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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 11.1908

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Fasc. 5
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Muñoz, Antonio: I musaici del battistero di S. Giovanni in fonte a Napoli
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https://doi.org/10.11588/diglit.24153#0490

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ANTONIO MUNOZ

messa come necessaria la contemporaneità di tutta la decorazione musiva di San Giovanni
in Fonte, non è possibile una datazione più antica del V secolo.

Il Bertaux assegna recisamente i musaici al tempo del vescovo Sotero (465-492).

Anche i riscontri iconografici ci persuadono a non scendere più indietro del secolo v.
Prima di ogni altro ci gioverà l’esame di due monumenti che avendo uguale destinazione
si prestano meglio ai confronti : intendiamo i due battisteri di Ravenna, quello degli Ariani
e quello degli Ortodossi. Una prima ragione dell’analogia deriva dalla forma stessa degli
edifici: essendo i battisteri costruzioni centrali rotonde od ottagonali sormontate da coper-
ture a vòlta, ne viene di conseguenza la decorazione del centro della volta stessa con un
campo rotondo e la divisione in scomparti. Nel battistero degli Ortodossi, i cui musaici 1
sono della metà del V secolo, cioè di pochissimo posteriori a quelli napoletani, vediamo
nel campo centrale una scena allusiva alla destinazione dell’edificio : il Battesimo di Cristo
nelle acque del Giordano. I sottili rami che scendono dalla periferia dividono il campo della
vòlta in dodici scompartimenti con le figure degli apostoli.

La stessa ornamentazione è nel battistero degli Ariani, 2 posteriore al precedente. Come
si vede, in questi due monumenti la concezione è molto diversa da quella del battistero

Dominus legem dai. Napoli, San Giovanni in Fonte

napoletano: invéce di ricorrere come a Napoli ad una serie di ‘rappresentazioni evangeliche
simboleggianti il battesimo, si è posta nel centro la figurazione del battesimo più famoso
e importante. Come concezione generale la decorazione di San Giovanni in Fonte, appar-
tiene dunque a una tradizione più antica poiché vi predomina il simbolismo come nell’arte
delle catacombe. Però iconograficamente le rappresentazioni sono molto più sviluppate, non
ridotte ai minimi termini come avviene nell’arte cimiteriale, ma svolte in tutti i loro particolari.
Ed alcune di esse non trovano riscontri anteriori al sec. VI o alla fine del V, come quella
delle Alarie al sepolcro, che dal piccolo frammento rimastone possiamo facilmente ricostruire
sul tipo di quelle dell’evangelario siriaco del monaco Rabula, nelle ampolle di Monza, nel
dittico del duomo di Milano.

La croce figurata in un cielo stellato, è una rappresentazione molto diffusa, che si inizia
col secolo iv e continua nel V e nel vi. Nel mausoleo di Galla Placidia a Ravenna si vede

1 Garrucci, Storia, tav. 226-227 > Ch. Diehl, Ra- 2 Garrucci, Storia, tav. 241 ; Ch. Diehl, Ravenne,

venne, Paris, 1903, pag. 5, 37, 40. fig. a pag. 45.
 
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