I MUSAICI DEL BATTISTERO DI SAN GIO VANNI IN FONTE A NAPOLI 439
gradazioni di colore che si vedono nei due servi che versano acqua nelle idrie, e questi alla
lor volta hanno le carni soffuse di verde degradante in bianco, come la figura simbolica
di San Matteo in una delle nicchie. E l’oro che illumina le vesti del Cristo datore di
legge, appare nel manto della stessa figura evangelica, come qua e là nel fogliame dei
costoloni decorativi, sul corpo del leone alato e nelle scenette pastorali sul davanti degli
archi delle nicchie.
A noi pare in conclusione che le differenze stilistiche sopra notate, non possono con-
durre a una distinzione cronologica: nei musaici di San Giovanni in Fonte ci troviamo in
presenza dell’opera di due gruppi o botteghe di artisti, che diversamente educati, uniscono
le loro forze ad un unico scopo : gli uni fedeli alla tradizione ellenistica ancora rigogliosa ;
gli altri attratti dalla nuova corrente orientale destinata a sostituirsi a quella.
A qual tempo debbonsi assegnare i musaici del battistero napoletano? Prima del re-
stauro, egregiamente eseguito dall’Ufficio regionale napoletano, gli scrittori erano d’accordo
La Samaritana. Le nozze di Cana. Napoli, San Giovanni in Fonte
nell’assegnarli alla fine del secolo v ; dopo il restauro, essendo meglio risaltata la classica
nobiltà di una parte di essi, quasi tutti gli archeologi d’accordo hanno creduto, come si è
detto, che i musaici appartenessero a due epoche diverse, attribuendo i più antichi all’età
costantiniana. Le notizie storiche disgraziatamente non ci aiutano troppo: le cronache lo-
cali di Giovanni Diacono 1 e il catalogo bianchiniano 2 parlano di due battisteri edificati da
vescovi napoletani, il primo fondato da Sotero (465-492) detto « fontis majoris » (Fecit et
baptisterium fontis majoris intus episcopio ; fuit temporibus Hilarii, Simplicii, Felicis papae
et Leonis imperatori)-, l’altro fondato da Vincenzo (554-578) detto «fontis minoris » (Fecit
baptisterium fontis minoris intus episcopio, et accubihim juxta positum grandis operis depic-
tum), A seconda che hanno attribuito i musaici ad epoca più o meno antica, gli scrittori li
hanno riferiti a Sotero o a Vincenzo; ma come giustamente osserva lo Stornajolo, Napoli
aveva una basilica fatta da Costantino, che è citata dal Liber Pontificalis e da altre cronache,
ed è naturale pensare che avrà avuto il suo battistero. Ma noi non possiamo convenire
coll’egregio scrittore quando vuol riferire all’età constantiniana i musaici in questione : am-
1 Chronicon episcoporum neapolitanorum, in Ca- nentia. Napoli, 1881, I, pag. 165.
passo, Mon. ad Neapolitani ducatus historiam perii- 2 Capasso, loc. cit., pag. 223.
gradazioni di colore che si vedono nei due servi che versano acqua nelle idrie, e questi alla
lor volta hanno le carni soffuse di verde degradante in bianco, come la figura simbolica
di San Matteo in una delle nicchie. E l’oro che illumina le vesti del Cristo datore di
legge, appare nel manto della stessa figura evangelica, come qua e là nel fogliame dei
costoloni decorativi, sul corpo del leone alato e nelle scenette pastorali sul davanti degli
archi delle nicchie.
A noi pare in conclusione che le differenze stilistiche sopra notate, non possono con-
durre a una distinzione cronologica: nei musaici di San Giovanni in Fonte ci troviamo in
presenza dell’opera di due gruppi o botteghe di artisti, che diversamente educati, uniscono
le loro forze ad un unico scopo : gli uni fedeli alla tradizione ellenistica ancora rigogliosa ;
gli altri attratti dalla nuova corrente orientale destinata a sostituirsi a quella.
A qual tempo debbonsi assegnare i musaici del battistero napoletano? Prima del re-
stauro, egregiamente eseguito dall’Ufficio regionale napoletano, gli scrittori erano d’accordo
La Samaritana. Le nozze di Cana. Napoli, San Giovanni in Fonte
nell’assegnarli alla fine del secolo v ; dopo il restauro, essendo meglio risaltata la classica
nobiltà di una parte di essi, quasi tutti gli archeologi d’accordo hanno creduto, come si è
detto, che i musaici appartenessero a due epoche diverse, attribuendo i più antichi all’età
costantiniana. Le notizie storiche disgraziatamente non ci aiutano troppo: le cronache lo-
cali di Giovanni Diacono 1 e il catalogo bianchiniano 2 parlano di due battisteri edificati da
vescovi napoletani, il primo fondato da Sotero (465-492) detto « fontis majoris » (Fecit et
baptisterium fontis majoris intus episcopio ; fuit temporibus Hilarii, Simplicii, Felicis papae
et Leonis imperatori)-, l’altro fondato da Vincenzo (554-578) detto «fontis minoris » (Fecit
baptisterium fontis minoris intus episcopio, et accubihim juxta positum grandis operis depic-
tum), A seconda che hanno attribuito i musaici ad epoca più o meno antica, gli scrittori li
hanno riferiti a Sotero o a Vincenzo; ma come giustamente osserva lo Stornajolo, Napoli
aveva una basilica fatta da Costantino, che è citata dal Liber Pontificalis e da altre cronache,
ed è naturale pensare che avrà avuto il suo battistero. Ma noi non possiamo convenire
coll’egregio scrittore quando vuol riferire all’età constantiniana i musaici in questione : am-
1 Chronicon episcoporum neapolitanorum, in Ca- nentia. Napoli, 1881, I, pag. 165.
passo, Mon. ad Neapolitani ducatus historiam perii- 2 Capasso, loc. cit., pag. 223.