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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 17.1914

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Fasc. 2
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Cipolla, Carlo: Ricerche storiche intorno alla chiesa di Santa Anastasia in Verona, [1]
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o6

CARLO CIPOLLA

procedere per argomenti congetturali ; troveremo le
considerate prove tosto nei documenti, dai quali espli-
citamente è detto che nei primi lustri del secolo xv,
le prime otto colonne, dopo la porta maggiore, non
c’erano.

Memoria alcuna non ci tramandò i nomi degli ar-
chitetti del tempio. Il P. Vincenzo Marchese, che il-
lustrò le memorie artistiche del suo Ordine, parlando
dei Domenicani fra’Benvenuto da Bologna e fra’Ni-
colò da Imola, ch’egli ritiene per certo abbiano diretta
l’edificazione delle chiese di Sant’Agostino di Padova,
dei Santi Giovanni e Paolo di Venezia e di San Ni-
colò di Treviso, scrive della nostra così : « è probabile
che eziandio la chiesa di Sanl’Anestasia di Verona, e
quel Convento dei frati Predicatori, siano stati eretti
da architetti dell’Ordine: ma, per mancanza di me-
morie, non posso accertarlo ». 1

Lasciando il tempio di Sant’Agostino di Padova,
abbattuto da circa un secolo, è certo che le altre
tre chiese si rassomigliano, a così dire, perfettamente.
Dodici colonne dividono ciascuna di esse in tre na-
vate. Ad ogni intercolunnio corrisponde una finestra,
tanto nella chiesa dei Santi Giovanni e Paolo, quanto
nella nostra, secondo l’antico disegno ; ve ne hanno
invece due di strette dimensioni, che insieme quasi
ne formano una, nel San Nicolò di Treviso. 11 coro
alquanto angusto dietro all’altar maggiore (poiché il
vero coro dovea trovarsi innanzi ad esso) ; quattro
cappelle, a grande sfondo, ai lati dell’altare medesimo :
la stessa forma della crociera principale: le pareti la-
terali, la cui direzione corrisponde per ciascuna al
muro di divisione che è fra due cappelle laterali del-
l'aitar maggiore, tanto alla sua destra che alla sua

1 Op. cit., I, 154-159. Il Sant’Agostino di Padova, in-
comincialo nel 1226, secondo il P. Marchese si terminò
nel 1303 sotto la direzione appunto di fra’ Benvenuto da
Bologna. Il San Nicolò di Treviso cominciato verso il 1310
fu terminato nel 1352 da fra’ Nicolò da Imola; ambedue
gli architetti nel secolo xiv lavorarono nella chiesa dei Santi
Giovanni e Paolo.

sinistra ; le linee su cui sono disposte le colonne, che
vanno a riuscire a ciascun muro di divisione, che è
fra la cappella dell'aitar maggiore e ciascuna delle
laterali ; tutto questo dimostra, che è dovunque il con-
cetto medesimo realizzato in maniere somiglianti.

La chiesa dei Frari in Venezia, che pur non era
dei Domenicani, nè fu eretta da artisti di quest’or-
dine, ha senza dubbio molti punti di contatto colle
altre chiese di cui parlammo, ma ha anche moltissime
diversità. In essa non sono quattro, ma sei le cap-
pelle laterali dell’altar maggior. Nei templi domenicani
di Treviso, di Venezia e di Verona c’è perciò assai
più intima somiglianza. Tra esse la chiesa più splen-
dida, dirò meglio quella il cui aspetto è più imponente,
è il tempio dei Santi Giovanni e Paolo ; vieti dopo la
nostra chiesa e terza la Trevisana.

Non par quindi troppo ardito il presumere che gli
stessi artisti domenicani, che lavorarono per Treviso
e per Venezia, abbiano tracciato il disegno sul quale
costruire il nostro tempio. Almeno appartengono gli
uni e gli altri alla medesima scuola. E si noti che,
come abbiamo veduto, l’opera combina perfettamente,
poiché Sant’Anastasia era già principiata in tutta la
sua estensione alla morte del Castelbarco, e forse anche
prima, non avendo potuto noi definire se non che
un limite, l’ultimo, il più recente limite del periodo
entro cui deve essersi costrutta la parte inferiore delle
muraglie da lato, e della parete ch’è di fronte all’altar
maggiore. Le finestre indicate in questa parte di co-
struzione più antica, corrispondono perfettamente a
quelle dèi Santi Giovanni e Paolo e di San Nicolò.
Non essendo esse state tutte aperte, non possiamo
sentire perfettamente l’uniformità della nostra con
quelle due altre chiese, ma è necessario che il nostro
pensiero compia l’opera degli antichi architetti, e sup-
ponga eliminati, tanto a Sant’Anastasia (pianto nelle
due chiese consimili, gli altari laterali, che alterano
profondamente, verso l’interno, l’aspetto della chiesa,
alla quale lungo i secoli le vicende hanno impresse
diverse caratteristiche.

Carlo Cipolla.
 
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