungere le vesti : esso è evidentemente parte di una
statua funeraria analoga alla precedente. Un’altra ma-
schera simile, ad occhi aperti, egualmente francese del
sec. xiv si trova nel Pavaillon des Arts decoratìfs
del Louvre (sala 201).

Si tratta dunque di una consuetudine da lungo
tempo comune in Francia, e giustificata dall’alto prezzo
che in quel paese doveva avere il marmo statuario.
E che tale abitudine non fosse cessata nel sec. XV
e XVI ce lo attesta un documento pubblicato dal
Vitry 1 2 e riportato dallo stesso Rolfs 3 : è una lettera
dello scultore Michele Colombe all’arciduchessa Mar-
gherita (3 dicembre 1511), nella quale l’artista racco-
manda per il monumento di Filippo il Bello l’alabastro di una cava francese in luogo del
marmo italiano, promettendo all’arciduchessa austriaca di inviarle e farle dono di « un visage
de Sainte Marguerite » scolpito nel detto alabastro, affinchè ella possa convincersi delle
buone qualità del medesimo. Il Rolfs vuol vedere in ciò una prova della sua supposizione
che gli artisti usassero inviare, quale saggio dell’ arte loro, dei soli visi umani: scolpiti. Io

Laurana: Maschera di donna
Milano, Castello Sforzesco

■)'

1 Pag. 405.

2 Michel Colombe, Paris, 1901, pag. 487 e seg.

3 Pag- 4°7-
 
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