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Bullettino di archeologia cristiana — 1.1863

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Nr. 1 (Gennaro 1863)
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Appendice alle iscrizioni di data certa pubblicate nel primo tomo delle inscriptiones christianae urbis romae: epitaffio dell'anno 406
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https://doi.org/10.11588/diglit.17350#0016

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eh. Sig. D. Luigi Biraghi Dottore Ambrosiano (1). Licen-
zio adunque iniziato allora negli studii della filosofia
sarà entrato pur allora nella giovinezza; e bene rispon-
dono i tempi, se dieci anni più tardi nel 396' tentò
ed ambì in Roma i pubblici onori. Par che fosse appena
catecumeno e mal fermo nella professione cristiana;
perocché Agostino dice di lui che aveva fatto solo i
primi passi verso Cristo, e S. Paolino nel carme citato
ce lo descrive vaneggiarle nella speranza di divenire
un dì non pur console ma anco pontefice (cioè pon-
tefice pagano) e lo sgrida e lo compiange. Dopo ciò
nulla più sapevamo di lui: ed ecco la sua arca sepol-
crale esce dal nostro suolo e ci insegna che dieci anni
dopo, eh' era giunto in Roma, egli morì e fu deposto
in uno de'più nobili cemeteri della chiesa romana presso
la basilica del martire S. Lorenzo, la cui venerazione
era a quei dì straordinariamente grande non in Roma
soltanto, ma in tutto l'Occidente e nella stessa Africa.

Donde avvenne, che l'agro Verano circostante a quella
basilica fu ne' principii del secolo quinto uno de' più
ambiti luoghi di sepoltura, ed è oggi uno de'più fe-
raci campi, che ci dieno monumenti cristiani di quel-
l'età (2). Adunque le preghiere di qUe'santi non furono
vuote d'effetto; e come di Verecondo S. Agostino ebbe
la consolazione di saperlo morto nella fede cattolica,
così 1' ebbe di Licenzio. 11 quale poco visse, e poco
progredì nella via degli onori; ne del matrimonio di
lui è parola nell' epitaffio : forse s'arrese alle voci di
quei santi, o sperimentò colla brevità della vita e con
le deluse speranze la verità de' loro consigli.

Insieme all'arca di Licenzio ne fu disotterrata una
seconda in tutto simile alla prima, nella quale è in-
ciso un lungo elogio di FI. Magno retore della città
di Roma, che assai illustra l'istoria letteraria e la cri-
stiana. La divulgherò nel numero seguente con un
breve commento.

(I) Biraghi, S. Agostino a Cassago di Brianza sai Milanese, Milano 1854. (2) V. Inscr. Christ. t. I. p. 572.

Notizie

Scavi nella basilica tli S. Lorenzo fuor alt ite
mura. Le generose cure, che il Regnante Pontefice Pio IX
spende nella conservazione e nella ricerca de' monumenti cri-
stiani, sono ora principalmente volte alla basilica di S. Lorenzo
nell'Agro Verano. Dopo rifattane con ingente spesa la tra-
beazione ed il tetto, ch'eran cadenti, e restituito l'edifizio
alle sue antiche e vere forme, il Sommo Pontefice ha ordi-
nato, che sia tutta sterrata la basilica costantiniana, la quale
era stata in questi ultimi anni cominciata a disotterrare per
cura del Conmiune di Roma. Colesti lavori hanno dato occasione
a discoprire due arche marmoree chiuse da grandi pietre e
bcpolte sotto la scala, per la quale fino ad ora dalla chiosa
si ascendeva all'annesso convento. Una di quelle due arche
è senz'ornato di veruna maniera, come quella di Licenzio,
che sopra ho descritto , e non ha iscrizione: l'altra è un
sarcofago adorno di sculture in parte solo abbozzate e ri-
traenti le scene bibliche solite ad essere efrìggiate in questo
genere di monumenti del quarto e quinto secolo. Ne darò la
descrizione, quando sarà posto in luogo, dove sia più agevole
l'esaminarlo. Queste due arche confermano ognor più quello,
che ho detto, delle sepolture cristiane del secolo quarto cadente
e del quinto numerosissime tutt'attorno alla basilica di S. Lorenzo.
Nel piano poi della basilica costantiniana è stata diserrata
una nicchia tutta coperta di pitture a fresco, corrispondente
a quella che fu ridonata alla luce dal Commune di Roma.
Le pitture rappresentano la beatissima Vergine col divin Fi-
gliuolo nel seno simile a quella, che or sono due anni, fu
rinvenuta nell'antica basilica di S. Clemente; ed alla destra

della Vergine cinque sante coi loro nomi Agata, Lucia, Agnese,
Cecilia, Eugenia, alla sinistra cinque santi, Lorenzo, Sisto,
uno, del quale è perduto il nome, Cosma, Damiano. Lo stile
di questi dipinti non mi sembra risalire al di là del secolo
decimo in circa.

Scavi nella basilica ni S. Clemente. L'escavazione
dell'antica basilica di S. Clemente ha dato in qi:este ultime
settimane frutti bellissimi. In fondo alla chiesa sono state di-
scoperte pitture a fresco rappresentanti le nozze di Cana, la
crocifissione del Signore, la sua discesa al limbo, le Marie al
sepolcro. Ed in un quadro contiguo assai più grande degli
altri si vuole (e parmi con buona ragione) sia effiggiata l'as-
sunzione al cielo della beatissima Vergine. Questo è di sin-
golare pregio per la certezza della sua data; v'è l'immagine
d'un pontefice con nimbo quadrato per indicare, ch'era tra i
viventi, ed ha il nome, come io ho letto, di Leone quarto
papa. Di questa immagine ragionerò in un altro bulleltino.
Ma la scoperta, che leverà un altro grido fra i popoli Slavi,
è quella d'una pittura ritraente un fatto della vita del loro
apostolo S. Cirillo e della sua venuta a Roma con iscrizione,
che pone questa venuta sotto il papa Nicola I. L'anno cor-
rente è il millesimo dall' arrivo di S. Cirillo fra gli Slavi,
i quali da lui ripetendo le origini della loro cristianità e della
loro letteratura ne festeggiano per tutto l'anno la millenaria
memoria. Or appunto ne'primi dì di questo millenario è tornata
in luce la pittura, che ho detto, della stessa mano di quelle,
che ritraggono S. Clemente in atto di celebrare i divini misteri
e la vita di S. Alessio. Tornerò a parlarne posatamente.
 
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