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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 17.1914

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Fasc. 1
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Venturi, Lionello: Une risorta casa del rinascimento italiano (il museo André a Parigi)
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https://doi.org/10.11588/diglit.24141#0092

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6o

LIONELLO VENTURI

dal dardo, al tavolo su cui fra vari piatti di bronzo aggeminati alla veneziana sorgono i mortai
coi manichi fatti di teste di bronzo a rilievo e una cassettina del Caradosso con le sue teste
romane sporgenti da carichi festoni ; e astucci di cuoio impresso, e paci niellate fiorentine, e
placchette e medaglie di tutti i nostri maggiori ; una con il martirio di San Sebastiano, cruda,
spasmodica, degna di Donatello.

Si alzano gli occhi : è un camino in marmo intagliato, alle cui estremità due pigne in
maiolica veneziana non diffondono più gli antichi profumi, ma sì ancora gli sfavillìi della lustra
vernice, che s’incrociano con quelli più splendidi alato. Gubbio e Deruta, Faenza e Pesaro,
Urbino e Castel Durante, presentano i saggi più belli dell’opera loro famosa; e Venezia
prende la rivincita con un bicchiere azzurro, più azzurro del mare, su cui nella bottega di

Marino Baroviero furono dipinti Gabriele e Maria; e
con una coppa smaltata ove l’oro, il bianco e l’azzurro
fanno a chi brilla di più.

Se P occhio sale ancora, ecco i soffitti magnifici,
l’uno a cassettoni e a rosoni rilevati e dorati, l’altro
a scomparti dipinti con i trionfi petrarcheschi, con per-
sonificazioni mitologiche, con le virtù.

Questo è soltanto l’ambiente, dal quale spiccano
i capolavori. I busti in marmo o in bronzo sono po-
sati su sostegni intagliati nel Quattrocento o su con-
temporanei cassoni. E sono opere, la cui attribuzione
è naturalmente discussa, ma che insomma rivelano
da presso la personalità di Donatello e di Luca della
Robbia, di Desiderio da Settignano (un eroe di deli-
catezza profonda, insuperabile), e di Antonio Rossellino
e di Francesco Laurana; una testa di bronzo, magnifica,
che raffigura Michelangelo, e un ritratto di Alessandro
Vittoria sembrano chiudere la serie. Meno frammisti
al mobilio sono naturalmente i quadri, scelti general-
mente con gusto profano di collettore, che vuole unire
il piacere della bella pittura al soggetto che lo diverta.
E quando si esce da una tale conversazione, ora
delicata, ora violenta, ora intima e semplice, ora dominatrice ed eroica; ecco che al di là della
scala sontuosa una intiera parete di colore e di luce vi abbaglia: è il passaggio di Enrico III
(27 luglio 1574) per le rive del Brenta, rievocato su una parete della villa Contarini a Mira
da Giovanni Battista Tiepolo e di là staccato e posto nel palazzo André sin dal 1894. 1

Fuori, riordinate le idee, si conviene che di pezzi isolati di maggior valore se ne. trovano
altrove. Quel che non si trova è l’insieme, non saprei dire se unico. Infine io non ne conosco
un altro, perchè non è un museo, ma una casa vissuta, così come vissuti furono un’altra volta,
quattro o cinque secoli fa, i luoghi ove quegli oggetti nacquero spontaneamente. E non è
nemmeno una fredda ricostruzione. È ovunque un disordine pieno di suggerimenti, per la
casuale vicinanza di due oggetti, per il coro immenso, in cui mille canti diversi si fondono
in una nota sola.

Vi è insomma, immanente al gran numero degli oggetti, palese, l’amore di quella donna
che li ha raccolti non per studiarli, ma per goderli; che ha seguito solo sè stessa, il suo
gusto, il suo capriccio anche: e appunto, per i mille difetti uniti ai mille pregi della perso-
nalità raccoglitrice, quell’insieme di oggetti ha un valore umano che ninna classificazione
potrebbe dare mai. Ed è stato geniale, è stato francese, di aver saputo mantenere nel museo

Gir. Molmknti, Tiepolo, 247, 249, 253.
 
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