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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 17.1914

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Fasc. 4
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Fogolari, Gino: La Madonna di casa Galvani di Giovanni Bellini
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https://doi.org/10.11588/diglit.24141#0338

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LA MADONNA DI CASA GALVANI
DI GIOVANNI BELLINI

Devo molta riconoscenza a Don Celso Costantini, direttore dell 'Arte Cristiana, per avermi
fatto conoscere la raccolta di pittura della famiglia Galvani di Cordenons, poiché vi ho
trovato una Madonnina del Giambellino, sconosciuta e quindi più deliziosa di ogni altra, sin
tanto almeno che duri il fascino della sua inaspettata apparizione.

È una preziosa reliquia, ben più che un dipinto prezioso. Rimasta probabilmente sempre
allo stato di abbozzo, o meglio di fondamentale preparazione di ben più elaborata pittura, ha
subiti non pochi maltrattamenti. Si aggiunga che è opera della prima gioventù del Giambel-
lino; quando egli stava ancor chiuso nelle forme dell’arte paterna, benché l’anima sua già si schiu-
desse con delizioso slancio verso un ideale più alto e insieme meglio fondato nella realtà.
Ciò spiega come il dipinto, che porta scritto chiaramente sul cartellino il nome di JoANNES
BELLINUS, non sia mai stato preso in considerazione da quanti lo hanno veduto, a cominciare
dal vecchio pittore Grigoletti di Pordenone, buon conoscitore d’arte veneziana ai suoi tempi
e frequentatore di casa Galvani. Era necessario conoscere, come noi conosciamo oggi, le
madonne di Jacopo Bellini, per apprezzare cotesta, che tanto loro somiglia. Gli occhi s’aprono,
appena e dolcemente, fra le sinuosità delle palpebre, la bocca piccolina ha la stessa grazia ca-
ratteristica, le mani, sono bensì le lunghissime, eleganti, insuperabili mani del Giambellino, ma
tengono il bimbo similmente alle madonne di Jacopo, agli Uffizi o a Lovere. Come in quella
degli Uffizi il bimbo nasconde un piedino sotto il manto materno; ma è ormai il bimbo vivo,
bello, possente del Giambellino, che ci fissa con i suoi occhi pensosi, che apre la bocca al
canto ed alza la manina a benedire, e sotto la soave, leggerissima stretta materna, simile a una
divina carezza, muove libera e vivente la sua florida puerizia. Le pieghe del manto e della tunica
della Vergine si disegnano taglienti e dure, e al primo momento ci lasciano contrariati. Sono
però come lo scheletro, il primo fondamento di quello che, sapientemente velato, doveva dive
nire l’accuratissimo panneggiar del Bellini. E la forte luce di una piega della tunica e quelle
della manica, bastano a palesarci anche qui il maestro. Purtroppo il fondo, che s’allargava in
un bel cielo arioso con nubi leggere, è stato tutto ridipinto e le figure vi appaiono come rita-
gliate e indurite. Le ombre delle carni, sulla guancia e sul collo della Madonna, sono segnate
da una sottoposizione tenuemente verdastra, mentre tonalità lievi, dolcissime di rosso, sulle guance
del Bimbo e sulle ginocchia, danno vita e rilievo, con quella soavità che solo il Giambellino
sapeva. Anche la bellissima mano della Vergine, posata sul petto del Bambino, vibra tutta
per quella tenue colorazione. Nei tratti poi dove il disegno è rimasto, scoperto, canta l'imme-
diata spontaneità dell’improvvisa creazione. Non posso credere perciò che il dipinto sia stato
.spulito e guastato dai restauri; ma piuttosto che non sia stato mai condotto a termine. L’iscri-
zione, benché ripassata, è a mio giudizio autentica e, con la seconda L del cognome più alta
della prima, soddisfarebbe anche il Morelli.

La famiglia Galvani, che a Cordenons, con l’esercizio più volte secolare delle nostre belle
industrie nazionali della carta, delle terraglie, della tessitura, si è conquistata in Friuli una
 
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