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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 17.1914

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Fasc. 1
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Tea, Eva: Le fonti delle grazie di Raffaello
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https://doi.org/10.11588/diglit.24141#0080

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48

ÈVA TEA

cate le alberelle adolescenti e piumose, divelte le castella che popolano la solitudina alpina degli
altri paesi raffaelleschi contemporanei.

E un semplice tema di perpendicolari, modulato con infinita soavità di curve, come un
accordo fondamentale temperato da consonanze minori. La linea serpeggiante delle membra
si ripete nel serpeggiare del fiume: cintura di candore, imagine naturale della purità.

Una sola creatura vegetale sporge a sinistra, da una zolla più eminente: accenno a un
primo piano assorbito dalla cornice, quasi proscenio da cui l’occhio spazia sulla visione irreale.

Euphrosyne, Aglaia, Talia, la gaia, la splendente, la fiorente, appaiono modellate dall’artista
in quella sua sostanza cerea e molle, che in questo periodo si presta alla più soave (e talora
stucchevole) liscezza. Nulla ancora di quel balenare di forme nuove che traversano come flammei
dardi nubilosi la serenità dell’aurora raffaellesca. Sembra che una forza interiore sospinga questa
sostanza plasmabile e amica della luce verso le forme sferiche e affusolate, che sostituiscono
le masse cilindriche, care all’antichità.

Dove la sapienza greca segnava un sistema complicatissimo di angoli, rette, curve, piani
spezzati, segmenti di sfera, infiniti di numero, varii di centro, vivi ognuno d’una propria bel-
lezza, l’Urbinate uguaglia, semplifica, arrotonda. Fa sporgere i fianchi in modo che formino
col busto un arco inflesso; inscrive le forme dell’anca e della coscia in un elissoide; lo con-
chiude bruscamente al ginocchio, per riaprirlo con delicata mollezza alla convessità del pol-
paccio. Nella caviglia e nel piede si comporta da pretto peruginesco : scheletrico, esiguo, timido.
Ancor più vano sarebbe cercare nei volti la minima reminiscenza classica. Di angiole umbre
sono i nasi sottili, lunghetti, a narice breve; i menti piccoli e ogivali, le orbite tonde sulla
congiuntiva, le ciglia alte e lievi, quali si convengono alla purità. Non più i corimbi fieri come
acroteri, ma chiome attorte a nascondere le orecchie. Il labbro inferiore, che gli antichi senti-
vano così fortemente da farne una delle masse del viso, qui è un semplice particolare deco-
rativo, un pendaglio. La mandibola non si scodella attorno al fiore turgido delle labbra; i
piani carnosi e scivolanti delle gole greche sono riassunti in una zona semplice d’ombra: il
collo, turrito negli antichi, par che tema di profilarsi nudo, e si vela di capelli e si adorna
di coralli.4 Vedete infatti barbarie gentile! Il pittore osa velare e decorare la nudità: questa
magnificenza autonoma, presso l’arte classica, ed intangibile.

Ben diverse, certo, sarebbero balzate queste forme dalla mano ferrigna di Andrea !V|an-
tegna. L’anima del padovano, ambigua fra il senso plastico e il pittorico, si sarebbe compia-
ciuta di accentuare ogni rilievo scultorio, di sottolineare ogni forma eroica: e avremmo forse
avuto delle Amazzoni in luogo di Grazie. Raffaello è semplicemente e squisitamente pittore:
ogni sensazione, ogni acquisizione, ogni studio trae nel gorgo assorbente della sua personalità :
e davanti alla Venere Medicea vede la Santa Caterina.

D’un privilegio pittorico egli si vale per allargare e distanziare le membra, e dare agii
intervalli, non più monocromi del marmo e del metallo, ma vivi d’infiniti toni, armoniche forme
d’anfore e d’ogive: per sviluppare il motivo delle palle, quasi simbolo della forma primordiale
che generò le divine creature, e richiamare nel tono dell’oro la biondezza della terra: per col-
locare infine le forme del suo sogno in un’atmosfera intatta, che le carezza e le transumana.

Le Grazie di Chantilly sono, è vero, un’elegia classica, ma tradotta con libertà umanistica
e cantata su mandòla toscana, nel riso di un cielo umbro.2

Usavano gli antichi artefici tenere le Grazie nelle loro aule, per aversele propizie. Non diver-
samente operò Raffaello, sacrificando sulle soglie della giovinezza alle divine Cariti. E ne fu
esaudito.

Èva Tea. * 1

*11 motivo dei coralli è ripetuto, come bene osser- campo verso il muro. La figura è isolata e tiene pa-
vano Crowe e Cavalcasene, dal Sogno del Cavaliere. tere nelle mani.

1 II motivo della Grazia centrale ritorna nelle logge, Cfr. W. Hamelung, Prefazione all’opera di Theo-
nel primo arco cominciando dal fondo, in un piccolo bald offmann, Raphael a/s Architect, Zittau, 1911-
 
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