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MARIO SALMI
chiesa. Occorre per ciò rigettare l’ipotesi del Ridolfì 1 e concludere che il portico è di anonimi
maestri e stilisticamente unisce forme di due correnti diverse: l’una che veniva da Pisa e da
Pistoia, l’altra dall'Italia settentrionale.2
Un nuovo documento del 1211 ci dice che magister Guido marmolarius S. Martini de
Luca fece convenzione di lavorare nell’opera della pieve di Santo Stefano a Prato. Il Bacci ’
pensa con dubbio che si tratti di Guido costruttore di Santa Maria in Corteorlandini perchè nel
contratto l’artista dichiarò che almeno quattro volte l’anno voleva tornare a Lucca ch’era certo
la sua dimora abituale. Argomento questo che potrebbe con maggiore efficacia sostenersi per
Guidetto, sia perchè si trova menzionato in ordine di tempo più vicino (1204), sia perchè l’at-
tendere egli al massimo tempio lucchese (e forse ad altri che allo stile di lui si riconnettono),
l’obbligava a sorvegliare la costruzione e a tornare quindi da Prato a Lucca assai spesso.
Inoltre la qualifica di marmorario del San Martino non potrebbe spettare che a Guidetto l’unico
Figg. 9 e io — Capitelli. Prato, Cattedrale
(Fotografia Salmi).
maestro conosciuto fra i tanti anonimi che vi lavorarono, mentre abbiamo dimostrato quanto
valore possa darsi alla congettura del Ridolfì sull’opera di Guido il vecchio nel portico della
cattedrale lucchese. Già a Guidetto del resto pensarono il Ridolfì e Gaetano Milanesi4 ma
senza posare l’opinione loro su qualche solida base la quale ci viene mirabilmente offerta dal-
l’esame della più antica parte della vecchia pieve ora duomo di Prato.5 La bella chiesa a tre
1 II Ridolfì conoscitore ed illustratore accuratis-
simo dei monumenti di Lucca, dice invece cosa giusta
quando riconosce, op. cit., pag. 17 e La basilica di
San Michele in Foro di Lucca, estratto da\V Archivio
storico dell’Arte, anno V (1893) fase. VI, pagg. 19-20,
l’arte di Guidetto nelle logge della facciata di San Mi-
chele in Foro.
2 Un esame accurato del portico di San Martino
di Lucca ci mostra la commistione delle due maniere
diverse, ad esempio, nei due semipiloni angolari e nel
terzo arco.
3 Op. cit., pagg. lo-i 1.
* Ridolfì, L'Arte iu Lucca, ecc., pag. 17, e Mi-
lanesi G., Nuovi documenti per la storia dell’arte
toscana, Firenze 1901, pagg. 6-8.
5 Nella monografia di Baldanzi F., Della chiesa
cattedrale di Prato, descrizione decorata di notizie sto-
riche e di documenti inediti, Prato, 1846, non è deter-
minato il tempo della più antica parte della pieve la
cui storia vieri di molto chiarita dal documento accen-
nante a Guido marmorario. Durante il xiv secolo le
fu innestata con felice ardimento un’altra campata ed
un transetto di cinque cappelle, decisamente gotici
nelle forme architettonico-decorative e quindi piena-
mente distinguibili dalla più antica costruzione.
MARIO SALMI
chiesa. Occorre per ciò rigettare l’ipotesi del Ridolfì 1 e concludere che il portico è di anonimi
maestri e stilisticamente unisce forme di due correnti diverse: l’una che veniva da Pisa e da
Pistoia, l’altra dall'Italia settentrionale.2
Un nuovo documento del 1211 ci dice che magister Guido marmolarius S. Martini de
Luca fece convenzione di lavorare nell’opera della pieve di Santo Stefano a Prato. Il Bacci ’
pensa con dubbio che si tratti di Guido costruttore di Santa Maria in Corteorlandini perchè nel
contratto l’artista dichiarò che almeno quattro volte l’anno voleva tornare a Lucca ch’era certo
la sua dimora abituale. Argomento questo che potrebbe con maggiore efficacia sostenersi per
Guidetto, sia perchè si trova menzionato in ordine di tempo più vicino (1204), sia perchè l’at-
tendere egli al massimo tempio lucchese (e forse ad altri che allo stile di lui si riconnettono),
l’obbligava a sorvegliare la costruzione e a tornare quindi da Prato a Lucca assai spesso.
Inoltre la qualifica di marmorario del San Martino non potrebbe spettare che a Guidetto l’unico
Figg. 9 e io — Capitelli. Prato, Cattedrale
(Fotografia Salmi).
maestro conosciuto fra i tanti anonimi che vi lavorarono, mentre abbiamo dimostrato quanto
valore possa darsi alla congettura del Ridolfì sull’opera di Guido il vecchio nel portico della
cattedrale lucchese. Già a Guidetto del resto pensarono il Ridolfì e Gaetano Milanesi4 ma
senza posare l’opinione loro su qualche solida base la quale ci viene mirabilmente offerta dal-
l’esame della più antica parte della vecchia pieve ora duomo di Prato.5 La bella chiesa a tre
1 II Ridolfì conoscitore ed illustratore accuratis-
simo dei monumenti di Lucca, dice invece cosa giusta
quando riconosce, op. cit., pag. 17 e La basilica di
San Michele in Foro di Lucca, estratto da\V Archivio
storico dell’Arte, anno V (1893) fase. VI, pagg. 19-20,
l’arte di Guidetto nelle logge della facciata di San Mi-
chele in Foro.
2 Un esame accurato del portico di San Martino
di Lucca ci mostra la commistione delle due maniere
diverse, ad esempio, nei due semipiloni angolari e nel
terzo arco.
3 Op. cit., pagg. lo-i 1.
* Ridolfì, L'Arte iu Lucca, ecc., pag. 17, e Mi-
lanesi G., Nuovi documenti per la storia dell’arte
toscana, Firenze 1901, pagg. 6-8.
5 Nella monografia di Baldanzi F., Della chiesa
cattedrale di Prato, descrizione decorata di notizie sto-
riche e di documenti inediti, Prato, 1846, non è deter-
minato il tempo della più antica parte della pieve la
cui storia vieri di molto chiarita dal documento accen-
nante a Guido marmorario. Durante il xiv secolo le
fu innestata con felice ardimento un’altra campata ed
un transetto di cinque cappelle, decisamente gotici
nelle forme architettonico-decorative e quindi piena-
mente distinguibili dalla più antica costruzione.