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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 17.1914

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Fasc. 3
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Zaccarini, Donato: Antonio Alberti il suo maestro ed alcuni pittori ferraresi loro contemporanei
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https://doi.org/10.11588/diglit.24141#0198

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interessi della famiglia, ci dice di quale importanza debbano essere stati i lavori compiuti a
Montone.

Come ci apprende il Pungileoni,1 la moglie gli portò in dote parecchi terreni, ed alcune
case in città; nel 1424 (2 agosto) accrebbe le sue possidenze acquistando da Matteo Gennari
pittore, suo cognato, otto staia di terreno poste « in vocabolo de Gienghe » ed altre otto « in
vocabolo de Catnpora».2

Fino al 1430 nessuna memoria ci riuscì di trovare di lui. Forse in questo periodo si recò
a Firenze per completarvi la sua educazione pittorica.

Se così è rettamente interpretata una frase dell’abate Bernardino Baldi, la cui opera mano-
scritta fu veduta nella libreria Albani di Urbino da Pungileoni,3 nel 1430 era occupato a tre-
scare in San P'rancesco « le Cappelle de’ Signori », opera che fu distrutta nel restauro settecen-
tesco di questo insigne tempio.

Il io agosto 14324 moriva Evangelista, senza figli, dopo di aver testato in favore del
marito. In riguardo a questa eredità gli fu mossa lite dalla- Fraternità di Santa Maria della

Fig. 3 — Pittore del Crocefisso con la sigla G. Z.: Presentazione al Tempio
Ferrara, Ex-Convento di San Guglielmo.

Misericordia, che terminò in amichevole transazione come provano atti dell’Archivio notarile
di Urbino veduti dal Pungileoni, che non ci fu dato di rinvenire. Prova del suo asserto sono
pertanto alcune registrazioni segnate in un libro di entrate e spese della suddetta Fraternità,
colle quali erano notati i pagamenti che venivano compiuti di quando in quando per l’eredità,
che le note dicono «di Antonio di Severo (il padre di Evangelista)». La prima è del 31 di
marzo 1435,! le seguenti del 21 aprile 1437,6 del 12 maggio,7 dell’11 novembre* del 1438,
come ricorderemo più innanzi.

Tutti questi pagamenti vengono compiuti da terza persona, ciò che sembra provare l’as-
senza dell’artista. In questo tempo, difatti, si trovava a Talamello nel Montefeltro e vi dipin-
geva la Cella, che ancora esiste, per ordine del vescovo Feretrano Giovanni Sclani 9 che teneva
colà la sede vescovile.

1 Elogio storico di Timoteo Viti, Urbino, 1835,
pag. 81.

2 Scatassa, in Rassegna cit.

5 Op. cit.

4 Pungileoni, op. cit.
s Doc. III.

6 Doc. IV.

7 Doc. V.

8 Doc. VI.

9 Nella Cella dipinta dalPAlberti, la figurazione rap-
presentante la Purificazione, reca sull’altare lostemmma
dei Malatesta sormontato dalla nutria colle infule. Lo
 
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