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STEFANO BOTTARI
dere dell'influenza esercitata nell’architettura e
nella decorazione plastica, derivò tutta la schiera
degli scultori genovesi del sec. xvi: Taddeo, Batti-
sta, Giacomo Carlone, Antonio e Gian Giacomo
Della Porta, Antonio di Novo, il Paracca, Daniele
del fratello Giuseppe e di Battista, figlio di Pietro
Carlone. Per la chiesa di S. Matteo (1543) il Mon-
tarseli ornò la tribuna di statue, decorò la cupola,
scolpì il Redentore con due angeli, la Pietà, i Santi
ed i Profeti, le urne per le reliquie dei martiri tra-
Fig. 2. — G. A. Montorsoli: Altare Maggiore.
Bologna, Chiesa di S. Maria dei Servi. (Fot. Alinari).
Casella, Giovanni e Tommaso Orsolino, che contri-
buirono a formare la scuola ingentilita poi dal
Giambologna e dall’Algardi. Le prime opere del
Montorsoli furono quelle dedicate al palazzo di
Andrea D’Oria; eseguì il grandioso loggiato verso
i giardini per i quali Perin dèi Vaga disegnò una
fontana e lo stesso Montorsoli, secondo il Vasari,
ne ideò un’altra: fontane sostituite poi dal tritone
di Gio. Giacomo Valsoldo, detto il Paracca (1581)
e dal Nettuno, opera senile di Taddeo Carlone e
sportate dall’oriente da Lamba D’Oria, la tomba del
grande ammiraglio (fig. 5): anche la Pietà dell’Al-
bergo dei Poveri gli viene attribuita ed è opera sua
la statua del S. Giovanni Evangelista del Duomo
Nel 1547, il Montorsoli, si trovava a Roma e fu
qui che incontrò la deputazione messinese presso la
quale, probabilmente, brigò per ottenere i lavori
della fontana che si doveva innalzare a Messina.
All’inizio del sec. xvi la città di Messina, pur
nel pieno rigoglio della sua vitalità, difettava di ac-
STEFANO BOTTARI
dere dell'influenza esercitata nell’architettura e
nella decorazione plastica, derivò tutta la schiera
degli scultori genovesi del sec. xvi: Taddeo, Batti-
sta, Giacomo Carlone, Antonio e Gian Giacomo
Della Porta, Antonio di Novo, il Paracca, Daniele
del fratello Giuseppe e di Battista, figlio di Pietro
Carlone. Per la chiesa di S. Matteo (1543) il Mon-
tarseli ornò la tribuna di statue, decorò la cupola,
scolpì il Redentore con due angeli, la Pietà, i Santi
ed i Profeti, le urne per le reliquie dei martiri tra-
Fig. 2. — G. A. Montorsoli: Altare Maggiore.
Bologna, Chiesa di S. Maria dei Servi. (Fot. Alinari).
Casella, Giovanni e Tommaso Orsolino, che contri-
buirono a formare la scuola ingentilita poi dal
Giambologna e dall’Algardi. Le prime opere del
Montorsoli furono quelle dedicate al palazzo di
Andrea D’Oria; eseguì il grandioso loggiato verso
i giardini per i quali Perin dèi Vaga disegnò una
fontana e lo stesso Montorsoli, secondo il Vasari,
ne ideò un’altra: fontane sostituite poi dal tritone
di Gio. Giacomo Valsoldo, detto il Paracca (1581)
e dal Nettuno, opera senile di Taddeo Carlone e
sportate dall’oriente da Lamba D’Oria, la tomba del
grande ammiraglio (fig. 5): anche la Pietà dell’Al-
bergo dei Poveri gli viene attribuita ed è opera sua
la statua del S. Giovanni Evangelista del Duomo
Nel 1547, il Montorsoli, si trovava a Roma e fu
qui che incontrò la deputazione messinese presso la
quale, probabilmente, brigò per ottenere i lavori
della fontana che si doveva innalzare a Messina.
All’inizio del sec. xvi la città di Messina, pur
nel pieno rigoglio della sua vitalità, difettava di ac-