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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 11.1908

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Fasc. 5
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https://doi.org/10.11588/diglit.24153#0529

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BIBLIOGRAFIA

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momento Cupido le scocca la freccia; infine ella rimane sola
nel centro, esaltata dalla vita, perchè la natura ha creato in
lei una vita nuova. Spiegazione molto ingegnosa e attraente :
per ammetterla con piena fiducia sarebbe per altro neces-
sario trovare nel tempo qualche corrispondenza con simile
idea.

264. Voss (Hermann), Zwei unbekannte Werke des
Veit Stosz in Fiorentiner Kirchen. ( Jahrbuch d. K. Pr.
Ksts., a. XXIX, pag. 20-29: Berlin, 1908).

Si tratta di un San Rocco nella chiesa dell’Annunziata e
di un Crocefisso in Ognissanti; dopo un’accurata analisi l’A.
crede di poter attribuire l’uno e l’altro a Veit Stosz, datando
il primo 1510 circa.

265. I d ., Andreas Schlùters Reiterdenktnal des grosse?/
Kurfiirsten und die Beziehungen des Meisters fur ita-
lienischen und franzòsischen Kunst. (Jahrbuch d. K.
Pr. Ksts., a. XXIX, pag. 137-164; Berlin, 1908).

Le due statue equestri di Francesco Mocchi, rappresen-
tanti Alessandro e Ranuccio Farnese, ebbero un forte in-
flusso sul monumento del « grossen Kurfiirsten »; e i quattro
schiavi del monumento stesso sono ispirati ai quattro Mori
di Livorno. L’A. enumera quindi tutti i motivi architettonici
e plastici di Roma e Firenze, dei quali si trova il ricordo
nelle altre opere dello Schliiter.

266. Weisbach (Werner), Studien zu Pesellino und
Botticelli. (.Jahrbuch der K. Pr. Kstsa. XXIX, pa-<
gine 1 -19; Berlin, 1908).

Illustra il piccolo Crocefisso del Pesellino acquistato re-
centemente dal Museo di Berlino, specie nelle sue relazioni
con la Trinità della National Gallery, ritornando sulla sua
antica opinione che quest’ultima non fosse compiuta dal Pe-
sellino prima della mortela tale opinione non è possibile
contraddire per mezzo del documento recentemente pubbli-
cato da Peleo Bacci, nè per esso si può determinare che Fi-
lippo Lippi abbia dipinto la predella. 11 romanticismo del
Pesellino conduce l’A. a parlare del quadro che un tempo
tutti vollero classico ed ora, tutti insieme, romantico, la Pri-
mavera del Botticelli. Non propone l’A. una nuova interpre-
tazione del quadro, anzi si attiene a quella del Warburg, ma
mette in rilievo come il B. abbia reso romantico un motivo
di origine classica, ricordando anche a questo proposito gli
affreschi di villa Lemmi.

Biografia artistica.

267. Buerkel (Ludwig von), Francesco Furini.
(.Jahrbuch der Kunsthistorischen Sanimi, des allerhóch-
sten Kaiserhauses, t. XXVII, pag. 55-90; Wien, 1908).

Il Furini, nato nel 1600 c., da Filippo ritrattista, subì
fortemente in giovinezza, secondo il B., l’influsso delle opere
del Passignano, e sfuggì invece a quello allora predominante
di Giovanni da San Giovanni, in grazia del suo speciale
temperamento artistico. Le opere principali del F. sono: la
Morte di Adone del Museo di Budapest, YAcis e Galatea della
collezione Bassermann-Jordan di Monaco, il Davide della
collezione Home a Firenze, il Loth del Prado, VAdamo ed

Èva e il Centauro e Dejanira del Palazzo Corsini a Firenze,
la Maddalena pregante e la Maddalena leggente della Gab
leria di Vienna, il San Sebastiano della collezione Buerkel
di Fiesole, l’Annunciazione (1633) di Faltona (Mugello), YAc-
cademia di Careggi e l’Apoteosi di Lorenzo il Magnifico ese-
guite nel Palazzo Pitti dopo la morte di Giovanni da San
Giovanni (| 1636). Del tempo tardo del F. si conoscono
meno opere : la Sibilla di Lucca, la Sant'Agnese della colle-
zione Buerkel, VArtemisia della Galleria d’Amburgo, la Poesia
e il San Sebastiano di Edimburgo. Morì nel 1646.

Il B. si sofferma principalmente nell’analisi delle opere
rimaste e nell’enumerazione di quelle perdute. Per quel che
si riferisce alla vita del F. si appoggia principalmente sul
Baldinucci e sul Gargani. Nel giudicare dell’artista mette in
rilievo le sue qualità sommamente pittoriche, e si dimostra
entusiasta delle armonie coloristiche del F., che crede di
potere avvicinare al Van der Meer. E certamente per chi
non avesse ancora apprezzato le opere di lui, basterebbero
le molte e belle riproduzioni, che il B. offre, per rivelarlo
come uno dei più grandi e più individuali artisti che l’Italia
del Seicento abbia prodotto.

268. Colasanti (Arduino), Un seguace di Gentile
da Fabriano a Fermo. (.Bollettino d'arte, a. Il, pa-
gine 244-255; Roma, 1908).

Determina come opere di un medesimo pittore, seguace
meschino di Gentile da Fabriano, otto tavolette con episodi
della vita di Santa Lucia e un grande Crocifisso esistenti a
Fermo, le une nella canonica annessa alla chiesa di Santa
Lucia, l’altro nella chiesa dell’Angelo Custode.

269. Fabriczy (Cornelius von), Neues icber Pietro
Torrigiani. (Repertorium fiir Kunstw., a. XXIX, pa-
gine 296-297; Berlin, 1908).

Pubblica due contratti : il primo si riferisce a un busto
in terracotta del medico bolognese Baldassare della Torre
(1492); il secondo, donde si ricava che il Torrigiani era anche
pittore, a una pittura da porsi nella chiesa dell’Annunziata
di Fossombrone.

270. Id., Die Kunstlerfamili,e Del Majno (Magno).
(Repertorium fur Kunstw., a. XXXI, pag. 297-298;
Berlin, 1908).

A proposito di un documento, trovato dal Biscaro, indi-
cante Jacobus de May no come uno degli autori degli stalli
del coro di Sant’Ambrogio a Milano (1469), ricorda gli altri
documenti relativi ai lavori dello stesso nella Certosa di Pavia,
e a quelli di suo figlio Giovanni Angelo quivi, in San Lo-
renzo di Morbegno, ecc. Altro figlio di Jacopo era Tiburzio
pure scultore. La famiglia era pavese.

271. Friedlànder (Max J.), Bernaert van Orley.
(Jahrbuch. d. K. Pr. Ksts., a. XXIX, pag. 225-246;
Berlin, 1908).

272. Gatti (Angelo), Il Pignola trattatista d'ar-
chitettura. (Memorie e studi intorno a Jacopo Barozzi,
pag. 303-312; Vignola, per Antonio Monti, 1908).

Difende il Vignola trattatista, dimostrando che l’abuso fatto
del trattato non è imputabile al suo autore, il quale si pro-
pose di giovare ai pittori, ai quadraturisti, agli scenografi,
 
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