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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 17.1914

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Fasc. 5-6
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Gerola, Giuseppe: Il restauro dello spedale dei cavalieri a Rodi
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https://doi.org/10.11588/diglit.24141#0393

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IL RESTAURO DELLO SPEDALE DEI CA VA ILE RI A RODL

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di dentro era ad arco scemo, per di fuori conservava tuttora l’originaria piattabanda in tre
blocchi, troncati tuttavia nella loro parte bassa, di guisa che non consta se fossero pur essi
tagliati inferiormente ad arco ribassato. — Il camerino che segue, il cui soffitto è costituito
dall’ incontro delle travi della camera precedente con quelli della seguente, è probabilmente
dovuto ai Turchi, nel senso che la parete orientale, di aspetto seriore, fu verosimilmente
costrutta da essi allorquando lo stanzino venne destinato a latrina, colle sue porte e finestre e
colla rispettiva canna che scende nell’avvolto terreno. In origine è a credersi formasse un unico
locale colla stanza che segue, della quale però non è chiaro come fosse anticamente costituito
l’angolo di sud-est. Quivi il soffitto presenta il solito tipo turco; originaria è invece una fine-
strina, tuttora murata, nel lato meridionale, nonché la porta e la finestra di quello di setten-
trione, malamente svisate dai Turchi; della piattabanda di quest’ultima finestra, la quale poscia
era stata allungata in porta, non rimaneva visibile se non il vano ove essa era originariamente
incastrata. Nei muri più recenti di tale stanza furono rinvenuti alcuni pezzi lavorati che’anti-
camente dovevano aver appartenuto a qualche caminetto: come tali i nostri restauratori pen-
sarono valersene di indizio per la costruzione dei nuovi caminetti dello spedale.

Il triplice complesso di ambienti che segue sembra originario in ogni sua parte, ed è certo
uno dei tratti più interessanti dell’edificio, per quanto se ne ignori la primitiva destinazione
e soltanto possa dubitarsi che il locale a volta, privo di finestre, servisse per bagno. In tutto
il lato sud — chiuse le aperture posteriori — non si apre se non un’unica finestrella ad arco
ribassato; in quello nord le eventuali aperture originarie non furono ancora messe in vista;
in quello ovest venne restituita la porta ad architrave segnato di arco a grappa — che i Turchi
avevano convertito in finestra — e la soprastante finestrina ad arco ribassato ; e nella parete
orientale — del camerino più piccolo — fu riaperto lo strano arcosolio, cogli stipiti lavorati,
che pare servisse in origine per passare degli oggetti nella attigua sala dei due archi. La
divisione fra il locale maggiore ed i due più piccoli è ottenuta mediante due arcate, l’una
ribassata, l’altra più rotonda, cogli spigoli smussati, che i Turchi avevano murate; quella fra
i due ambienti minori per mezzo di altra arcata simile più ristretta. 11 vano principale è cer-
tamente rifatto nella parte alta, ove si copre della solita travatura turca; il mezzano, liberato
dal soffitto recente, ha mostrato una volta, trapassata da tre aperture sguanciate (la quale,
posando su muraglie appositamente tenute più grosse, si palesa come originaria), e mostra in
basso del muro di mezzogiorno una nicchia rettangolare ; il più piccolo, con soffitto moderno,

fu dai Turchi usato per cucina, e vi rimane il comignolo da essi a tale scopo innalzato. — 11

camerino adiacente alla camera voltata è originario in ogni sua parte: l’unico suo accesso è
dalla porticina, esternamente archiacuta, del lato orientale. Nella parete da settentrione trovasi
invece un arco, cogli spigoli smussati che, se mostra di essere antico, manca tuttavia di spal-
lature di tale epoca, per le quali non c’è e non c’era posto: i Turchi vi avevano praticate
varie aperture in tempi diversi, ma come fosse da prima non risulta: per questo, pur man-
tenendo in vista la lunetta antica, i moderni restauratori rinchiusero tutta la parete sottostante
con muraglia continuata. —Viene da ultimo il piccolo corridoio, antico, e coperto di soffitto dei
Cavalieri, a mensole intagliate. Oltre alla porta ogivale di accesso dal loggiato, nel lato di
settentrione, ed all’arco di passaggio verso la sala dalle due arcate, una seconda sua porticina,
praticata nella parete di oriente, fu già ricordata, per immettere in una delle celle accompa-
gnanti il grande salone, mentre nella parete ovest trovasi la porticina testé rammentata di

comunicazione col precedente camerino.

La stanza dai due archi fu da noi chiamata così, perchè ripete la foggia del grande sa-
lone, colla differenza che le arcate sono quivi appena due: la pilastrata ottagonale nel centro

porta scolpiti i soliti due stemmi alternati, mentre delle due mensole laterali, l’una reca la

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sola croce dell’ Ordine, l’altra quella ancorata del d’Aubusson. Rimarchevole in modo parti
colare si è lo spediente per la eliminazione delle spinte degli archi contro le pareti di set-
tentrione e di mezzogiorno, congegnato mediante contrappesi esterni costituiti da un'appendice
semiesagonale di muratura gravante su mensole. 11 soffitto è a due pioventi, come nel grande
 
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