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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 17.1914

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Fasc. 2
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Cipolla, Carlo: Ricerche storiche intorno alla chiesa di Santa Anastasia in Verona, [1]
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https://doi.org/10.11588/diglit.24141#0138

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104

CARLO CIPOLLA

anche questo : « Item reliquie!, legavit et iudicavit
conventuy Fratrum Predicatorum de Verona comoran-
tium in ecclesia sancte Anastexie de [Verona...] par-
vorum, quos denarios, disposuit et ordinavit ipse te-
stator debere expendi in reparatione et militate diete
ecclexie amore Deus et in sufragio mortuorum [il ms.
ha : meritorum\... Et cum etiam in pieno capitalo
conventus Fratrum Predicatorum sancte Anastaxie de
Verona predicto, more solito et loco debito congre-
gato, in quo quidem capitulo fuerunt Dionisius de
Sancto Severino prior, dominus frater Guilielmus de
Verona lector, frater Leonardus de Tridento, frater
Lucas de Vincentia, frater Anthonius de Vincentia,
[Bejneventus de Verona, frater Bricius de Sancto Se-
verino, frater Anthonius de Veneciis, et frater Bona-
ventura de Verona sacrista dicti Ordinis et conventus,
qui fuerunt... co]nventus, prout asseruerunt, facientes
prò se et dicto conventu et capitulo, et nemine eorurn
discrepante, provisum et deliberatimi fuit prò meliori
militate et [reparatione] diete ecclesie, necessarium
esse de presenti fieri et construi in dieta ecclexia
unum pergulum lapideum. idcirco Andreas fillius cou-
dam dicti domini Thomasij de Pelegrinis [tamquam
exequtur dicti] testamenti diete ultime voluntatis, fa-
ciens prò se et nomine et vice suprascriptoruni Johan-
nis eius fratris et Bartholomey condam domini Avo-
garij de Sancto Paulo, una [seenni] exequtoi'um elicli
testamenti seu diete ultime voluntatis, volens et in-
tendens suprascriptum legatimi velocius adimplere
et animam ipsius domini Thomasij testato is et seip-
sum... de voluntate, consensu et expressa licentia
suprascriptorum dicti Ordinis et conventus et ex deli-
beratione predicta, dedit et manualiter numeravit De-
zeto condam domini Johannis de Salernis ... ta]mquam
depositario electo per suprascriptos Fratres et tam-
quam officiali per dictos Pratres deputato ad facien-
dum construy suprascriptum pergulum in dieta ecclexia
sancta Anastayie da Verona... Et renunciavit dictus
Dozetus exceptioni sibi datorum, traditorum, iiume-
ratorum, habitorum et receptorum denariorum pre-
dictorum ».

In un altro legato si accenna ad un altare situato
presso all’altare maggiore, che corrisponde natural-
mente alla cappella Pellegrini.

Qui dobbiamo ritornare un po’ indietro, per rimet-
terci poscia nello svolgimento cronologico degli avve-
nimenti.

Addì 3 settembre 1371 il cav. Azzone del fu cav. Fri-
gnano da Sesso trovandosi nella sua casa, situata nella
contrada di San Salvar, fece rogare il suo testamento : in
esso ordinò d’esser sepolto in Sant’Anastasia, « ubi
sepolta sunt torpora maiorum defunctorum méorum»
ingiungendo che nelle esequie si spendesse quanto
Cansignorio reputasse meglio: a quest’ultimo affida
anche la tutela della moglie Maddalena q. Giberto da
Correggio, e dei figli Giberto, Frignano, Ugolino, Pal-

mario, Nicolò, Paola, Anna, Giacoba. Ordinò poi che
in Sant’Anastasia si erigesse una cappella con un al-
tare e con un’arca marmorea.1

Dal testamento originò una lunga controversia fra
il convento e la famiglia da Sesso. In una transazione
stipulata da Ugolino da Sesso e gli altri eredi da una
parte, ed i Domenicani dall’altra, si obbligarono i
primi a sborsare annualmente 60 lire di piccoli vero-
nesi come dote della cappella « in dieta ecclesia per
ipsos construenda ». Ma la cappella non era ancora
eretta addì 20 settembre 1489, quando testò Palmerio
da Sesso che, disponendo per il pagamento di quella
quarta parte del debito, la quale a lui spettava, in-
caricava del pagamento i suoi figli ed eredi Ugolino,
Fregnano e Bernardino. Costoro si obbligarono a sod-
disfare a tutto, con atto 15 aprile 1494, giusta il tenore
del quale la cappella doveva essere interamente o quasi,
condotta a compimento entro cinque anni. Ma ne
passarono sei, e la cappella non era neppur comin-
ciata. I frati non tacquero, ed i fratelli da Sesso colla
convenzione 18 febbraio 1500 ottennero due anni di
proroga. Ma fu tutto indarno: due nuove carte furono
stipulate dagli eredi da Sesso e dal convento il 4 lu-
glio 1503 l’una e l’8 decembre 1506 l’altra. Nel 1508
Lodovico da Sesso pareva veramente disposto ad ese-
guire la volontà del suo antenato ; ma di nuovo tutto
si ridusse a parole. Ad una nuova citazione fattagli
da parte dei monaci nel 1515, egli rispose affermando,
che erasi chiamato lo scultore (lapicida»!), il quale
aveva, di consentimento dei frati, scelto il luogo per
erigervi la cappella, e prese le misure: aggiungeva,
che le pietre s’erano comperate ed in parte anche la-
vorate, e che se il lavoro era stato intermesso, ciò era
stato conseguenza della guerra, cioè di quella che noi
chiamiamo dalla lega di Cambray. Ma il procuratore
del convento non ammise cotali scuse, «et negavit
predicta omnia vera esse ».2 Che cosa avvenisse nel
seguito noi sappiamo ; ma è certo che la cappella
non si costruì.

Secondo il Pellegrini (op. cit.), Ugolino da Sesse
ed i suoi fratelli avevano scelto per la cappella un
posto vicino al luogo, dov’è oggidì la porta laterale,
che pone al Vicolo Sottoriva.

Ed ora riprendiamo la questione della costruzione
del tempio.

1 Del testamento esiste una copia del secolo xvi in Pro-
cessi Sant’Anastasia, ultimo proc. del « Calto » segnato A :
« Item reliquo et yudico ut in dieta ecclesia fieri debeat
de bonis meis una capella cum uno altari... Item volo et
relinquo ut in dieta ecclesia fieri debeat una arca lapidea
decens et honorabilis statui et condicit ni mee prout melitis
videbitur fidecomissario meo infrascripto ». Il fìdecomissario
era Alberto del fu cav. Giacomo dal Verme; quest’ultimo,
per ragione di cronologia, non può naturalmente identifi-
carsi coll’omonimo, famoso capitano di ventura.

2 Le carte che riguardano questa lite si trovano raccolte,
parte nel processo da cui togliemmo la riferita notizia sul
testamento di Azzone da Sesso, e parte nel processo contro
i Da Sesso 1512-1515, segnato S, senza numero
 
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