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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 11.1908

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Fasc. 5
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Corrieri
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https://doi.org/10.11588/diglit.24153#0512

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CORRIERI

tutti i disegni, acquarelli, tempere, miniature e scatole
che le appartenevano. Questi oggetti erano così nu-
merosi che se n’è potuto riempire una intera sala;
vi si possono vedere opere assai diverse, le quali
permettono di conoscere lino nei più minuti procedi-
menti, nelle più piccole esitazioni l’arte di questi due
artisti che spinsero fino alla perfezione l’arte un poco
secondaria della miniatura. Le più piccole opere di
questi artisti raggiungono sempre nelle vendite prezzi
assai elevati, e per questo il Louvre non possedeva
di loro se non poche cose. Il lascito della signora
Blarenberghe ha splendidamente rimediato a questa
lacuna. La liberalità del sig. Seguili non è meno lo-
devole. Quest’amatore viveva ritirato: nessuno di
coloro che frequentano le vendite, che visitano le
collezioni private, lo conosceva; perciò vi fu una
grandejsorpresa quando si seppe ch’egli, morendo,
lasciava che il Louvre potesse scegliere nelle sue
collezioni a piacimento; il valore commerciale degli
oggetti prescelti poteva arrivare a un milione, e se,
terminata la scelta, il valore delle opere d’arte prese
dal museo non fosse giunto a questa cifra, la diffe-
renza tra il valore degli oggetti scelti, quale i perit1
avrebbero determinato e un milione sarebbe stata
data in danaro dagli eredi ; e con la somma in tal
modo costituita e con la rendita di essa volevasi in-
grossata ogni anno la collezione Séguin al Louvre'
La collezione di oggetti scelta si compone di smalti
del xiii e xvi sec., di mobili del xvi sec., di porcel-
lane di Sèvres del xvm secolo, di orologi e piccoli
oggetti del xvrn sec., d’ima tappezzeria de’Gobelins
del xvm sec., d’un bel tappeto: oggetti che rappre-
sentano un valore di 500.000 lire. Una ugual somma
sarà dunque versata nella cassa del museo e le sue
rendite serviranno all’acquisto di oggetti d’arte. É da
lodare la grande modestia di cui il sig. Séguin ha dato
prova, nel redigere queste disposizioni, col lasciare
l’amministrazione del Louvre libera di fare una scelta
nelle sue collezioni e con l’assicurare, per mezzo di
una intelligente disposizione che la sua generosità
sarà efficace e illustre per la sua memoria.

Il lascito del sig. Maurizio Andéoud sebbene più
importante, in confronto con quello del sig. Séguin
ha certe analogie nel senso che anch’egli arricchisce
nello stesso tempo le collezioni e la cassa del museo.
Stavolta sono le Gallerie delle pitture e dei disegni
che ricevono un notevole incremento per l’ammissione
di preziosi diségni, tempere e dipinti acquistati in
questi ultimi anni in celebri vendite : vendita Walferdin,
Muhlbacher, de Goncourt, ecc. Citiamo tra le altre
opere un vivissimo e grazioso schizzo di Fragonard,
il sacrificio all’amore; una tempera, di Lawreince, la
lezione di ballo; un’altra di Taunay (il Louvre non
possedeva nessuna tempera di questi due maestri oggi
tanto ricercati); un bel disegno di Fragon rd, rappre-

sentante sua sorella Rosalia ; un delizioso schizzo
d’Agostino de St. Aubin, profilo di giovane donna,
la quale col dito sulla bocca esprime 1’ « almeno siate
discreto » sotto i! qual motto è conosciuto questo
disegno che evoca tanti sottintesi galanti. Per quanto
importanti siano queste opere e per quanto grande
sia oggi il loro valore commerciale il sig. Maurizio
Andéoud non sarebbe annoverato tra i più grandi
benefattori del Louvre s’egli si fosse limitato a la-
sciargli soltanto queste opere. Ma egli ha fatto di
più : ha istituito lo Stato francese, a vantaggio del
museo del Louvre, suo erede universale. La sua for-
tuna essendo considerevole, le rendite verranno ad
aumentare ogni anno i fondi disponibili della cassa
del museo di parecchie centinaia di migliaia di lire.
A cominciare dal 1909 il museo potrà goderne. Così
il sig. Maurizio Andéoud s’è dunque acquistato dei
titoli straordinari alla riconoscenza di tutti coloro che
frequentano il nostro grande museo nazionale.

Si sa che esiste da una decina d’anni una « Società
degli amici del Louvre » ; e noi abbiamo già avuto
occasione di notar qui le sue liberalità. Gli aderenti,
in numero di quasi tre mila, costituiscono attorno al
Museo un’atmosfera di simpatia di cui possiamo ap-
prezzare i felici effetti per i doni e per i lasciti che
si fanno costantemente più numerosi (il Louvre riceve,
nelle sue diverse sezioni, in media un dono ogni set-
timana). Gli oggetti che la Società può acquistare e
offrire direttamente al museo non sono punto da tra-
scurare. Lo scorso anno essa acquistò quella magni-
fica e drammaticissima Pietà proveniente dalla Certosa
di Villéneuve-les-Avignon, che fu tanto notata alla
esposizione dei primitivi francesi, e può essere con-
siderata come il capolavoro della scuola d’Avignone
nel xv secolo. Quest’anno l’attività della Società s’è
soprattutto manifestata per l’acquisto del ritratto del
notevole botanico di Parigi Pietro Quthe, eseguito
nel 1562 da Francesco Clouet. Il personaggio è figu-
rato a mezzo busto di grandezza naturale ; un braccio
posa sulla tavola dov’è un erbario aperto; l’uomo
dai capelli bruni e dalla barba rossiccia ha una fiso-
nomia grave e seria ed è vestito di nero ; a destra
è rialzata una tenda verde a piccole frangie. L’opera
è assai ben conservata e sarebbe già notevole se una
iscrizione, lina firma e una data non ne facessero un
monumento storico della maggiore impoi tanza. Ecco ciò
che dice questa iscrizione : Fr. Janetiì opus | Pe. Quttio
amico singulari \ Aetatis sue XLIII | 1562. L’igno-
ranza dell’esistenza di questo Pietro Quthe prima della
scoperta di questo ritratto è una garanzia della auten-
ticità della firma. Non si conosceva fino ad ora che
un solo dipinto firmato di Francesco Clouet, il ritratto
di Carlo IX del museo di Vienna, la iscrizione fran-
cese del quale è press’ a poco della stessa maniera ;
tuttavia la data di quest’ultimo ritratto deve esser
 
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