LE OPERE DE' PITTORI FERRARESI DEL ’4oo
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San Giovanni in Patmos ed altro nella navata a settentrione con la Madonna ed angioli ;
Bologna, Madonna del Baraccano, affreschi intorno l’antico affresco restaurato dall’ autore
nel 1472; Dresda, Galleria, 43, Annunciazione (fig. 5); Ferrara, Palazzo Schifanoia, affreschi
di una corsa podistica; Londra, Galleria, 597, San Giacinto; Milano, Brera, 449, San Gio-
vanni Battista e San Pietro; Parigi, Raccolta Joseph Spiridon, Santa Lucia e San Martino;
Roma/Vaticano, Miracoli di San Giacinto; Venezia, Correr, Sala XVI, 9, Ritratto d’uomo (?).
Il Berenson ha escluso giustamente dalla nota il quadro rappresentante Giovanni II
Bentivoglio e Ginevra sua moglie, opera che per tecnica si associa, a nostro parere, con
la grande ancona dell’altare di San Sebastiano in San Petronio di Bologna; il San Marco
del Museo Stàdel a Francoforte, ascritto al Mantegna, a Francesco Bonsignori e ad altri,
certo più veneto che ferrarese; i due grandi sportelli di un trittico nella raccolta Kestner
in Hannover, da ascriversi piuttosto alla scuola pittorica lombarda. Ancora da escludere è
la figura allegorica dell 'Autunno nel museo di Berlino. Notammo già che il dipinto, per
molti particolari, quali ad esempio le vesti delle macchiette del fondo, battute come lastre
Fig. 4 — Cosmè Tura: Pietà. Museo del Louvre a Parigi
(Fotografia Alinari)
metalliche alla maniera del Tura, l’orecchia sinistra della figura, acuta in alto e col lobo
inferiore gonfio, ci richiama un maestro che attinse all’arte di Cosmè, e del quale si hanno
nella galleria di Budapest due graziosi angioli musicanti provenienti dalla casa del marchese
Nerio Malvezzi di Bologna. Un altro dipinto, che del resto il Berenson contrassegna con
un punto interrogativo, il ritratto d’uomo del Museo Correr, dovrebbe essere addirittura
escluso dall’elenco. Un tempo era attribuito a Ansuino da Forlì, nome che si dette inter-
pretando le iniziali che porta : A . F . P . (Ànsuinus forolivensis fiinxit'). Già osservammo
che quella testa di color grigio, come a monocromato, entro una cornice finta di porfido,
di serpentino e di marmo con macchie verdi, rosse e gialle, non corrisponde alla maniera
di Francesco del Cossa. E molto più si differenzia da lui il fondo con lunghe macchiette,
con cumuli verdi limitati al piede da sassi violacei, secondo la convenzione propria dei
miniatori; e col mare che vi s’insena sparso d’isolette e di barche nere. Siamo ben lontani
dalle figure del pittore ferrarese vividamente colorate, da’ suoi fondi di rupi traforate for-
manti arconi, sotto i quali passano di consueto cavalieri su palafreno ; e siamo invece ben
prossimi ad Ansuino che fresco a Padova nella celebre cappella degli Eremitani.
Da includersi nel novero delle opere del Cossa, poi che il Berenson ha tenuto giusta-
mente in conto le vetrate dipinte di San Giovanni in Monte, sono la vetrata n. 82, 1459 del
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San Giovanni in Patmos ed altro nella navata a settentrione con la Madonna ed angioli ;
Bologna, Madonna del Baraccano, affreschi intorno l’antico affresco restaurato dall’ autore
nel 1472; Dresda, Galleria, 43, Annunciazione (fig. 5); Ferrara, Palazzo Schifanoia, affreschi
di una corsa podistica; Londra, Galleria, 597, San Giacinto; Milano, Brera, 449, San Gio-
vanni Battista e San Pietro; Parigi, Raccolta Joseph Spiridon, Santa Lucia e San Martino;
Roma/Vaticano, Miracoli di San Giacinto; Venezia, Correr, Sala XVI, 9, Ritratto d’uomo (?).
Il Berenson ha escluso giustamente dalla nota il quadro rappresentante Giovanni II
Bentivoglio e Ginevra sua moglie, opera che per tecnica si associa, a nostro parere, con
la grande ancona dell’altare di San Sebastiano in San Petronio di Bologna; il San Marco
del Museo Stàdel a Francoforte, ascritto al Mantegna, a Francesco Bonsignori e ad altri,
certo più veneto che ferrarese; i due grandi sportelli di un trittico nella raccolta Kestner
in Hannover, da ascriversi piuttosto alla scuola pittorica lombarda. Ancora da escludere è
la figura allegorica dell 'Autunno nel museo di Berlino. Notammo già che il dipinto, per
molti particolari, quali ad esempio le vesti delle macchiette del fondo, battute come lastre
Fig. 4 — Cosmè Tura: Pietà. Museo del Louvre a Parigi
(Fotografia Alinari)
metalliche alla maniera del Tura, l’orecchia sinistra della figura, acuta in alto e col lobo
inferiore gonfio, ci richiama un maestro che attinse all’arte di Cosmè, e del quale si hanno
nella galleria di Budapest due graziosi angioli musicanti provenienti dalla casa del marchese
Nerio Malvezzi di Bologna. Un altro dipinto, che del resto il Berenson contrassegna con
un punto interrogativo, il ritratto d’uomo del Museo Correr, dovrebbe essere addirittura
escluso dall’elenco. Un tempo era attribuito a Ansuino da Forlì, nome che si dette inter-
pretando le iniziali che porta : A . F . P . (Ànsuinus forolivensis fiinxit'). Già osservammo
che quella testa di color grigio, come a monocromato, entro una cornice finta di porfido,
di serpentino e di marmo con macchie verdi, rosse e gialle, non corrisponde alla maniera
di Francesco del Cossa. E molto più si differenzia da lui il fondo con lunghe macchiette,
con cumuli verdi limitati al piede da sassi violacei, secondo la convenzione propria dei
miniatori; e col mare che vi s’insena sparso d’isolette e di barche nere. Siamo ben lontani
dalle figure del pittore ferrarese vividamente colorate, da’ suoi fondi di rupi traforate for-
manti arconi, sotto i quali passano di consueto cavalieri su palafreno ; e siamo invece ben
prossimi ad Ansuino che fresco a Padova nella celebre cappella degli Eremitani.
Da includersi nel novero delle opere del Cossa, poi che il Berenson ha tenuto giusta-
mente in conto le vetrate dipinte di San Giovanni in Monte, sono la vetrata n. 82, 1459 del