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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 11.1908

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Fasc. 5
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https://doi.org/10.11588/diglit.24153#0523

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BIBLIOGRAFIA

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lazzo Trissino e la decorazione di una camera del pa-
lazzo Arnaldi, quelli mal formati e grossolani, come
mai in figura alcuna vera e propria dello scultore ;
questa con elementi ignoti, inusitati a lui, e quali si
trovano in tempo posteriore, il paesaggio ad esempio
nel fondo de’ bassorilievi e de’ fregi. Nei bellissimi
stucchi di palazzo Thiene converrà pure distinguere
la parte che spetta al V. e l’altra a Bartolomeo Ri-
dolfi ; come a Maser, nella villa costruita da Andrea
Palladio, non basterà solo, come ha fatto l’A., di gettar
•acqua sulle vampe dell’entusiasmo di Charles Yriarte,
ma converrà sottrargli decorazioni che non sono as-
solutamente della sua mano. L’A. abbia più fede di
quanto dimostra a pag. 326 dell 'Ausonia, nell’analisi
delle forme, nello studio delle abitudini delle mani
de’ singoli artisti, degli atteggiamenti speciali del loro
spirito ; e andrà più lontano, molto più lontano.

ICA. si è provato a spiegare il carattere delle teste
del San Rocco e del San Sebastiano. del Vittoria in
San Francesco della Vigna, carattere che si ripete in
altre statue di un altare in San Salvatore: quella ri-
petizione di tipi preferiti doveva suggerire la ricerca
d’una fonte importante, di un modello singolarissimo,
che è ad evidenza il gruppo del Laocoonte, veduto
dal Vittoria nella imitazione di Vincenzo Vicentino
nella tribuna di Santa Maria Maggiore a Trento, poi
nella copia dello studio del Sansovino.

L’A. nota l’assottigliarsi, rallungarsi dei corpi delle
figure del Vittoria, una ricerca d’eleganza che non

sembra naturale nel gagliardo scultore : ebbene la spie-
gazione può trovarsi in un documento che l’A. riporta
in una nota, nell’amore per il Parmigianino del quale
il Vittoria acquistò l’autoritratto, un quadro e libri di
disegni. Ecco come i documenti possono illustrare le
opere d’arte: non basta toglierli dalla polvere degli
archivi, conviene incollarli alle cose.

Discorrendo di rapporti del Vittoria col Sansovino,
l’A. dimentica di notare come il grande scultore forni
lo schema delle decorazioni al Vittoria, uno schema
che quegli aveva tratto da Lorenzo Ghiberti, eseguendo
la porta della sagrestia di San Marco, con teste spor-
genti e figurette nelle riquadrature, in modo conforme
all’esempio delle porte del Paradiso. Ebbene nella scala
d’oro del Palazzo ducale, nella scala della libreria, il
Vittoria continua con quel metodo, pur lasciando che
gli adornamenti delle riquadrature usurpino spazio alle
storie.

Facciamo queste osservazioni per eccitare l’A. a
dar corpo alle sue note, a comporre un lavoro, del
quale gli scritti ora pubblicati danno promessa di
serietà, in onore del maestro trentino che nell’ul-
timo quarto del secolo xvi rappresentò degnamente la
scultura veneziana. Cade in quest’anno il centenario
del celebrato artista, che aspetta il dovuto omaggio
dagli studiosi italiani. Trento innalzerà tra breve un
monumento al figlio illustre ; la storia deve innalzar-
gliene un altro più eterno del bronzo.

Adolfo Venturi.

BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO.

Storia delParte in generale. Opere di consulta»
zione e divulgazione. Topografia artistica ge-
nerale. Relazioni tra la storia delParte e le
altre scienze. Questioni e studi generali di tec-
nica, di estetica, di iconografia.

207. Bode (Wilhelm), Die Anfànge der Majolika-
kunst in Florenz unter dem Einfluss der Hispanomo-
resken Majolichen. ( Jahrbuch d. K. Pr. Ksts., a. XXIX,
pag. 276-298; Berlin, 1908).

Con felici raffronti dimostra come le maioliche fiorentine
della prima metà del secolo xv si siano sviluppate sopra la
traccia dei prodotti di Valenza; e ciò prima che a- Cafag-
giolo si trovassero forme italiane originali.

208. Durrieu (Paul), La peinture en France au
débat diL XVe siècle. Le Maitre des ILeures du Mare-
chal de Boucicaut. — Paris, Librairie de l’art ancien
et moderne, 1906.

L’A. con profonda dottrina esamina una serie di minia-
ture del maestro del libro d’Ore del Maresciallo francese
Jean le Meingre, detto Boucicaut, o «maitre aux cygnes»;
e conchiude che il miniatore lavorò dal 1402 al 1413 per
il Duca di Borgogna Giovanni senza Paura e per il Duca
Giovanni di Berry, ma che, operando per questo principe,
fu confuso nel gruppo degli ouvriers diretti da Jacquemart
de ITesdin. Dimorò a Parigi, e probabilmente viaggiò nel
Milanese. Sarebbe quindi, si chiede l’A., da identificarsi quel-
l’artista con Jacobus Cona pittore fiammingo dimorante a Pa-
rigi nel 1398, come ci disse Alcherio nel suo trattato «De
coloribus div'ersis ? » E riserva la risposta per uno studio ul-
teriore. Intanto ci sia permesso di dubitare che l’autore del
trittico del Museo provinciale di Bonn sia da riconoscere per lo
stesso che eseguii libri miniati così bene descritti e studiati
dall’A. Le affinità notate non bastano, secondo noi, a deter-
minare uguaglianze e coincidenze. In ogni modo anche questo
 
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