3 So
ENRICO MAUCERI
solo per il lavoro di cesello, ma anche per le figurine che ne arricchiscono la decorazione,
rappresentanti apostoli e santi, e sul vertice delle guglie l’Annunciazione ed il Cristo risorto.
Che nel cinquecento avanzato perdurassero nell’oreficeria siciliana vecchi motivi del secolo
precedente è fuor di dubbio e già ne discorsi altra volta.1
Gli orafi isolani eran legati da tali vincoli tradizionalistici e così chiusi nelle loro formule
tecniche che non sapevano disfarsene facilmente.
Un di costoro fu il palermitano Paolo Gili (col nome del luogo natio egli si firma su
questo ostensorio) che fu non solo orafo, ma anche intagliatore in legno, ed appartenne ad
una famiglia di artisti la cui operosità in Palermo è dimostrata dal Di Marzo.2 3 A lui, fra
l’altro, fu allogato un importante lavoro, cioè quello dell’arca di argento delle reliquie di
Corona della Madonna (secolo xvii). Castrogiovanni.
Santa Cristina nel Duomo palermitano, che dovette durare parecchio, più di un decennio, a
cominciare dal 1540. J
*{••{•
La corona della Madonna, alta m. 0.15 e con un diametro di m. 0.175, è notevole per
tutto quel complicato intreccio di cartocci, di vilucchi, di sirene, che ci riportano alla magni-
ficenza del più bel barocco. In alto, entro forme ovoidali, è ripetuta la figura di un putto con
cartello fra le mani, e, in basso, entro forme ellittiche, sono rappresentate scene allusive alla
vita della Vergine, fra cui notansi quelle dell’Annunciazione e della Visitazione. Curiosa spe-
cialmente la prima per il suo atteggiamento, nella quale si vede la Vergine seduta "con alta
corona sul capo.
La ricchezza degli smalti aggiunge splendore al bellissimo pezzo, intorno alla cui pater-
nità non possiamo purtroppo dare veruna notizia. Solo possiamo esser sicuri della sicilianità
del lavoro, giacché anche nel ’6oo l’arte dell’oreficeria dovette continuare a fiorire nell’ Isola
e un lungo stuolo di artefici dovette uscire dalle botteghe di Nibilio Gagini e di Pietro Rizzo
1 Cfr. Oreficeria siciliana del sec. XV, in Vita
d’Arte, agosto 1911.
2 1 Gagini, voi. I, pag. 620 e segg.
3 Una grande attività nel campo dell’oreficeria si ebbe
in Sicilia lungo il corso del '500 e sarebbe opportuno
compiere in proposito minuziose indagini archivistiche.
Nell’Archivio Provinciale di Siracusa mi sono spesso
imbattuto in nomi di orafi. Ricordo un magister
Iohannes de Cardenas, neofita arginterins. (Bartolomeo
Satalia. Atti 150607, pag. 329); un magister Bartho-
lomeus Macsuni, arginterins (stesso notaio, voi. 1507-8,
pag. 1 r.) e un magister Salvator Siminara arginte-
rius il cui nome si legge in un atto del medesimo
Satalia,
ENRICO MAUCERI
solo per il lavoro di cesello, ma anche per le figurine che ne arricchiscono la decorazione,
rappresentanti apostoli e santi, e sul vertice delle guglie l’Annunciazione ed il Cristo risorto.
Che nel cinquecento avanzato perdurassero nell’oreficeria siciliana vecchi motivi del secolo
precedente è fuor di dubbio e già ne discorsi altra volta.1
Gli orafi isolani eran legati da tali vincoli tradizionalistici e così chiusi nelle loro formule
tecniche che non sapevano disfarsene facilmente.
Un di costoro fu il palermitano Paolo Gili (col nome del luogo natio egli si firma su
questo ostensorio) che fu non solo orafo, ma anche intagliatore in legno, ed appartenne ad
una famiglia di artisti la cui operosità in Palermo è dimostrata dal Di Marzo.2 3 A lui, fra
l’altro, fu allogato un importante lavoro, cioè quello dell’arca di argento delle reliquie di
Corona della Madonna (secolo xvii). Castrogiovanni.
Santa Cristina nel Duomo palermitano, che dovette durare parecchio, più di un decennio, a
cominciare dal 1540. J
*{••{•
La corona della Madonna, alta m. 0.15 e con un diametro di m. 0.175, è notevole per
tutto quel complicato intreccio di cartocci, di vilucchi, di sirene, che ci riportano alla magni-
ficenza del più bel barocco. In alto, entro forme ovoidali, è ripetuta la figura di un putto con
cartello fra le mani, e, in basso, entro forme ellittiche, sono rappresentate scene allusive alla
vita della Vergine, fra cui notansi quelle dell’Annunciazione e della Visitazione. Curiosa spe-
cialmente la prima per il suo atteggiamento, nella quale si vede la Vergine seduta "con alta
corona sul capo.
La ricchezza degli smalti aggiunge splendore al bellissimo pezzo, intorno alla cui pater-
nità non possiamo purtroppo dare veruna notizia. Solo possiamo esser sicuri della sicilianità
del lavoro, giacché anche nel ’6oo l’arte dell’oreficeria dovette continuare a fiorire nell’ Isola
e un lungo stuolo di artefici dovette uscire dalle botteghe di Nibilio Gagini e di Pietro Rizzo
1 Cfr. Oreficeria siciliana del sec. XV, in Vita
d’Arte, agosto 1911.
2 1 Gagini, voi. I, pag. 620 e segg.
3 Una grande attività nel campo dell’oreficeria si ebbe
in Sicilia lungo il corso del '500 e sarebbe opportuno
compiere in proposito minuziose indagini archivistiche.
Nell’Archivio Provinciale di Siracusa mi sono spesso
imbattuto in nomi di orafi. Ricordo un magister
Iohannes de Cardenas, neofita arginterins. (Bartolomeo
Satalia. Atti 150607, pag. 329); un magister Bartho-
lomeus Macsuni, arginterins (stesso notaio, voi. 1507-8,
pag. 1 r.) e un magister Salvator Siminara arginte-
rius il cui nome si legge in un atto del medesimo
Satalia,