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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 17.1914

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Fasc. 4
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Maione, Italo: Fra Giovanni Dominici e Beato Angelico, [1]
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https://doi.org/10.11588/diglit.24141#0317

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FRA GIOVANNI DOMINICI E BEATO ANGELICO

2S3

* * *

Giotto, nella Cappella dell’Arena a Padova, rigettando i particolari dati dal Proto-Vangelo
di Giacomo, fa dell’Annunciazione una scena semplice e grande.

Nella casetta dalle bifore gotiche, sta la Vergine, in abito di popolana, modesta, serena,
pensosa, con ambo le braccia conserte al seno, e, con in mano il libro delle preghiere, riceve
dall’Arcangelo, gentil giovanetto, il messaggio divino. Non si muove, non si scompone; l’An-
gelo alza la destra per benedir lei, l’eletta di Dio.

Quasi nello stesso tempo Simone Martini, Lippo Menimi, Taddeo Gaddi, pur conservando

l’iconografia quale Giotto l’aveva data, danno alla Vergine un movimento di timida sopresa,
quasi a commento delle parole di Luca Evangelista, « ed ella avendolo veduto, fu turbata
dalle sue parole».

Beato Angelico, pur mantenendo le linee generali, determina ancora meglio la scena e
vi fa penetrare uno spirito nuovo di contrizione, di umiltà, di contemplazione. La scena av-
viene nel portico di un chiostro; è il luogo dove il Dominici chiamava le vergini donne
ad orare, «ad esempio, egli diceva, della umilissima Maria, concordevole con la beatavita».
Alla Vergine, bella nella sua umiltà, pura nell’ innocenza che traspare negli occhi, pare venga
meno l’anima per la tenuità dei sentimenti dipinti sul volto. Seduta sur un trespolo di legno,
regge il libro con una mano, mentre incrocia le braccia e china la testa, come per rispondere
all’Arcangelo: Deo gratias; « per non perdere divina loda, diceva il maestro, rispose così come
si salutavano tutti gli antichi religiosi, quando si trovavano prima insieme: Deo gratias». Maria,
« quae est vera sancta hodie », non si scompone, « non habet rubigo de angelo », ma presta attenta

Fig. 1 — Beato Angelico: Annunciazione in San Marco di Firenze — (Fot. Alinari).
 
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