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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 17.1914

DOI issue:
Fasc. 5-6
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Maione, Italo: Fra Giovanni Dominici e Beato Angelico, [2]
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https://doi.org/10.11588/diglit.24141#0402

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368

ITALO MAI ONE

eccellenza, per cui si medita sui misteri divini e ci si rigenera; atto che culmina nell’adora-
zione del Crocefisso a mani giunte, senza grida e disperazione.

Tutto questo mondo posto dal Dominici innanzi alla mente umana alita nella rappresen-
tazione figurata di Guidolino; ogni canone del teologo, ogni sentimento nato dal distacco dalla
terra è incarnato in un esempio e mostrato a dito. Dalla Natività, che è il regno dell’umiltà,
alla vita di San Lorenzo e di Santo Stefano, regno di pietà, di elemosina, di martirio per la
fede, alla Crocefissione, regno puro della contemplazione che innalza al cielo, il Beato Angelico
ha rappresentato e mostrato a dito all’anima umana, con farle sfilare dinnanzi dei quadri,
quale essa deve essere p*er rigenerarsi.

Questa dottrina, penetrata nell’arte, sfuma nell’arte stessa. Il contenuto diviene persona,
diviene questo o quel santo, questa o quella scena, questo o quello affresco. Il domma di
di teologia o lo schema di esegesi, elaborato nell’attività spirituale dell’artista, scomparisce e
ne viene fuori un personaggio, che è tutto una creazione.

V’è squilibrio tra forma e contenuto come in Taddeo Gaddi ? Punto. Nè qui v’è squi-
librio nella scena, nè v’è più l’ondeggiare incerto che notammo nel pittore di Santa Croce.
E perchè Guidolino nel getto della fantasia creava tutto, non s’indugiava sull’esemplare di
questo o quel pittore o teologo. Il suo misticismo s’era venuto formando nel suo animo sotto
un’educazione continua, per cui egli ne uscì tutto impregnato più che non il Gaddi, nel cui pen-
siero le frasi del Beato da Cascia cadevano come piombo pesante, tutto rumore e senza seguito.
Per l’Angelico la parola del Dominici era oggetto d’ispirazione, per il Gaddi di trascrizione.

In Guidolino il contenuto è sparito e lo stesso simbolo è oltrepassato. Dinnanzi all’arte
sua chi mai pensa che nello sfondo di quei quadri si cela una ricerca teologico-esegetica ? Si
ammirano quegli esseri dipinti con l’animo sospeso, e si sogna, e basta. Si nota il misticismo,
attraverso il quale s’intravvede un’anima tenue che trasvola sempre in estasi, che fa piegare
le ginocchia alle figure, fa innalzare gli occhi e giungere le mani, commuove gli esseri, per
quell’elevarsi con le forze tutte dell’anima, si ammira quel perdersi nell’infinito, e basta: a che
andare oltre? Ed è giusto; questi esseri, questo misticismo vivo sono l’arte sola, l’arte dello
Angelico. Sono quegli esseri diafani, trasparenti, dipinti con l’azzurro nelle vesti, con il rosa
nel volto e con il cilestre del mare negli occhi, sono quelle anime bianche, che hanno un
battere di ali nel cielo, che ci riguarda: tutto ciò che vi può essere di sotto, sarà teologia,
sarà ciò che si vuole, ma non riguarda l’arte. E allora perchè ricercarlo? Per notare forse che
l’arte dell’Angelico non è la cosiddetta arte per l’arte? Può darsi, perchè, infatti, nel pensiero
di Guidolino l’arte assumeva un fine gnomico, giusto i precetti del suo maestro;1 ma a noi
tutto ciò interessa poco: noi guardiamo la persona sbocciata dalla fantasia, ed è tutto; perchè
sia stata fatta non interessa. E allora? E solo per rispondere ad una domanda che noi ab-
biamo fatto ricerche.

Donde è venuta, si chiedono gli storici, un’anima in bianco velo come questa? Donde
tanto misticismo fra il sorgere della vita da ogni parte? E di qui, nella fregola delle discus-
sioni, le false interpretazioni, i falsi giudizi sull’arte dell’Angelico. E chi, come Crowe e Ca-
valcasene, lo disse un giottesco, e chi, come il Muntz, come il Cochin, volle accordare l'arte
del Rinascimento incipiente con quella di Guidolino.

Ma l’arte di quest’ultimo e quella di Giotto o quella di Masaccio, stanno di fronte, cosi
come possono stare di fronte le « Vite dei Santi Padri » del Cavalca e le « Stanze » del Poli-
ziano. L’arte dell’Angelico, in una parola, è l’espressione più pura del movimento religioso
che, precisatosi con la morte di Santa Caterina da Siena, si intensificò sul principio del
secolo XIV ed ebbe a propugnatore più fervente Fra Giovanni Dominici, L’Angelico in arte fu
un discepolo del domenicano, come lo fu nella vita Sant’Antonino.

Italo Maione.

Si consulti il Dominici nel libro della «Regola del governo familiare», pag. 131.
 
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