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Bullettino di archeologia cristiana — 1.1863

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Nr. 3 (Marzo 1863)
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Iscrizione damasiana scoperta dinnanzi la cripta quadrata nel cemetero di Pretestato
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Epitaffi con data certa degli anni 323 e 434
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https://doi.org/10.11588/diglit.17350#0030

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— 22 —

per poco in tranquilla quiete. Parmi verisimile, che in
questo intervallo di molta pace sia stato posto mano
ad adornare i sepolcri de' martiri più illustri uccisi
negli anni precedenti ; e ne abbiamo 1' esempio in
questo medesimo secolo negli atti sinceri di s. Sinfo-
rosa, che narrano come la persecuzione avendo posato
per un anno e sei mesi, in quello spazio di tempo
furono fatti onorevoli sepolcri ai corpi de'martiri. Certo
maravigliosa è la spontanea rispondenza delle date pre-
cise, che nascono da due esami separatamente fatti di
due monumeidi l'uno cristiano, l'altro pagano; ambe-
due costruiti nel sito medesimo, con ornamenti assai
simili, l'uno nascosto sotterra, l'altro eretto sopra terra.
Ma anche posto da banda quest'argomento, le epigrafi
ricordanti s. Gennaro, la data della sua morte, le belle
pitture ed il rarissimo campione di classica architet-
tura sono un insieme di indizi e di prove bastanti a
persuaderci, che nel cemetero di Pretestato siamo giunti
agli ipogei dell'età in circa de'primi Antonini.

Potrebbe a taluno, che non abbia veduto i mo-
numenti, de'quali ragiono, nascere il sospetto, che il
descritto edificio sia forse d' origine pagana e poscia
dai cristiani occupato ed incorporato al lor cemetero.
Il qual sospetto è impossibile dinnanzi al monumento
medesimo. La cripta è sorta di pianta tale quale oggi
è nel sotterraneo cemetero; nè i cristiani hanno in essa
nulla aggiunto, nulla cambiato. Gli affreschi son fatti
sul primo intonaco, ed oltre le stagioni effiggiale nella
volta, ritraevano nelle tre lunette dei sottarchi tre
soggetti non di pura allegoria, ma chiaramente biblici
e dominatici. Benché sieno quegli affreschi tagliati dai
loculi posteriormente aperti, pur nella lunetta princi-
pale di fronte alla porta rimangono le vestigia della
rupe, indizio che v'era dipinto Mosè nell'atto di trarne
l'acqua miracolosa; ed è noto il senso dommatico di
quella rupe, di quell'acqua e di quel Mosè. A destra
era ritratto Giona gitlato fuor della nave dai naviganti,
simbolo della risurrezione. Alla sinistra il pastor buo-
no, che i lettori conoscono per la prospettiva stam-
pata nel primo bullettino. Inoltre già apparisce una
seconda cripta poco discosta dalla prima, ed ha una

simile facciata, ma di stile più semplice e puro e d'ope-
ra laterizia non solo assai più elegante, ma sì perfetta,
che non son più belli gli archi neroniani sul Celio e
gli edifici della più splendida età dell'impero. Cotesta
seconda stanza è senza fallo anteriore alla cripta qua-
drata; e come mi richiama alla mente i tempi migliori
dell'arte romana, così mi si fa correre il pensiero al
tribuno Quirino, che si dice immolato sotto Trajano
od Adriano e che presso a s. Gennaro, ma in sepa-
rato luogo, era certamente sepolto.

Non è mestieri essere archeologo per comprendere
colla mente l'importanza somma di cotesti monumenti.
Essi sono i più belli e più rari, che fino ad oggi cono-
sciamo della sotterranea architettura cristiana : e così
fossero tornati in luce venti anni prima , quando il
P. Marchi di chiara memoria scriveva il trattato su quel-
l'architettura, ch'egli li avrebbe posti in cima a tutti
e con l'eloquenza sua degnamente magnificati. Mal'uti-
tità di queste scoperte per la scienza dell'arte primitiva
cristiana è quasi direi poca, verso quella tanto mag-
giore, che ne viene alla storia delle origini cristiane
di Roma. L'ascendere dai monumenti certi del secolo
terzo, che in tanta copia ci ha dato il cemetero di
Callisto, a quelli egualmente certi del secolo secondo
è un gran passo verso le origini apostoliche attraverso
i secoli più lontani ed oscuri. E cotesti sotterranei edi-
fici, che vincono non solo per bontà di arte, ma anche
per ricchezza di ornati ed ampiezza di spazi le cripte
scavate nel secolo terzo, e la cristiana pittura, che in
essi appare già educata a trattare oltre le allegorie ed
i simboli, i soggetti biblici fedelmente poi ripetuti so-
pra tipi sì antichi nei secoli posteriori, parlano ai nostri
occhi della vera indole e dello svolgimento potente della
società de'fedeli nell'età più vicina alla predicazione apo-
stolica. Un'altro passo e ci troveremo in faccia ai mo-
numenti degli uditori medesimi degli apostoli. I quali
monumenti esistono senza dubbio nelle romane cata-
combe, ed altri sono da cercare, altri sono già visibili
e dimostrabili ne' cemeteri dell' istessa via Appia, della
contigua Ardeatina è della Salaria. Ma non è questo
il luogo , nel quale entrare in un sì lungo tema.

Epitaffi con data certa

La speranza, che ho messo nei lettori, di qual-
che bella iscrizione, che venga in luce dai sepolcri
costruiti sotto il pavimento della basilica costantiniana
di s. Lorenzo, non è stata delusa. Parecchi fra quei
sepolcri hanno iscrizioni, le quali però sono pietre
adoperate nel costruirli, e tolte a tombe più antiche.
Fra queste di molto pregio è la seguente.

_____/n'NOQVn

XIT ÀNNsXXIIl6/nVIII^XXVIUDEP*Dll
IDVSSEPTASEVEROETRVFINOCpNSSa 1
FECERO PÀRENTES IN PÀCE £

degli anni 323 e 434.

(Duhissi)mo (Alio Floren?)tino qui(vi)xit annos XXIII,
menses Vili, aies XXVI deposito di(e)... idus septembres
Severo et Rufino consulibus fecerunt parentes in pace.
Severo e Rufino tennero i fasci nel 323 ; la qual
data assegna a questo frammento un posto tra le più
rare iscrizioni consolari cristiane. Imperocché del 323
non ne avevamo fino ad oggi veruna : ed il Borghesi
sospettò, che a quest'anno dovesse forse essere tras-
ferita un' insigne iscrizione fatta SEVERO ET QV1NTIN.
consulibus communemente attribuita al 235 , nel
quale furono consoli Severo e Quinziano. Se il sos-
petto del Borghesi avesse fondamento, noi perderemmo
una delle pochissime cristiane iscrizioni fornite di certa
data e anteriori alla metà del secolo terzo: io però
mi sono studiato con ogni diligenza di chiarire la
 
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