ARTE ROMANICA FIORENTINA
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È in atto di addentare un corpo, forse un pesce che rap
presenterebbe in tal caso l’anima del peccatore ingoiata dallo
spirito malefico. I draghi sono comunemente usati in tutta
l'arte romanica, ma somiglianze formali con quello dell’An-
tella presentano i due accoppiati nel pulpito di Santa Maria
a Monte 1 che è più tardo : nel nostro rilievo di locale non
è da notare che Xopus sectile.
Dopo questo umile lavoro, ricordo i due frammenti mar-
morei che formarono la decorazione interna di un arco, oggi
al Museo Nazionale (n. 151-152) dove pervennero dal mo-
nastero di Sant’Andrea a Candeli. L’arco tondo si compo-
neva di tre formelle lievemente rettangolari e adorne di fiori
e di foglie lunghe e rozzissime : ma la formella centrale venne
divisa fra le altre due che rappresentano rispettivamente
Cristo con nimbo crucigero in atto di benedire Pietro ed An-
drea (il patrono della chiesa) nella barca ; e Gesù avvolto in
una lunga veste e col rotulo che benedice San Benedetto
(il fondatore dell’ordine cui apparteneva l’abbazia) in ginoc-
chio con la tonaca e il cappuccio alzato. Nella prima for-
mella si legge: VENITE . POST . ME . FACIAM VOS
FI | ERI e sotto : PISCATORES OMINV[M]; nella formella
rotta e divisa fra le due figurate: ANNO M . C . LXX . VII
INDICTIONE X | VENE_ PAX REDDITA TRIS
HOC.OP... ABBATIS . LECTOR j COGNOSCE. IOHAN-
NIS.2 Grossolana nei contorni, timida nel rilievo e fiacca
nelle forme si rileva quest’ opera men che mediocre dei-
fi inesperto abate Giovanni, la quale non ha altro merito che
di averci rivelato un nome e una data.
Fra le sculture ricordate dal Vasari, scomparvero quelle
di Ognissanti3 e di San Paolo;1 a noi son giunte soltanto
quelle di San Michele e Gaetano s conservate in una sala
annessa, alla canonica di questa chiesa. Sono di marmo e
rappresentano San Michele (fig. 13) nimbato vestito di una
corta tunica che sostituisce la corazza, e di clamide, in atto di uccidere il drago che ha sotto
i piedi e cui pone in gola la lancia con la destra mentre si copre con la sinistra, di uno
scudo crociato. L’arcangelo guerriero è un fantoccio senz’ anima cui corrispondono per sen-
timento e per tecnica le altre due figure: San Pietro che porta la toga e benedice tenendo
un rotulo nella sinistra e un Santo mitrato vestito di tunica orlata inferiormente a tralci e di
una lunga clamide affibbiata sulla spalla destra. Mostra il palmo della mano sinistra mentre
nella destra tiene, sembra, una iampada accesa. Nessuna corrispondenza si trova fra queste e
le altre sculture: i capelli a ciuffi arricciati, gli occhi spalancati e i volti allungati e gonfi, il
tipo delle vesti schiacciate a solchi profondi fanno pensare ad una ispirazione degli esemplari
Fig. ir — Statua dell’antico ambone
Sant’Agata di Mugello
(Fotografia Salmi).
1 Fu riprodotto dal Carocci, Il Valdarno, pag. in
e giustamente assegnato a scuola lucchese. Credo che
sia stato eseguito ai primi del sec. xm.
2 II carattere è fra il capitale e l’onciale. Il Mit-
tarellt, Annales Camaldulenses, IV. p. 71, così ri-
produsse l’iscrizione completa: «tempore quo fuerat
venetis pax reddita terris, hoc opus abbatis lector co-
gnosce Johannis». Nel 1177 avvenne infatti a Venezia
la pace fra Alessandro III e Federico Barbarossa. I
due rilievi vennero pubblicati dal Davidsohn, op. cit.,
II, tav. 85-86. Cfr. Svarzenski, op. cit., pag. 524.
3 Vasari, ediz. Milanesi, I, pag. 243 e 482.
■* Op. cit., I, pag. 482. 11 Milanesi annota che scom-
parvero fino dal 1669.
s Op. cit., I, pagg. 243 e 482.
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È in atto di addentare un corpo, forse un pesce che rap
presenterebbe in tal caso l’anima del peccatore ingoiata dallo
spirito malefico. I draghi sono comunemente usati in tutta
l'arte romanica, ma somiglianze formali con quello dell’An-
tella presentano i due accoppiati nel pulpito di Santa Maria
a Monte 1 che è più tardo : nel nostro rilievo di locale non
è da notare che Xopus sectile.
Dopo questo umile lavoro, ricordo i due frammenti mar-
morei che formarono la decorazione interna di un arco, oggi
al Museo Nazionale (n. 151-152) dove pervennero dal mo-
nastero di Sant’Andrea a Candeli. L’arco tondo si compo-
neva di tre formelle lievemente rettangolari e adorne di fiori
e di foglie lunghe e rozzissime : ma la formella centrale venne
divisa fra le altre due che rappresentano rispettivamente
Cristo con nimbo crucigero in atto di benedire Pietro ed An-
drea (il patrono della chiesa) nella barca ; e Gesù avvolto in
una lunga veste e col rotulo che benedice San Benedetto
(il fondatore dell’ordine cui apparteneva l’abbazia) in ginoc-
chio con la tonaca e il cappuccio alzato. Nella prima for-
mella si legge: VENITE . POST . ME . FACIAM VOS
FI | ERI e sotto : PISCATORES OMINV[M]; nella formella
rotta e divisa fra le due figurate: ANNO M . C . LXX . VII
INDICTIONE X | VENE_ PAX REDDITA TRIS
HOC.OP... ABBATIS . LECTOR j COGNOSCE. IOHAN-
NIS.2 Grossolana nei contorni, timida nel rilievo e fiacca
nelle forme si rileva quest’ opera men che mediocre dei-
fi inesperto abate Giovanni, la quale non ha altro merito che
di averci rivelato un nome e una data.
Fra le sculture ricordate dal Vasari, scomparvero quelle
di Ognissanti3 e di San Paolo;1 a noi son giunte soltanto
quelle di San Michele e Gaetano s conservate in una sala
annessa, alla canonica di questa chiesa. Sono di marmo e
rappresentano San Michele (fig. 13) nimbato vestito di una
corta tunica che sostituisce la corazza, e di clamide, in atto di uccidere il drago che ha sotto
i piedi e cui pone in gola la lancia con la destra mentre si copre con la sinistra, di uno
scudo crociato. L’arcangelo guerriero è un fantoccio senz’ anima cui corrispondono per sen-
timento e per tecnica le altre due figure: San Pietro che porta la toga e benedice tenendo
un rotulo nella sinistra e un Santo mitrato vestito di tunica orlata inferiormente a tralci e di
una lunga clamide affibbiata sulla spalla destra. Mostra il palmo della mano sinistra mentre
nella destra tiene, sembra, una iampada accesa. Nessuna corrispondenza si trova fra queste e
le altre sculture: i capelli a ciuffi arricciati, gli occhi spalancati e i volti allungati e gonfi, il
tipo delle vesti schiacciate a solchi profondi fanno pensare ad una ispirazione degli esemplari
Fig. ir — Statua dell’antico ambone
Sant’Agata di Mugello
(Fotografia Salmi).
1 Fu riprodotto dal Carocci, Il Valdarno, pag. in
e giustamente assegnato a scuola lucchese. Credo che
sia stato eseguito ai primi del sec. xm.
2 II carattere è fra il capitale e l’onciale. Il Mit-
tarellt, Annales Camaldulenses, IV. p. 71, così ri-
produsse l’iscrizione completa: «tempore quo fuerat
venetis pax reddita terris, hoc opus abbatis lector co-
gnosce Johannis». Nel 1177 avvenne infatti a Venezia
la pace fra Alessandro III e Federico Barbarossa. I
due rilievi vennero pubblicati dal Davidsohn, op. cit.,
II, tav. 85-86. Cfr. Svarzenski, op. cit., pag. 524.
3 Vasari, ediz. Milanesi, I, pag. 243 e 482.
■* Op. cit., I, pag. 482. 11 Milanesi annota che scom-
parvero fino dal 1669.
s Op. cit., I, pagg. 243 e 482.