FRA GIOVANNI DOMINICI E BEATO ANGELICO
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talune persone in tale caso; costumi pagani non di buoni cristiani».1 E questo il primo mo-
mento nel dolore della madre; al fine, vinta dall’ambascia, essa si lascia cadere a terra.
E si badi alla discesa della croce: non abbiamo più qui, come in Simone Martini, in
Ambrogio Lorenzetti, da una parte la madre e le pie donne che sollevali disperate le braccia
del Redentore, dall’altra la folla dei farisei con in pugno le lance.
Maria ai piedi della Croce sì distrugge per l’angoscia, ma non si contorce, le pie donne
stanno estatiche nel dolore, mentre Nicodeino e Giuseppe d’Arimatea, « qui cura scala et
maleo et aliis stromentis venerant», fanno discendere il corpo dì Gesù giù per la scala.
E nella deposizione non più, come in Giotto, Giovanni si precipita sul corpo del Reden-
Fig. 7 — Beato Angelico: La Crocefissione in San Marco a Firenze
(Fotografia Alinari).
tore, non più gli astanti, gli angeli si struggono, quasi disperati, al dolore della madre, che
fissa gii occhi negli occhi del figlio morto, ma tutti s’inginocchiano e nell’angoscia contem-
plano il mistero divino, mentre la madre « quae, primo deposito corpore inruit super eum »
stringe il capo del figlio, e Maddalena, « scissis crinibus », ne bacia i piedi. Par che tutti ab-
biano obbedito al grido della vergine, che aveva gridato a Nicodemo e a Giuseppe d’Ari-
matea: « genuflecteto senes ». « fila (Maria) vocat filium, haec (Maddalena) clamat magistrum ».2
E questo il dramma della passione nell’Angelico. Non è più il dolore dell’uomo che si
dispera, come a far coro alla vergine che si strugge ; non più il dolore che erompe da ogni
Lettere, Firenze, 1859, pag. 43.
2 Dominici, Stabat Mater. loco cit,
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talune persone in tale caso; costumi pagani non di buoni cristiani».1 E questo il primo mo-
mento nel dolore della madre; al fine, vinta dall’ambascia, essa si lascia cadere a terra.
E si badi alla discesa della croce: non abbiamo più qui, come in Simone Martini, in
Ambrogio Lorenzetti, da una parte la madre e le pie donne che sollevali disperate le braccia
del Redentore, dall’altra la folla dei farisei con in pugno le lance.
Maria ai piedi della Croce sì distrugge per l’angoscia, ma non si contorce, le pie donne
stanno estatiche nel dolore, mentre Nicodeino e Giuseppe d’Arimatea, « qui cura scala et
maleo et aliis stromentis venerant», fanno discendere il corpo dì Gesù giù per la scala.
E nella deposizione non più, come in Giotto, Giovanni si precipita sul corpo del Reden-
Fig. 7 — Beato Angelico: La Crocefissione in San Marco a Firenze
(Fotografia Alinari).
tore, non più gli astanti, gli angeli si struggono, quasi disperati, al dolore della madre, che
fissa gii occhi negli occhi del figlio morto, ma tutti s’inginocchiano e nell’angoscia contem-
plano il mistero divino, mentre la madre « quae, primo deposito corpore inruit super eum »
stringe il capo del figlio, e Maddalena, « scissis crinibus », ne bacia i piedi. Par che tutti ab-
biano obbedito al grido della vergine, che aveva gridato a Nicodemo e a Giuseppe d’Ari-
matea: « genuflecteto senes ». « fila (Maria) vocat filium, haec (Maddalena) clamat magistrum ».2
E questo il dramma della passione nell’Angelico. Non è più il dolore dell’uomo che si
dispera, come a far coro alla vergine che si strugge ; non più il dolore che erompe da ogni
Lettere, Firenze, 1859, pag. 43.
2 Dominici, Stabat Mater. loco cit,