Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 31.1928

DOI issue:
Bollettino bibliografico
DOI Page / Citation link:
https://doi.org/10.11588/diglit.55191#0223

DWork-Logo
Overview
Facsimile
0.5
1 cm
facsimile
Scroll
OCR fulltext
BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO

VI. - Rinascimento italiano
A. Venturi, Storia dell’Arte italiana, voi. IX, La
Pittura del Cinquecento, parte 3a, Milano, Hoepli,
1928, pp. 1069 e 743 ili. L: 130.
Questa terza parte del nono volume della Storia dell'Arte
italiana, costituisce già di per sè uri grosso e denso volume
di oltre mille pagine. Per ogrii artista l’autore dà un prospetto
cronologico della vita e dèlie opere largamente documen-
tato, seguito da un’ampia bibliografia; poi esamina la pro-
duzione pittorica, cominciando dalle primissime opere e
seguendola in tutta la sua evoluzione e nelle sue varie fasi
sino alla fine. Appena aperto il libro troviamo il capitolo de-
dicato a Giorgione: prima di venir a parlare particolarmente
delle opere di lui, l’autore definisce la posizione di Venezia e
di Firenze nella civiltà italiana del Rinascimento e mostra
come con l’artista di Castelfranco il centro estetico del di-
pinto si sposti dal disegno al colore, dal colore al tono, uni-
versale linguaggio della pittura veneziana.
Il Venturi ci fa conoscere un disegno per la testa di uno
degli Astrologhi di Vienna, attribuito al Perugino nella Scuola
Nazionale di Belle Arti a Parigi, e attribuisce a Giorgione il
Ritratto d'un Cavaliere di Malta della Galleria degli Uffizi e
il Ritratto di gentiluomo ora nella raccolta Altman a New
York, più tardo e più sviluppato del precedente, e quasi
anticipazione della grandezza del Cristo della moneta di Ti-
ziano. A Giorgione il Venturi restituisce risolutamente il fa-
moso Concerto del Louvre, dove riconosca sicure impronte
della mano del Maestro di Castelfranco nel tono caldo e uni-
forme del nudo e nella visione sintetica della forma atteg-
giata a un abbandono pieno di grazia e di dignità.
Il capitolo seguente tratta delle tendenze giorgionesche
nelle ultime opere di Giovanni Bellini e nei seguaci di questo
maestro, nel Basaiti e in altri primitivi anonimi seguaci di
Giorgione. A un sincero interprete dell’arte giorgionesca
viene attribuita la piccola Sacra Famiglia già nella raccolta
Benson, vicinissima al Maestro. Ad altri anonimi giorgio-
neschi sono date V Epifania della Galleria Nazionale di
Londra; la Natività della collezione di Lord Allendale (per
cui si è fatto a torto il nome di Vincenzo Catena, che non
deve nemmeno esser ritenuto l’autore del Presepe nella rac-
colta Brownlow); e anche i due quadri degli Uffizi, ancor
legati a moduli quattrocenteschi, rappresentanti la Prova
del fuoco di Mosè e il Giudizio di Salomone, e il quadro
della Galleria Nazionale di ^Londra raffigurante V Omaggio
a un poeta. L’autore di questo quadro è probabilmente lo

stesso che dipinse i tre frammenti di un mobiletto nella
Galleria di Padova e nella raccolta Pulszky di Budapest.
Ancora un seguace anonimo di Giorgione troviamo nell’au-
tore del quadretto raffigurante un Cavaliere nella Galleria
Nazionale di Londra, che a prima vista potrebbe sembrare
uno studio per il San Liberale della pala di Castelfranco.
Vicinissimo a Giorgione è il Ritratto detto di Antonio Bro-
cardo nella Galleria di Budapest, mirabile per i lenti, delica-
tissimi passaggi di tono tra fondo e figura, per l’unità spi-
rituale tra il cielo fosco, senza spiragli, e l’infinita tristezza
di uno sguardo che si ripiega dentro di sè.
Dopo un capitolo riguardante Sebastiano del Piombo nel
periodo veneziano, imitatore di Cima da Conegliano e inter-
prete sicuro dell’arte di Giorgione, il Venturi discorre lun-
gamente di Tiziano, cominciando dalle opere giovanili e se-
guendone tutto lo svolgimento stilistico fino alla Pietà delle
Gallerie di Venezia, lasciata incompiuta dal Maestro.
Nel quadro di Anversa raffigurante Giacomo Pesaro da-
vanti a S. Pietro il Vecellio più che Giambellino richiama
Cima; poi il pittore s’accosta a Giorgione, come vediamo nella
Zingarella di Vienna, nel Ritratto dell'Ariosto a Londra,
negli affreschi del Santo a Padova e in altre opere dello stesso
periodo.
Ma la personalità prepotente di Tiziano si afferma molto
presto, c la troviamo ben chiara di fronte a quella di Gior-
gione, per effetti di movimento appassionato e grandioso
nell'Assunta dei Frari, per con frapposti di tono nella Sacra
Famiglia con Santa Caterina della Galleria Nazionale di Lon-
dra. Michelangelo, che tanto largamente esercitò il suo in-
flusso sui contemporanei ,non agì molto sull’arte di Tiziano,
che mostra di risentirne gli effetti solo in poche opere, come
ad esempio il Sansone della Galleria Borghese e il Fiume della
Galleria di Napoli. Il principio luministico già sviluppato nel
Ritratto di Paolo III tra i nepoti, nel secondo ritratto di Pier
Luigi Farnese, nella Danae della Galleria di Napoli ritorna
nelle opere più tarde, dove ogni solidità formale si disperde
nell’atmosfera, come nella Venere che benda amore della Gal-
leria Borghese, nel San Domenico della Galleria stessa, nel
San Sebastiano del Romitaggio, nel quadro Ninfa e Pastore a
Vienna, nell’E^n e nell' Autoritratto al Prado, ruAVIncoro-
nazione di spine a Monaco, nella Madonna Mond e nella pala
di Pieve di Cadore.
Il famoso Concerto di Pitti, un tempo attribuito a Gior-
gione ed ora generalmente a Tiziano nel suo periodo giova-
nile, è ancora un problema per il Venturi, il quale vi sente più
l’arte di Giorgione che quella del Vecellio, specialmente nei
 
Annotationen