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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 17.1914

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Fasc. 4
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Maione, Italo: Fra Giovanni Dominici e Beato Angelico, [1]
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282

ITALO MA/ONE

Il Dominici ebbe un’attività febbrile : corse da ogni parte ; egli fondatore di conventi per
uomini e per donne, egli ambasciatore e pacificatore degli Stati italiani con i papi scismatici,
egli oratore eloquente, che univa ad una vena lirica la ricerca profonda del teologo.

Corse da Venezia a Fabriano, a Città di Castello, a Fiesole, a Firenze, a Roma, al di là
delle Alpi. Fondò il convento di San Domenico a Venezia, nel 1393 fondò il Corpo di Cristo,
convento di suore domenicane, donne di famiglie patrizie da lui convertite. A Fiesole fondò
il convento di San Domenico.

E scrisse trattati: una «Regola di Cura Famigliare», un «Libro dell’Amore della Ca-
rità», « Sertnones de Tempore et de Sanctis », ed altre opere.1 Polemizzò con Coluccio Salutati,
con Giovanni di Samminiato, e fu ascoltato e fu riverito.

La sua oratoria ammaliava, perchè dell’oratore egli possedeva le qualità più rare, la mul-
tanimità, il personale, la scorrevolezza della parola.

« Dicovi, scriveva Ser Lapo Mazzei, che sì fatto sermone non udii mai, nè siffatta predica.
E di certo gli amici di Dio pare incomincino a montar su, a ispegnere questa vita di poltroni
chierici e laici... Tutti o piangevano o stavano stupefatti alla chiara verità che mostrava
altrui, come fu S. Brisida».

La meraviglia del modesto mercante fiorentino era anche quella di tutti quanti lo senti-
vano in Firenze.

Fra la turba degli scolari che furono ammaliati dalla sua abilità oratoria e che restano
nella storia a ingrandire, con la loro stessa importanza, la figura del maestro, sono Guidolino
e Benedetto di Val di Mugello. Giovani dall’animo delicato e accendibile per il bello ed il
buono, avevano udito, negli anni in cui si sogna, la parola del potente domenicano, che spie-
gava e descriveva le scene del Natale e della Passione con quel colorito di lirismo puro, e
ne erano rimasti scossi.

Una mattina del 1407 si presentarono a San Domenico a Fiesole e chiesero l’abito mo-
nacale; qualche anno prima a Santa Maria Novella a Firenze, Sant’Antonino aveva fatto lo
stesso, e il Dominici, dopo aver messo alla prova l’ingegno e l’anima del futuro storico e
teologo, ne aveva esaudito il desiderio.

Da quel momento, si può dire, incominciò per il futuro artista Frate Angelico l’educa-
zione più serena e più calma, che era il coronamento, direi quasi, di quella avuta sotto l’im-
peto oratorio del maestro. Guidolino divenne il più fedele e caro discepolo del Dominici, e con
Sant’Antonino, il cui nome non fu mai scompagnato dal suo, tramandò il pensiero del maestro.

Quando il visitatore di Firenze entra nel convento di San Marco, grande nella sua solitu-
dine, e percorre, le modeste celle dove abitarono lo storico e l’artista, e vede in lunga sfilata
fra le strette pareti le storie effigiate dalla mano di Guidolino, non può, se per poco abbia
discernimento, non ricordare la figura di chi a Santa Maria Novella incatenava un popolo
intiero, dal più eletto umanista al povero mendicante, da Poggio Bracciolini, da Coluccio Salutati
al mercante delle corporazioni d’arti e mestieri. L’anima e il pensiero del Dominici vien fuori da
quegli affreschi limpido e chiaro, come la vena d’acqua che si scorge in un prato verzicante.

Non è qui il caso di parlare dell’educazione che il Dominici, pure sbattuto di qua e di là
dalla tempesta scatenatasi intorno a Gregorio XII, impartiva ai suoi scolari, dell’influsso
potente esercitato sull’animo dei giovani nelle sue visite ai conventi di l'iesole, di Cortona,
degli ammonimenti, dei maestri che sceglieva per i novizi: ne hanno parlato abbastanza il
Codin, Donato Salvi, il Ferretti; ne ha lasciato documento solenne Sant’Antonino con la sua
opera, quello stesso frate, il cui animo suonò all’unisono con quello di Guidolino nel convento
di San Marco a Firenze. Indugiamoci un po’ sull’arte dell’Angelico ; noteremo quanto l’artista
dovette al maestro, tenendo d’occhio l’arte del secolo precedente.

Incominciamo dalle celebri Annunciate.

1 Per il catalogo delle opere si può consultare Donato Salvi nella prefazione alla « Regola di cura
familiare ».
 
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