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Bullettino di archeologia cristiana — 1.1863

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Nr. 2 (Febbrajo 1863)
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Del sepolcro di S. Cirillo nella basilica di S. Clemente
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https://doi.org/10.11588/diglit.17350#0018

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— IO —

una pittura a fresco, che solo in parte è discoperta,
ne commodamente può essere veduta e ancor meno
disegnata. Però se ne scorge già tanto, quanto basta
a conoscere il soggetto del dipinto, a misurare la gran-
dezza del quadro, ed a leggere intera l'islorica iscri-
zione posta nella fascia inferiore. La pittura ritrae
quattro persone, che portano una bara, e dietro «ssa
son due forse vescovi, come pare dai loro abiti sacri,
ma ancora non se ne vedono intere le figure. Coloro,
che portano e che accompagnano la bara, muovono verso
la destra del riguardante, ove un pontefice ha dinanzi
a se l'altare ed apre le braccia, come fa il celebrante
nella sacra liturgia: sull'altare è aperto il libro messale,

e vi si legge la solenne formola liturgica pax Domini
sit semper vobiscum. Ai due lati dell'altare sono per-
sonaggi assistenti, che non mi accingo a descrivere,
non avendone potuto Dell! attuale angustia del luogo
discernere con ogni precisione le qualità e gli atteg-
giamenti. Ma il soggetto generale del quadro è evi-
dente : il corpo d'un santo o d'un illustre defonto è
portato con pompa ad una chiesa per essere ivi deposto
presente un pontefice, che compie la solennità cele-
brando i divini misteri. Chi è quel defonto?, dove è
portato?, chi è quel pontefice? La risposta al secondo
ed al terzo quesito la dà l'iscrizione dipinta nella fascia
inferiore del quadro:

■----:-'--

HVC • A • VATICANO ■ FERTVR • PP • NTCOLAO ■ IMXIS • DIVINIS ■ QA (sic) ■ AROMATIRVS • SEPELIYIT.

La bara adunque è certamente portata a s. Clemente;
il pontefice è Niccolò primo papa. Imperocché de'papi
di quel nome il primo soltanto ha gli onori di santo,
indicali nella pittura coll'aureola circolare intorno al
capo; e la luce, che trarrò dalla storia per illustrare la
pittura, toglierà ogni dubbio intorno a questo punto.

Ma prima di chiedere alla storia, chi giaccia in
quella bara con tanta solennità portata dal Vaticano
a s. Clemente, conviene per poco studiare V allegata
iscrizione. Essa è intera; nò perciò dee far maraviglia
che manchi del nome principale, e non ci dichiari
di chi sia il corpo trasferito dal Vaticano, HVC • A •
VATICANO • FERTVR, Perocché in simili dipinti fatti
in quest'istessa basilica di s. Clemente leggiamo simili
iscrizioni, nelle quali il nome principale si dee cercare
nel soggetto della pittura e nelle lettere segnate fra le
figure. Così sotto un quadro è scritto NON • PATER •
AGNOSCIT • MISERERI • QV1 • SIRI • POSC1T; e
cotesto padre dalla pittura è dichiarato essere Eufe-
miano, che non riconosce il suo figliuolo s. Alessio,
che in abito di mendico pellegrino gli chiede l'elemo-
sina. Non altramente qui nella pittura slessa dee essere
dichiarato di chi sono le reliquie mortali trasferite dal
Vaticano a s. Clemente. La processione funebre bene
risponde all'iscrizione; manca però il nome del defonto
giacente nella bara, e questo nome io stimo, che sia
stato scritto nel campo del quadro sopra la bara me-
desima, come i nomi di Eufemiano e di s. Alessio sono
presso le loro immagini. Ma la parete in quella parte
è coperta da macerie, e temo assai che ne sia anco
guasto 1' intonaco. Più strano a legge di grammatica
è che manchi il nominativo reggente la seconda parte
dell'iscrizione che termina col sepelivit; benché anche
questo nominativo sia supplito dalla pittura, nella quale
si vede un pontefice nell' atto di celebrare, ed ha la
casula rossa, colore anche oggi adoperato dal sommo
pontefice nelle esequie solenni. Forse il pittore , che
ci si dimostra imperitissimo nel trascrivere le lettere
dategli in carta, avendo segnato QA, in luogo di ATQ,
commise anche l'errore di scrivere giusta la lingua

volgare N1COLAO in luogo di NICOLAVS ; ovvero
ommise il relativo QVL Certo l'iscrizione in quel punto
è corrotta e dee essere sanata; la via più semplice di
farlo sarà leggendo e dividendo cosi: huc a Vaticano
fertur. Papa Nicolaus (cimi) hymnis divinis atque aro-
matibus sepelivit: ovvero huc a Vaticano fertur papa
Nicolao, qui etc. Sia nell'uno sia nell'altro caso, qui
si fa menzione d'un trasferimento solenne di reliquie
portate dal Vaticano a s. Clemente sotto il papa Nicola,
ed ivi seppellite con ogni onore di sacri cantici e pro-
fusione di aromi.

Ciò posto il soggetto istorico della pittura è da
scegliere fra questi due; fra la traslazione delle re-
liquie di s. Clemente portate a Roma da s. Cirillo,
o quella del corpo di questo santo sepolto dapprima
nel Vaticano. Imperocché vero è, che ambedue que-
ste traslazioni secondo le migliori e più certe testi-
monianze della storia avvennero sotto Adriano II
successore di papa Nicola. Ma poiché da quest' ultimo
fu Cirillo chiamato a Roma e giunse quando Adriano li
o non era peranco eletto, o lo era da pochi giorni,
non manca fra gli storici chi cadde nel facile e lieve
anacronismo di assegnare al pontificato di Nicolò que-
sti fatti, che eran da attribuire ai primi giorni di
Adriano II. Il Ginsel però , che in questi ultimi anni
di proposito ha trattato tutte le quistioni spettanti alla
vita de' ss. Cirillo e Melodio, cita la sola leggenda
Pannonica per quell'anacronismo (1); ed i documenti
italiani e romani, che produce, sono tutti concordi
ed esatti nel segnare la venuta a Roma di Cirillo
sotto Adriano II. La quale osservazione può creare
una grave difficoltà. Se in Roma l'errore di attribuire
a papa Nicola oltre la chiamata anco l'accoglienza
di s. Cirillo non ebbe mai corso, come questa no-
stra romana pittura, che ritrae una traslazione avve-
nuta sotto quel papa, potremo noi francamente inter-
pretare della traslazione di s. Clemente o di quella
di s. Cirillo? L'obbiezzione si convertirà in prova

(1) Geschichle der Slavenapostel Cifrili und Melhod, Wien 1861 p. 45.
 
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